IL TEMPO S/CORRE?

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peppe rock scaled IL TEMPO S/CORRE?  –   di PepPe Røck SupPa   –                                            

Io e i miei genitori ormai sembriamo tre rimbambiti e me ne accorgo quando stiamo insieme, loro più di me, ma pure io non scherzo, anzi, considerando che vado per i 43 anni e loro 65/66, sono messo peggio io che sto nel mezzo. Insomma, spesso ci diciamo: «È già passato un anno? Sembra ieri». «Questo è avvenuto dieci anni fa? Sembra il mese scorso». «Com’è volata questa settimana». Tanto più che le mie nipotine stanno crescendo a una velocità spaventosa, una ha già 11 anni e neppure me ne sono accorto. Ma a lei questi 11 anni sono sembrati lunghissimi.

In fondo lo sappiamo da sempre, perché lo abbiamo vissuto, soprattutto dopo una certa età: il Tempo sembra passare molto più velocemente di quando eravamo giovani. Un giorno o una settimana di un ventenne non è come un giorno o una settimana mia. Più si invecchia, più il trascorrere del Tempo è come se accelerasse, e adesso arriva anche una ricerca neuroscientifica a confermarlo: abbiamo delle strutture del nostro cervello preposte a calcolare il Tempo e che si modificano con il passare degli anni; e, modificandosi, modificano anche la nostra percezione. L’intensità con cui viviamo gli eventi, e dunque la loro durata interiore, cambia a seconda dell’età del nostro cervello.

Certo è che il Tempo non è più la cosa scontata di una volta: se scendiamo al di sotto degli atomi, per la fisica quantistica il Tempo neppure esiste, per la relatività di Einstein passa diversamente a seconda dei campi gravitazionali, (purtroppo nemmeno dopo essermi tatuato sul polso la Relatività nulla cambia, peccato) per cui un’ora intorno a un buco nero corrisponde a decine di anni sulla Terra (ma già in montagna il Tempo passa di qualche miliardesimo di secondo più velocemente che a livello del mare).

cronofobia IL TEMPO S/CORRE?Adesso il Tempo è relativo anche nella nostra mente, determinato unicamente dai meccanismi di neuroni e sinapsi. Come tutto ciò che percepiamo, del resto. Lo afferma un professore di ingegneria meccanica della Duke University, Adrian Bejan, questa la sua nuova teoria: la discrepanza temporale tra infanzia e vecchiaia e il diverso modo di percepire il Tempo potrebbe essere attribuita alla lentezza o alla velocità con cui le immagini vengono elaborate e ottenute dal cervello umano.

Secondo Bejan la percezione del Tempo ha a che fare con i cambiamenti negli stimoli mentali. «Il periodo giorno-notte dura 24 ore su tutti gli orologi, gli orologi da parete e i campanili. Tuttavia, il Tempo fisico non è il Tempo della mente. Il Tempo che percepisci non è uguale al Tempo percepito da un altro», dice Bejan. Tutto dipende dal modo in cui percepiamo le immagini. Da giovani i giorni sembrano durare più a lungo perché la mente giovane riceve più immagini durante uno stesso giorno. E, dato che le persone anziane visualizzano meno immagini nuove nella stessa quantità di tempo, può sembrare loro che il Tempo passi più velocemente. Gli occhi delle persone più giovani si muovono di più, acquisendo e integrando più informazioni. Bejan attribuisce questo fenomeno ai cambiamenti fisici che mutano con gli anni, come la visione, la complessità del cervello e «la degradazione dei percorsi che trasmettono le informazioni».

Marcel Proust c’era arrivato nel suo capolavoro Alla ricerca del tempo perduto, ma c’è arrivato anche il grande Vasco quando canta: «Ed ora che non mi consolo guardando una fotografia/ mi rendo conto che il tempo vola/ e che la vita poi è una sola».

1 commento

  1. Ogni tuo scritto mi affascina ,questo mi stupisce ed affascina ! Sei bravissimo Peppe ! La tua “penna” è davvero magica ! Grazie

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