SCUOLA SUPERIORE DI FANO, ALVITI CHIEDE CHIAREZZA AL MINISTRO

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“Si richiede chiarezza al Ministro della Pubblica Istruzione per i fatti avvenuti nella scuola superiore di Fano. Vogliamo soprattutto sapere perché è stato portato in ospedale l’alunno che rifiutava di indossare la mascherina ed è stato sottoposto al TSO”. Questo messaggio è del segretario generale della Federazione nazionale Lavoratori Giuseppe Alviti che incalza nelle dittature non è consentito il dissenso: “Chiunque esprima un’opinione contraria a quella del regime viene condotto forzatamente in un ospedale psichiatrico. In Unione Sovietica il primo a richiudere un cittadino innocente, Maria Spiridonova, facendola passare per pazza fu il terribile capo della Ceka, la polizia segreta, Felics Èdmundovic Dzerzinskij. Dal 1940 al 1970 morirono nell”ospedale psichiatrico di Kazan 1802 cosiddetti “pazienti”. Dalla fine degli anni 30 fino agli anni 70, nella colonia penale dell’isola di Svjazsk morirono 3087 prigionieri politici. Tra i denunciatori di questa pratica abietta ci fu Vladimir Bukovsky internato in una “psicoclinica speciale” insieme ad altri nomi illustri come Jaures Medvedev e la poetessa Natalja Gorbanevskaja. “Condannati alla follia” è un testo edito da Garzanti mel 1972 che documenta in modo dettagliato il sistema della repressione psichiatrica in epoca sovietica. Tutto questo che sembrava solo un eco sinistro di un mondo lontano si è ripresentato drammaticamente oggi in Italia, dopo che si è appreso che ad uno studente di 18 anni che si rifiutava di indossare la mascherina in classe è stato imposto un trattamento sanitario obbligatorio. Ecco a cosa porta la follia di chi pretende di imporre regole illiberali che non sono scritte nella nostra Carta costituzionale con la forza e non con la semplice persuasione. Povero ragazzo – conclude Alviti –  vittima di un potere che si è fatto assolutista e minaccioso come negli anni bui del regime sovietico. Chi ha firmato l’atto persecutorio verso il ragazzo si scusi con lui, con noi e spero che abbia la decenza di togliere il disturbo”