OSPEDALE, LETTERA APERTA ALLA DS ANGELA ANNECCHIARICO…

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Gentile signora,

nonché direttrice sanitaria dell’unico Ospedale che abbiamo, le scrivo da utente, profondamente consapevole dei limiti imposti dalla sua nomina “politica”, ricordando e ribadendo all’uopo, come tali limiti non possano essere tenuti in considerazione alcuna dall’utente che, a differenza di lei, non viene mensilmente e lautamente ricompensato per osservarli. I limiti derivano dal fatto che la sua è una nomina politica, come del resto lo sono tutte quelle che decorano il mondo della sanità…se così non fosse, all’Ospedale di Caserta, avremmo qualche direttore “indigeno”, appartenente magari al partito monarchico o addirittura un anarchico, che conosce il territorio, l’ambiente, i fatti ed i misfatti e naturalmente bravo come lei. Non penserà che non ce ne siano da queste parti, non è vero? Per “limiti” si intende quindi tutto ciò che un direttore sanitario nella sua prestigiosa posizione, può o non può fare, quali siano le persone da favorire e quali siano quelle da ignorare e quali siano quelle da rimettere al loro posto, evitando che si allarghino troppo. Per “limiti” si intende tutto ciò che lei non potrà mai fare, senza turbare gli equilibri consolidati, che continuano a conferire poteri e facoltà più o meno trasversali, al cerchio magico e ai suoi satelliti, togliendo e limitando lo spazio ai meriti dei non allineati, che pur esistono, eccome se esistono ed incidentalmente sono i migliori! Per “limiti” si intende tutto ciò che lei non ha potuto e non potrà fare, per frenare l’esodo delle eccellenze dal nostro ospedale, al quale esodo lei assisterà inerme ed inerte, allo stesso modo in cui, inerte ed inerme, dovrà continuare ad assecondare uno squallido disegno al cui interno, una pletora di raccomandati, cumparielli e cummarelle, continueranno a godere di privilegi immeritati, che vanno dall’esito fausto ma scontato, degli avvisi interni di cui con sei mesi di anticipo si conoscono i vincitori, semplicemente perché, già otto mesi prima, si conosceva il motivo per cui sarebbero stati banditi.  Il fatto che si conoscano i suoi limiti e se ne elenchi una parte, la onora quasi, perché, le si attribuisce un ruolo passivo che lei, probabilmente inconsapevole e certamente ignara della qualità del tessuto, dal quale si stava facendo avvolgere,  ha accettato per comprensibile ambizione e non per diretta partecipazione allo squallido disegno, che porterà a breve il nostro Ospedale, a non differenziarsi da un vecchio presidio scalcinato, al cui interno qualcuno continua a mischiare le carte del pubblico con l’interesse del privato, favorendo lo sponsor politico di turno che oggi deve sistemare la cummara di suo nipote e domani il compare di sua cugina. Gentile signora nonché direttrice del nostro Ospedale, probabilmente a lei interesserà poco o nulla se domani, girato l’angolo ed aggiunto un tassello alla sua brillante carriera, noi resteremo a fare la conta dei calcinacci del Sant’Anna e San Sebastiano, che lei, nell’intento di non turbare gli equilibri politici dei vertici, avrà contribuito ad accatastare. Probabilmente a lei sembra di fare molto e di partecipare attivamente alla migliore gestione ospedaliera, ma le assicuro che non è così, come le assicuro che preferirei non avere nulla da dire e nulla da scrivere… Tutto ciò che lei non fa o mostra di non avere alcuna intenzione di fare, è rappresentato dall’abbandono in cui è stato lasciato l’Ospedale, dalla totale assenza di controllo a tutti i livelli, passando per l’anarchia generalizzata che si respira e si registra in qualsiasi angolo, rigorosamente lurido, in cui accade di posare lo sguardo o tendere l’orecchio. Nessuna regola imposta ed osservata, resterà domani a testimonianza del suo passaggio, né rivela oggi, la sua presenza ed il saggio “peggiore” di quanto affermo, sta nell’ostinazione con cui lei sembra voler restare immobile, dinanzi all’evidente inefficienza di alcuni operatori e alla strafottenza di altri. La domanda sorge spontanea: dinanzi al degrado che colpisce in fronte come una sassata, ogni qualvolta qualcuno si affaccia alle soglie dell’Ospedale…a chi, secondo lei,  questo qualcuno dovrebbe rivolgere l’interrogativo pressante che invita alla presa di coscienza dello scuorno?, certo non è la Ds che deve imbracciare la ramazza…né è la Ds che deve provvedere personalmente a tutte le inefficienze che “puntualmente” raccontiamo ed abbiamo intenzione di continuare ad elencare…certo non è la Ds che deve prendere per la blusa chi non rispetta le regole ed invece di essere al suo posto, fa tranquillamente i comodi suoi in un altro…alla Ds  “tocca” semplicemente scrollarsi di dosso i limiti che qualcuno le ha imposto a monte e magari continua ad imporle ed impartire ordini precisi, pretendere e controllare che vengano rispettati, ordini e disposizioni che vadano al di là di quegli equilibri antichi e perniciosi, la cui osservanza miope e ottusa ha distrutto l’immagine del nostro Ospedale.

Francesca Nardi