– di PepPe Røck SupPa –
Spesso si sente dire: «Si stava meglio quando si stava peggio». Ma davvero si stava meglio? E quando? Insomma c’è sempre chi celebra il passato, in genere lo fanno i vecchi che rimpiangono la propria giovinezza, o gli anni Sessanta, o gli anni Cinquanta, e chi addirittura i tempi in cui non era nemmeno nato: «Mi sarebbe piaciuto vivere negli anni Venti, Trenta, Quaranta, Cinquanta!». «A me nel Medioevo!», «A me nel Rinascimento!».
In realtà sono sempre errori della nostra percezione, della cosiddetta nostalgia senile, e spesso della nostra scarsa conoscenza del passato. Basterebbe passare al setaccio tutte le ideologie antimoderne e le visioni sempre idealizzate del passato. Lo scienziato Steven Pinker ha pubblicato un lungo studio, “Il declino della violenza”, per dimostrare come, al contrario di quanto credano molte persone, la violenza sia diminuita progressivamente nella Storia (ma basta leggersi anche il diario di Giacomo Leopardi, che in visita a Roma notava come non fosse possibile uscire di notte senza rischiare di essere ammazzati). Tempo fa lessi un libro intitolato “Contro i bei tempi andati” dell’epistemologo e filosofo Michel Serres. L’autore aveva più di ottant’anni, ma non rimpiangeva nulla del suo passato, né del passato in generale. Anzi, in ogni pagina, tra autobiografia e dati storici, ci tiene a mostrare che più andiamo indietro, più il passato fa schifo. A cominciare dalle due guerre mondiali, che hanno insanguinato l’Europa (nate fra l’altro da movimenti antimoderni e anticapitalisti come fascismo e comunismo). Viceversa stiamo vivendo da più di settant’anni il più lungo periodo di pace mai visto nel mondo, «cosa mai accaduta, almeno nell’Europa occidentale, dai tempi dell’Iliade o della Pax Romana».
Abbiamo sconfitto epidemie e pandemie mortali, una è ancora in corso e considerando che «le statistiche dicono che, in tempi più antichi, il numero dei morti per malattie infettive superava di gran lunga quello delle vittime di guerra».
Inoltre Serres elogia le conquiste delle vaccinazioni (malgrado in Italia siamo sempre indietro, abolendo l’obbligo di vaccinarsi).
Oggi si parla molto di razzismo al minimo episodio di cronaca, dimenticando che una volta, poco più di un secolo fa, si pretendeva di dimostrare scientificamente come i neri fossero delle scimmie non evolute, e ai tempi di Mussolini e di Hitler si pubblicavano tranquillamente giornali razzisti e antisemiti. E l’inquinamento? L’aria dell’Ottocento era molto più inquinata di quella di oggi, e ai tempi di Serres «senza alcuna restrizione le fabbriche spargevano le loro immondizie nell’atmosfera o nel mare, nella Senna, nel Reno, nel Rodano, e le petroliere ripulivano le cisterne in mare aperto». Quanto alla medicina, non esistevano nemmeno gli antibiotici, si moriva di sifilide e tubercolosi, «come capitò a tutti i grandi uomini del XIX secolo, Schubert, Maupassant o Nietzsche», e non esisteva neppure la sanità pubblica, i poveri soffrivano e morivano senza cure, e i ricchi non se la passavano meglio. Serres, nato nel 1930, ricorda di nuovo come l’assenza di vaccinazioni «lasciò molti dei miei amici segnati dalla poliomelite», e di come l’OMS sia riuscita a eradicare il vaiolo a livello planetario.
Sentiamo molte persone dire che la vita moderna fa male, che i cibi moderni sono cancerogeni, che la vita di una volta era più sana, e spopola l’ideologia del bio e del ritorno all’alimentazione «genuina» di un tempo. Talmente genuina che ci si crepava “naturalmente”. Serres ricorda anche come il latte non pastorizzato, munto direttamente dal contadino, spesso portasse malattie e febbri terribili (di cui si ammalò anche lui), mentre oggi i cibi industriali sono molto più controllati (non per altro i casi di botulismo avvengono sempre con il «fatto in casa»). E di come la durata della vita media alla nascita nel corso di un secolo sia quadruplicata. «Da quando sono nato a oggi, in Francia la speranza di vita ha più di ottant’anni (in Italia 81), mentre poco prima quanti figli bisognava mettere al mondo per conservarne due o tre?».
Non parliamo poi dell’igiene, non ci si lavava mai. Neppure le ostetriche si lavavano le mani e le madri morivano di febbre puerperale. Le lenzuola si cambiavano due volte all’anno, le camicie si portavano finché non diventavano nere, e «lo sciacquone del gabinetto venne inventato a Londra, alla fine del XIX secolo e si diffuse cinquant’anni dopo; una volta si pisciava dove si poteva, si cagava ovunque, un po’ come oggi in India si pratica la open defacation».
Quanto alle donne, credono di essere discriminate oggi, e accusano di molestie sessuali perfino chi le guarda, mentre prima non solo le donne non avevano diritto di voto, ma se una donna veniva stuprata era solo colpa sua, altro che il movimento metoo. «Le cifre riguardanti gli abusi sessuali sulle adolescenti all’interno della famiglia sono state rese pubbliche solo di recente, e da poco abbiamo scoperto che ogni due giorni una donna moriva a causa delle sevizie del marito, e che due bambini ogni settimana spiravano per mano dei genitori». Speriamo che chi invoca ogni giorno la famiglia tradizionale (Salvini e i suoi similari) non si riferisca a questa, perché questa è stata la famiglia umana dall’antichità a meno di un secolo fa.
E dunque, si stava meglio quando si stava peggio? No, quando si stava peggio si stava peggio e basta. E pensare che attualmente al governo abbiamo esponenti di un movimento fondato sulla filosofia della «decrescita felice» e sulla Piattaforma Rousseau. Sì, proprio Jean-Jacques Rousseau, quello del mito del Buon Selvaggio. Io vorrei come minimo una Piattaforma Elon Musk.