COL SENNO DI POI, GUARDANDO AL PRESENTE: … I ‘MERAVIGLIOSI’ ANNI DI PIOMBO…

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Di Nicolò Antonio Cuscunà

In piena pandemia da “covid 19” riemergono i cosiddetti “anni di piombo” italiani, portati a galla per l’arresto in Francia di “terroristi comunisti”, condannati in Italia  e latitanti da 40 anni in quel Paese. Sulla soglia di prescrizione del reato e della vecchiaia, dopo un esilio d’orato garantito dalla Repubblica francese, pluricondannati per omicidio, emergono dal dimenticatoio assurgendo alle cronache internazionali. Assassini di carabinieri, di sindacalisti, di militanti politici non comunisti, rischiano il ritorno in patria con le manette ai polsi. Rischio molto ridotto per farraginosità normativa, tempi lunghi della giustizia ed età avanzata dei condannati. Dei fatti se ne occuperanno talk show e professionisti dell’informazione, questo, forse, il vero cardine della questione. Le nostre riflessioni non riguardano i 40 anni vergognosamente trascorsi senza esecuzione delle condanne, interessa ricordare le motivazioni all’origine delle sentenze di condanna per appurare, finalmente , certe verità. Quel momento storico era unico, non paragonabile all’attuale, o forse era diametralmente opposto, per alcuni versi migliore. Ai nostri giorni, per il degrado in atto, scandali e degenerazione politica, assenza di diritti: lavoro, studio, sanità e giustizia,  basterebbe  avere consapevolezza etica dei propri diritti e doveri, per fare scattare “certe” proposte rivoluzionarie. Così non sarà, il “regime democratico repubblicano”, ha provveduto a “tagliare radici e ali ” ai processi culturali partecipativi, in primis famiglia, scuola e politica. Gli anni settanta confinavano con la rinascita del dopoguerra, per intenderci, il lavoro si trovava, non sotto casa, ma si trovava. Elettrodomestici, utilitaria e vacanze estive erano garantiti a tutti. Volendo sognare, si poteva rivendicare “giustizia sociale”, anche se i progressi economici  quasi mai la garantiscono. Aumentavano le contraddizioni e i discrimini divisori per aree geografiche. Il nord sempre più ricco e proiettato verso il continente europeo, il sud sempre più povero, spopolato, tradito e depresso. In politica, partiti e movimenti,  alleati o contrapposti, non riuscendo a fare coincidere tempi di riforme e “conquiste sociali”, aprirono alla stagione dell’incomprensione. La forte spinta filosofico-ideologica fece da incubatrice  a scelte di cambiamenti repentini e, falsamente, rivoluzionarie: “la lotta armata al sistema”. Ebbe inizio la stagione della “rivoluzione cruenta contro lo Stato e le sue Istituzioni”. Istituzioni ufficiali o deviate,  con l’aggiunta di servizi stranieri, calcarono il terreno degli scontri per trarne benefici. La democrazia repubblicana  attinse energia dalle forze che auspicavano annientarla. Venne forgiata la politica degli “opposti estremismi” . Destra e sinistra  spinte a contrapporsi su basi strumentalmente ideologiche. Pur avendo entrambe scelto la via democratica repubblicana, con comuni obiettivi riformisti, si scontrarono lasciando  scoperte le ali estreme. Queste ultime, cadute nelle grinfie dell’ideologismo più estremo, scontrandosi tracciarono una lunga scia di sangue. Spinte antidemocratiche, fomentate ad arte, create e volute, da destabilizzatori interni ed esterni al Paese.  A rimetterci la vita servitori dello Stato, militanti di base, ritenuti colpevoli di scelte considerate “antirivoluzionarie”. Dal nord al sud, strade, scuole e piazze vennero trasformate in campi di battaglia. La lotta contro lo Stato degenerò in lotta armata e si aprì alle esecuzioni sommarie d’innocenti. Le Brigate Rosse per il comunismo rapirono, processarono e uccisero lo Stato nella figura del presidente della Democrazia Cristiana onorevole Aldo Moro (1978). Ebbe inizio la stagione dello stragismo  “nero” su cui ancora si celebrano processi. Morti innocenti, uccisi perché “colpevoli” di scelte ritenute controcorrente  e infami, etichettati contro moda, condannati e giustiziati. Sergio Ramelli, studente diciottenne militante del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del MSI, la sera del 13 marzo 1975 venne colpito a morte perchè ritenuto colpevole d’esternare idee  non “democraticamente allineate”. Il giovane militante del F.d.G. aveva espresso condanna, in un compito d’italiano per gli  omicidi perpetrati dalle Brigate Rosse per il Comunismo. Nello specifico l’uccisione di due iscritti del MSI. Mazzola e Giralucci, massacrati dalle Brigate Rosse nella sede del partito a Padova. Il componimento, sottratto al professore di lettere, reso pubblico, divenne la condanna a morte. Esecutori dell’omicidio un gruppo di “soldati di Lotta Continua per il comunismo”, Sergio Ramelli, dopo giorni di sofferenze , cessò di vivere il 29 aprile 1975. L’anno successivo, il giorno della commemorazione di Sergio Ramelli, sempre a Milano venne ucciso l’avvocato Enrico Pedenovi. Consigliere provinciale del MSI, doveva partecipare alla commemorazione di Ramelli ma non ne ebbe la possibilità. Il mattino del 29 aprile, all’uscita di casa, venne ucciso da un “commando di potere operaio per il comunismo”. L’obiettivo era stato scelto perchè facile da abbattere. La sera dello stesso giorno, 29 aprile 1976, ore 19,00, a Caserta i militanti del “FRONTE”, si riunirono in corso Trieste, angolo via G.B.Vico, per volantinare , commemorare e condannare la morte di Sergio e di Pedenovi. La libertà d’espressione, negli anni di piombo,  era a rischio e pericolo, non sempre garantita, dipendeva da fattori “paramilitari”. Quella sera, a tappare la voce del “Fronte” , intervenne la violenta sassaiola, seguita da scontro ravvicinato con badili e spranghe di ferro, del nucleo locale di Lotta Continua. Scontro favorito  dall’assenza “ragionata” delle forze di polizia, avvisate della manifestazione, ma assenti.  Ragazze e ragazzi del Fronte, in posizione numerica impari rispetto agli aggressori spalleggiati anche da cani sciolti, furono costretti ad abbandonare l’azione di volantinaggio e rientrare di corsa  nella loro sede di via Roma, 59. Successivamente, aiutandosi tra loro, a gruppetti e con l’apporto di alcuni genitori e amici,  fecero ritorno a casa. Uguale cosa non riuscì all’allora segretario provinciale del Fronte e Consigliere Comunale di Caserta, Nicolò Cuscunà.  Il capo politico dell’organizzazione giovanile del MSI, accompagnata in auto la sua fidanzata a casa, in via Ricciardi, proseguiva per fare ritorno alla propria, in via G.B. Vico . Ad attenderlo, davanti alla Reggia,  due auto con a bordo 8 persone armate di chiavi inglesi Hazet 36 e manganelli, ricavati dai tubi idraulici (ritrovati nel luogo dell’attentato). L’aggressione avvenne sotto gli occhi di decine di occupanti le auto di passaggio. L’azione paramilitare, violenta e veloce, si concluse allorquando, Cuscunà, esamine e erroneamente ritenuto morto, venne lasciato a terra in una pozza di sangue. Trasportato al pronto soccorso dell’Ospedale cittadino venne recuperato a vita grazie ai medici  tra i quali il compianto dottor Eduardo Oliva, e alla buona sorte. I colpi, tutti inferti alla testa (37 punti di sutura  + 10 + 3) ,  non erano risultati mortali in quanto non diretti, ma inflitti attraverso i finestrini dell’auto , (4 arresti). Da quell’episodio sono trascorsi 46 anni, e continuiamo a testimoniare la passione politica che contraddistingue la nostra vita, nel ricordo di chi non ha avuto dal destino uguale fortuna. Per meglio far comprendere il significato degli “anni di piombo” e le sue faziosità, rammentiamo il comportamento del Consiglio Comunale di Caserta. Alla prima occasione utile, approvò a maggioranza uno scarno ordine del giorno nel quale veniva genericamente condannata la violenza, senza alcun  riferimento a quanto era accaduto ad un suo consigliere. Non si può ritornare indietro per rifare quello che è stato già fatto. Al contrario, si devono promuovere stimoli politici ai giovani, indicando loro la strada del servizio alla Res Publica, in modo da concretizzare la  Democrazia e  onorare tutti i caduti degli “anni di piombo”. Onestà intellettuale non segnare il passo!, non avere il torcicollo per cercare coerentemente sempre il nuovo con cui confrontarsi!