- – l’invecchiamento della traccia olfattiva;
- – le condizioni climatiche;
- – la contaminazione della scena per l’accorrere di molti soggetti come familiari, inquirenti e curiosi;
- – la scelta del testimone d’odore, un oggetto o un indumento appartenente a colui/lei per il quale si indaga che può trattenere residui del profumo dei saponi da bucato o può risultare contaminato dall’odore di un altro soggetto;
- – l’errata interpretazione delle indicazioni del cane (lettura del cane) che spetta all’uomo ed è quindi fallibile.
- Negli ultimi anni sono stati utilizzati i gruppi cinofili in alcuni casi di scomparsa:
- – Nel caso dell’omicidio di Isabella Noventa, omicidio seguito dall’occultamento del cadavere della donna, a Noventa Padovana, una ruspa ha scavato senza esito in un punto indicato dai cani.
- – Christiane Seganfreddo, scomparsa da casa il 30 dicembre 2013, è stata ritrovata per caso il 15 febbraio 2014, a soli 2 chilometri da casa e in una zona già battuta senza esito dai cani da traccia e dai soccorritori.
All’indomani del ritrovamento, il questore di Aosta, Maurizio Celia ha dichiarato: “Saremo stati neanche a 50 metri di distanza, con noi avevamo i cani ma non hanno fiutato nulla” (16.2.2014, lastampa.it, Christian Pellissier), mentre Renato Guillet, marito di Christiane Seganfreddo ha affermato: “È paradossale. Proprio stamattina ho avuto un’altra segnalazione e un attimo dopo mi dicono che Christiane è stata trovata nelle vigne sopra casa nostra dove era passato anche il cane da ricerca. Ho un po’ di rabbia addosso” (15.2.2014, ilmessaggero.it).
- – Il corpo nudo di Elisa Lam, una studentessa canadese di 21 anni è stato trovato il 19 febbraio 2013 moderatamente decomposto in una cisterna dell’acqua posta sul tetto del Cecil Hotel di Los Angeles. I genitori della ragazza ne avevano denunciato la scomparsa all’inizio del mese ma le ricerche svolte dalla polizia con l’ausilio dei cani non avevano dato i frutti sperati e solo dopo che gli ospiti dell’albergo si erano lamentati del sapore dell’acqua che usciva dai rubinetti, alcuni operai addetti alle cisterne fecero la macabra scoperta. Le indagini conclusero che la ragazza si era nascosta volontariamente nella cisterna e che la sua morte era intervenuta in seguito ad annegamento per cause accidentali.
- – Il cadavere di Eleonora Gizzi è stato ritrovato per caso da un tecnico della Società Autostrade che stava effettuando delle verifiche periodiche dei piloni di un viadotto, 5 mesi dopo la sua scomparsa, a soli 2 chilometri da casa ed a pochi metri dal luogo dove era stata avvistata l’ultima volta da un parente, ma soprattutto in una zona che era già stata battuta senza esito dai soccorritori e dai cani da traccia. I cani, addetti alle ricerche della Gizzi, erano passati più volte nella zona del ritrovamento nei giorni successivi all’allontanamento di Eleonora da casa, squadre di volontari avevano battuto l’area giorno e notte senza localizzarla, eppure lei era lì, a pochi metri di distanza dal punto in cui era stata vista l’ultima volta il giorno della sua scomparsa. Il padre di Eleonora, Italo Gizzi, all’indomani del ritrovamento, ha dichiarato: “Sono certo che sia lei, me lo sento. La cosa che mi tormenta è che è poco distante da casa ma soprattutto sono luoghi che sono stati battuti da chi la cercava. Non riesco a trovare pace ma io non mi muovo da qui, aspetto finché non mi daranno delle risposte” (24.8.2014, tgcom24.mediaset.it).
- – Nel caso di Yara Gambirasio, le ricerche condotte con l’ausilio dei cani condussero al cantiere di Mapello fuorviando le indagini. Inoltre, i soccorritori ed i cani perlustrarono invano il campo di Chignolo d’Isola dove si trovava il cadavere di Yara dalla notte della scomparsa, il corpo della giovane venne invece individuato per caso da un appassionato di aeromodellismo tre mesi dopo l’omicidio, il 26 febbraio 2011. In seguito al ritrovamento dei resti di Yara non sono mancate le polemiche riguardo alle ricerche e le astruse giustificazioni dei soccorritori che hanno sostenuto di aver controllato l’area e di essere certi che il corpo della Gambirasio non fosse lì, nonostante l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che si è occupata del caso, abbia dichiarato alla stampa: “Le indagini naturalistiche convergono nel concludere che il corpo di Yara Gambirasio è in via di elevata probabilità rimasto nel campo di Chignolo d’Isola dal momento della sua morte, avvenuta a poche ore dopo la sua scomparsa, fino al momento del suo rinvenimento. Si può prospettare, in termini di alta verosomiglianza, che la Gambirasio sia morta nel campo ove fu rinvenuta cadavere il 26 febbraio 2011″ (bergamo.corriere.it 4 marzo 2015).
- – Nel caso dell’omicidio di Melania Rea, un cane da ricerca, dopo aver fiutato gli indumenti della donna, si diresse nei pressi del monumento ai Martiri della Resistenza, a Colle San Marco, in un percorso a metà tra le altalene ed il bar-chiosco verso il quale il marito aveva detto essersi diretta la donna il giorno della scomparsa, le indagini hanno appurato, invece, che la Rea, quel giorno, non era stata in quella zona.
- – I cani Bloodhound impiegati nelle ricerche di Laura Winkler, una ragazza di 13 anni di Brunico (Bolzano), scomparsa il 21 aprile 2013, fiutarono le tracce della ragazza fino ai bordi della strada provinciale, all’altezza di un hotel chiuso in località Bagni di Salomone dove la Winkler non era transitata; la Winkler fu ritrovata, due giorni dopo la sua scomparsa, in un burrone nella Valle di Anterselva poco distante dal maso del nonno dal quale si era allontanata.
- – I conduttori dei cani del gruppo cinofilo che intraprese le ricerche del piccolo Tommaso Onofri, affermarono che i cani avevano suggerito ‘direzione autostrada’ mentre le indagini conclusero che i rapitori avevano preso la direzione opposta.
- – I cani da ricerca non sono stati in grado di trovare il cadavere di Elena Ceste nonostante la donna si fosse nascosta a poche centinaia di metri da casa, non solo, fiutarono una traccia che portava altrove, verso la chiesa del paese. I conduttori dei cani, in questo caso, come capita di sovente, hanno tentato di addurre spiegazioni illogiche pur di giustificare il loro fallimento.
Durante le operazioni di ricerca della Ceste, avvenute nei giorni 25 e 27 gennaio 2014, all’indomani della sua scomparsa (24 gennaio), vennero utilizzati per le ricerche con i cani, i cosiddetti testimoni di odore. Il metodo americano o Whitney prevede che il cane cerchi il disperso attraverso una precisa traccia odorosa e, a tale scopo, prima di cominciare la ricerca, al cane viene fatto annusare un indumento del disperso.
I testimoni d’odore utilizzati durante le ricerche di Elena Ceste furono:
- – una garza sterile che era stata 20 minuti a contatto con la ‘zona ascellare’ dell’accappatoio di Elena trovato in bagno;
- – un assorbente non usato ma stropicciato prelevato da una borsetta della donna;
- – un suo pigiama;
- – una garza sterile tenuta all’interno di un paio di scarpe in uso alla Ceste;
- – un paio di calze di lana della Ceste;
- – una garza sterile tenuta 20 minuti all’interno di uno stivale di gomma in uso ad Elena;
- – una garza sterile tenuta 20 minuti a contatto con una delle sue ciabatte.
Almeno tre dei sette oggetti utilizzati come testimoni d’odore non furono una buona scelta e impedirono ai cani da traccia di localizzare Elena Ceste:
- – l’accappatoio della Ceste, un oggetto che viene usato dopo la doccia e che trattiene tracce di sapone che inquinano la traccia;
- – l’assorbente, tra l’altro pulito, trovato nella borsa della Ceste che, se anche la Ceste l’avesse toccato più volte, non era mai stato costantemente a contatto con il suo corpo ed in più si trovava in una borsa dove di regola transitano una miriade di oggetti che possono avere odori molto forti come i soldi, un portafogli in pelle, un burro di cacao, un rossetto, fazzoletti di carta che sono spesso profumati e molto altro;
- – le ciabatte che aveva ai piedi Elena la mattina della scomparsa e che si era tolta in cortile durante il denudamento ma che purtroppo vennero indossate a poche ore dalla scomparsa della donna dalla di lei madre che, evidentemente, inquinò la traccia.
Ma veniamo in concreto al comportamento dei cani durante le ricerche della Ceste: i soccorritori isolarono una traccia che portava alla chiesetta frequentata dalla famiglia Buoninconti ed affermarono che i cani avevano fiutato una ‘traccia rituale’ corrispondente al tragitto percorso quotidianamente da Elena Ceste a bordo della sua vettura mentre non furono in grado di seguire la traccia olfattiva in direzione opposta, lasciata dal cadavere della Ceste quella mattina, perché, sebbene quest’ultima fosse più fresca, rappresentava una ‘traccia minima’ in quanto il corpo della donna doveva essere stato trasportato a bordo di un veicolo e non esposto all’aria.
Un’assurdità. E’ possibile che i cani abbiano seguito una ‘traccia rituale’ ma è alquanto improbabile la seconda affermazione, ossia che non ci fosse una traccia fresca equivalente. Il fallimento delle ricerche non può essere giustificato sostenendo che i cani non percepirono una traccia fresca perché il corpo della Ceste si trovava chiuso nel bagagliaio dell’auto o semplicemente all’interno dell’abitacolo durante il percorso da casa al luogo in cui furono ritrovati i suoi resti. Sappiamo che la donna, il giorno 22 gennaio, aveva fatto il percorso fiutato dai cani, opposto a quello di quella mattina e lo aveva fatto sempre a bordo dell’auto e poiché era inverno, di sicuro aveva guidato con i finestrini chiusi, in una condizione evidentemente di ‘traccia minima’, quindi pari a quella che si sarebbe creata nel caso fosse stata trasportata al Rio Mersa chiusa nel bagagliaio di un’auto o all’interno dell’abitacolo, appare quindi improbabile che i cani, a parità di ‘traccia minima’, abbiano fiutato una traccia vecchia invece che una nuova. Peraltro entrambe le auto dei coniugi Buoninconti vennero sequestrate ed analizzate dai RIS e non emerse alcuna prova del trasporto di un cadavere sulle stesse.
* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari