– di Nicolò Antonio Cuscunà –
Sottoscritto un protocollo d’intesa tra l’ANCI Campania (Associazione dei comuni d’Italia), rappresentata dall’avv. Carlo Marino -sindaco di Caserta- e l’assessore all’agricoltura della regione Campania Nicola Caputo -imprenditore vinicolo-. Censire le terre dei demani comunali per conoscerne la consistenza, terre abbandonate ed incolte da affidare a cooperative di giovani. Obiettivo, recuperarle dal degrado e metterle in produzione. “Terra di Lavoro, ereditata dalla storia, ricchissima di prodotti unici, che paga un degrado da recuperare invertendo rotta e affidandola ai giovani…” Queste le dichiarazioni di Carlo Marino.
Storia e fatti.
Con legge del 2017, n.123 art.3: “…ai comuni del Sud Italia è demandato il compito di censire i terreni, immobili e/o fabbricati rurali, di proprietà comunale, pubblicare la disponibilità, con avvisi indirizzati ai giovani compresi tra 18 e 40 anni”. L’obiettivo: concederli in assegnazione su presentazione di progetti di valorizzazione, all’uopo, disponibili finanziamenti PON -Governance 2014- 2020, cofinanziamenti Fondi SIE con Azioni di Capacity Building per la P.A.
Qualcuno direbbe: “meglio tardi che mai, oppure, facimm’ ammuina, tanto nessuno ci capisce nulla, al massimo, cadono nella rete elettorale…”. La legge 123/17, prevede disposizioni urgenti per la crescita del Mezzogiorno. La Banca delle terre Abbandonate e incolte -SIBaTer- prevede il recupero per imprese individuali e collettive- artigianali, commerciali, turismo, ricettivo, anche dei fabbricati rurali abbandonati di proprietà pubblica. Gli aiuti tecnici, alle proposte progettuali presentate, sono garantiti dall’ANCI e IFEL – Fondi europei- l’istruttoria è a totale titolo gratuito.
Il Comune di Caserta, in cui è sindaco Carlo Marino -PD-, conosce bene le proprietà in disponibilità: terre, fabbricati, ecc… Ogni anno, redige, aggiorna e pubblica l’elenco con Delibera di Giunta, per gli adempimenti di cui al bilancio comunale. Detti terreni e fabbricati, sono utilizzati, non per concederli ai giovani, ma per “fare cassa“. Cioè, venduti per far fronte a spese comunali spesso non in linea con gli interessi dei cittadini (parcelle e affidamenti incarichi). Mai Carlo Marino ha proposto, organizzato, invogliato i giovani, le associazioni datoriali degli agricoltori, l’associazionismo ambientale a promuovere progetti tendenti a creare occupazione, lavoro e reddito da agricoltura di nicchia eco-sostenibile. Certe proprietà, al massimo, le ha date in gestione a privati perché impossibilitato a salvaguardarle e gestirle.
Valorizzare i terreni demaniali, metterli in produzione, incentivare lavoro giovanile, imprese cooperative agricolo- turistico-culturale con radici locali, non è spendere bruscolini per gli “orti tematici“, o il ridisegno dei tratturi storici (?). “La terra non è poesia: è fatica, impegno costante, sacrifici, dedizione e mal di braccia umane…”. Così ha giustamente osservato l’iniziativa il presidente Coldiretti Caserta Manuel Lombardi.
Aggiungiamo noi…i terreni collinari, interni e disagiati, privi di risorse idriche, non serviti da tratturi rurali, strade di campagna o vicinali agevoli da percorrere, non saranno mai appetibili neanche alla pastorizia. L’ultimo impegno del comune di Caserta per sistemare una strada, via Risorgimento -Casola -Valle di Maddaloni- è costato 1 milione di euro – 300 mt a fronte di 1 km, per lavori malfatti e non ultimati. La non costruzione della strada, ha causato: non realizzazione di una fattoria didattica (olivicola, vitivinicola e orticola), maneggio per turismo equestre e allevamento-bio di vitelli da carne. Ad oggi, il comune di Caserta, il proprio demanio agricolo l’ha utilizzato solo per merce di scambio, per fare cassa. Abbandonato e fatto percorrere dal fuoco e dal dissesto idrogeologico.
Altro è parlare di agricoltura, altro e praticarla. Di chiacchiere alla Marino sono lastricate le vie di Caserta.
Cosa serve? Passare dalle parole ai fatti.
Recovery Fund: Patrimonio Culturale – Siti minori ed aree rurali e periferiche -turismo e cultura 4. 0.. Mettere a reddito le proprietà comunali – immobili e terreni-. Progetti presentati da giovani, indirizzati alla cooperazione e valorizzazione dei prodotti tipici dell’area dei Colli Tifatini. Il futuro di Caserta non può non essere indirizzato verso queste forme di economia sostenibile. Non servono proclami elettorali, fuori tempo e modalità scadute, servono fatti concreti, non facili a crederci quando le prediche provengono da squalificati pulpiti.
Vocazione naturale delle “colline tifatine”.
Olivicoltura e vitivinicoltura, produzioni a presidio del Territorio, quale agricoltura eroica.
Le terre demaniali del Comune di Caserta sono collinari, difficili, non impossibili, da coltivare senza preventive opere infrastrutturali. Strade di accesso-penetrazione (utili anche contro la percorrenza del fuoco), sistemazione idrogeologica, opere di urbanizzazioni primarie -acqua e energia elettrica-. Firmare l’accordo di programma (2017/2020 – scaduto-) per il censimento dei terreni da affidare a cooperative di giovali, è da “basso cabotaggio speculativo”. Promuoverlo in prossimità di scadenze elettorali, è addirittura da vergognarsi. Promuovere attività tra i giovani e per i giovani occorre amore e senso civico, responsabilità e senso del dovere. Progettare un’attività agricola produttiva, senza competenze né risorse non è possibile. Occorrono misure specifiche per il settore, formazione professionale, vie di accesso, impianti da costruire, assistenza irrigua, aiuti per favorire le ridotte produzioni (nicchia-bio) promuovere il sistema cooperativistico, creare il disciplinare di produzione controllata e garantita, aiuti per commercializzazione e vendita.
Tutto ciò non si ottiene con proclami, con firme da spot pubblicitari.