Le seguenti analisi hanno preceduto di almeno 2 settimane l’arresto di Benno Neumair (29 gennaio 2021).
La giornalista Claudia Aldi, della trasmissione “Chi l’ha visto?”, ha intervistato il figlio dei due coniugi scomparsi da Bolzano, Laura Perselli, 68 anni, e Peter Neumair, 63 anni.
L’intervista è andata in onda il 13 gennaio, l’analisi è del 14 gennaio.
La Aldi ha riferito di un ultimo accesso a Whatsapp dal telefonino di Laura Perselli alle 18.46 del 4 gennaio 2021, che i telefonini dei due coniugi risultano spenti dalle 21.00 circa di quel giorno, che il figlio Benno uscì di casa prima di cena per rientrare intorno alle 5.30 del 5 gennaio 2021 per prelevare il proprio cane e dirigersi con lui sull’altopiano del Renon.
Benno Neumair: Io, adesso, in questo momento, sono la persona sbagliata alla quale chiedere, sono totalmente esaurito, deve capire, eh … io abito qua al domicilio dei miei genitori, c’ho, a tutte le ore, eh … cani poliziotto in casa, c’ho, a tutte quante le ore, il RIS in casa, vengono a fare controlli, vengono a prendere prove di DNA. Io non ce la faccio adesso (incomprensibile)
Inaspettatamente il focus è su di sé, non sui suoi genitori scomparsi.
Si noti che Benno dice “io abito qua, al domicilio dei miei genitori” (distancing language) invece di “io abito con i miei genitori”.
Claudia Aldi: E per quale motivo lei si considera persona sbagliata, nel senso cosa c’entra lei scusi?
Le parole “sono la persona sbagliata alla quale chiedere” sono inaspettate, infatti la giornalista chiede a Benno il perché si consideri la persona sbagliata. Viene da chiedersi se non si tratti di una sorta di ammissione tra le righe. Si definisce “la persona sbagliata a cui chiedere” perché non è suo desiderio che vengano ritrovati e quindi non fornirà informazioni utili?
Benno Neumair: Perché, no, eh … persona sbagliata, per adesso, dare interviste, perché semplicemente ogni piccolo momento di pausa che c’ho lo uso per riposare o per mangiare, perché sono dei giorni allucinanti.
Si noti che il focus è ancora su di sé.
Claudia Aldi: Pesanti.
La Aldi prova ad ingraziarsi l’interlocutore che, naturalmente sente sfuggente.
Benno Neumair: Sì.
Claudia Aldi: Ma lei è stato l’ultimo, tra l’altro, che poi ha visto i suoi genitori, vero?
Benno Neumair: Sì, esattamente, per questo tutte quante le indagini e tutte quante le domande vengono rivolte a me, sono stato questa mattina in montagna con i carabinieri ee …
Benno va fuori tema aggiungendo “sono stato questa mattina in montagna con i carabinieri ee …”, lo fa per riferire di essere collaborativo.
Claudia Aldi: Ah, sul Renon?
Benno Neumair: Sì, esattamente, guardi se per piacere parla con mia sorella o mia zia, con qualcun altro perché a … al momento eeeh … già che c’ho il pensiero dei miei genitori, in più sono l’ultimo che li ha visti, devo stare qua a casa (incomprensibile)
“sono l’ultimo che li ha visti” è lui a dirlo.
Si noti che l’intervistato sente il bisogno di aggiungere “devo stare qua a casa”. Perchè?
Claudia Aldi: Ma lei li aveva visti, scusi, la sera prima? No, perché mi avevano detto che lei la sera aveva dormito fuori, vero?
Benno Neumair: Sì, giusto.
Claudia Aldi: Ma li ha visti l’ultima volta la sera insomma prima di andare via?
Benno Neumair: Sì, esatto.
Claudia Aldi: E poi è tornato la mattina dopo e non c’erano più in casa loro?
Benno Neumair: Eh… sì, anche là non sappiamo esattamente, perché io son tornato la mattina eeh … presto, di solitooo … eee … quando c’è la porta chiusa della camera da letto, vuol dire che dormono, quindi io (incomprensibile) …
Secondo indiscrezioni Laura e Peter non dormirono a casa quella notte, gli inquirenti hanno trovato il letto rifatto.
Claudia Aldi: Ha pensato.
Ancora un tentativo di ingraziarsi l’interlocutore.
Benno Neumair: … come faccio sempre, sono stato tranquillo, ho preso il cane e sono andato a passeggiare e, quando son tornato, ci siamo resi conto che proprio non ci sono.
Nella domanda la giornalista fa riferimento al solo intervistato, la Aldi ha parlato al singolare quando ha detto “E poi è tornato la mattina”, è pertanto inaspettato che il ragazzo risponda al plurale “non sappiamo esattamente”.
Quando il ragazzo dice “di solitooo … eee … quando c’è la porta chiusa della camera da letto, vuol dire che dormono” fa semplicemente riferimento ad una abitudine, non ci sta dicendo che la mattina del 5 gennaio la porta della camera da letto dei suoi genitori era chiusa.
“come faccio sempre” è un ulteriore riferimento alle sue abitudini.
Si noti anche che il ragazzo parla per se stesso quando dice “io son tornato la mattina”, “quindi io”, “come faccio sempre”, “sono stato tranquillo”, “ho preso il cane”, “sono andato a passeggiare”, “quando son tornato”, ma in finale, invece di dire “quando sono tornato, mi sono reso conto che non c’erano”, inaspettatamente dice “ci siamo resi conto che proprio non ci sono” ovvero parla al plurale e coniuga il verbo al presente, eppure non aveva sbagliato a coniugare un verbo fino a questo momento. Quel “proprio” poi fa pensare ad una comparazione.
All’inizio e alla fine di questa risposta, il ragazzo ha inaspettatamente parlato al plurale. Parlare al plurale indica un bisogno, quello di nascondersi tra la folla.
Claudia Aldi: Ma a lei cosa è venuto in mente? Che cosa pensa possa essere successo loro? La sera come li ha trovati, normali quando li ha lasciati, come sempre, erano preoccupati per qualcosa?
È sbagliato fare domande multiple, l’intervistato sceglierà infatti a quale rispondere. E’ stata comunque brava la giornalista, un’intervista difficile.
Benno Neumair: Guardi, non voglio essere scortese e mettere adesso giù il telefono ma per piacereee … non ce la faccio, c’ho avuto, fino adesso, di nuovo i carabinieri in casa, non riesco a fare un (incomprensibile)
Il ragazzo evita di rispondere e sposta nuovamente il focus su di sé. Il fatto che Benno eviti di rispondere ci rivela che una o più di una delle domande della Aldi sono per lui sensitive.
Claudia Aldi: Ah, e che cosa sono venuti a fare?
Benno Neumair: Eh, sono venuti di nuovo a prendere prove olfattive per i caniii …
Claudia Aldi: Ah, per cercarli. La cosa che le volevo chiedere, lei si ricorda come erano vestiti che magari quando facciamo la trasmissione lo possiamo dire ai nostri telespettatori in modo tale che se qualcuno trova qualcosa o ha visto qualcosa può aiutare voi e noi a risolvere questa storia.
Benno Neumair: Sì, sì, sì, le dico esattamente … le dico esattamente quello che sanno anche le squadre che li stanno cercando, allora: mio padre era vestito con una giacca sportiva blue, comprata da … comprata da Declathon, blue e con l’interno arancione, così eeh… portatore di occhiali e c’aveva indosso presubi … presumibilmente degli scarponcini da montagna di colore grigio, così, e mia madre invece eera vestita con … con una giacca di ehm … è una specie di lana cotta ehm … bianca, bianco sporco, color crema, si chiama Loden, qua da noi in Alto Adige, questo tessuto eee … aveva indosso degli stivali scamosciati un attimo più grossi, invernali.
Gli esseri umani parlano in economia di parole, “quello che sanno anche le squadre che li stanno cercando”, “comprata da Decathlon” e “si chiama Loden, qua da noi in Alto Adige, questo tessuto” sono informazioni non necessarie. Perché Benno, che ha evitato di rispondere ad una precedente domanda della giornalista, perde tempo ed energie per fornirci informazioni inutili?
Claudia Aldi: Ma loro erano soliti fare passeggiate anche di sera tardi dopo le sei, cioè anche con il freddo?
Benno Neumair: Sì, sì (incomprensibile)
Claudia Aldi: Ma lei cosa pensa possa essere successo?
Benno Neumair: Ehm… non voglio pensare al momento che cosa possa essere successo. Al momento sto pensando a come aiutare… i carabinieri nel miglior dei modi e tutte quanteee … cercare di portare avanti le indagini eee… aaa … si va per esclusione semplicemente, perché tutte quante le opzioni ehm … si stanno pian piano esaurendo.
È inaspettato che il ragazzo dica “Al momento sto pensando a come aiutare i carabinieri nel miglior dei modi e tutte quanteee”, è infatti inaspettato che senta il bisogno di descriversi come collaborativo. Ed è inaspettato anche che dica “cercare di portare avanti le indagini”. Il suo goal infatti dovrebbe essere trovare i suoi genitori non “cercare di portare avanti le indagini”.
CONCLUSIONI
Deception Indicated
La seguente analisi è del 16 gennaio. L’intervista è stata rilasciata ad un giornalista della trasmissione Quarto Grado.
Benno: L’ultima volta il papà, sì, c’ho parlato verso le 16.30, 17.00, roba del genere, poi ero in camera mia, ho fatto due robe per lavoro, ho guardato un po’ di Netflix e poi eeeh… ho… ho s… ho sentito che tornava la mamma e quindi sono, diciamo uscito di camera e c’… c’ho parlato.
Dicendo “ho sentito che tornava la mamma”, Benno ci riferisce di un suo stato d’allerta. Perché era in stato d’allerta? Cosa era successo con il padre?
Il doppio balbettio sulla parola “ho” e “c’ho” è sensitivo, è infatti indice di un incremento della tensione.
“roba del genere”, “due robe”, “diciamo”, indicano approssimazione e “poi”, che ripete per due volte, è una lacuna temporale che nasconde informazioni.
Giornalista: Tua mamma eh… Laura torna a casa verso le 18, da casa della nonna.
Sono due gli errori grossolani che fa il giornalista: riassumere i fatti, invece di farlo fare all’intervistato, e parlare al presente.
Il fatto che il giornalista si esprima coniugando i verbi al presente vizia l’analisi.
In Statement Analysis analizziamo i tempi verbali utilizzati da un soggetto invitato a rievocare un evento accaduto, eventuali dichiarazioni in cui il verbo venga coniugato al presente sono da considerarsi non credibili, chi falsifica infatti usa il verbo al presente perché parla di fatti che non ha vissuto.
Se il giornalista avesse chiesto a Benno “Ci racconti che cosa è successo il 4 gennaio?”, non solo avremmo potuto analizzare i tempi dei verbi utilizzati dal suo interlocutore ma anche la struttura del suo racconto in termini quantitativi. Mi spiego meglio, grazie alla casistica sappiamo infatti che le dichiarazioni di chi dice il vero sono strutturate come segue: il 25% delle parole pronunciate dall’interrogato sono dedicate all’introduzione dell’evento (pre evento), il 75% delle sue parole alla descrizione dell’evento e il 25% al racconto di ciò che ha seguito l’evento (post evento).
Benno: Sì, un po’ più tardi, saranno state le 18 e 30.
Benno: Ero a casa e c’ho scambiato 2 parole, abbiamo parlatooo… 10 minuti, così, del più e del meno, ma mia mamma era molto, molto stanca, perché era comunque una settimana eh… difficile per il discorso della nonnaaa… da organizzare badanti varie, fisioterapisti, questo e quell’altro e quindi comunque era abbastanza stressante.
Benno riferisce di “una settimana difficile”, “abbastanza stressante”, un’informazione di un certo rilievo.
Giornalista: Papà era a casa?
Benno: Ehm… no, il papà era… era uscito.
Benno mostra di avere bisogno di prendere tempo per rispondere.
Benno: Io e papà siamo stati assieme tutto quanto… la mattina, tutto quanto il pomeriggio, nessuno era uscito di casa, quindi è normalissimo che esca a fare due passi, forse erand… era anche andato incontro a mia mamma, poi magari mia mamma l’ha raggiunto in città da qualche parte (interrotto)
Benno non dice “mio padre è uscito a fare de passi”.
In due occasioni Benno coniuga i verbi in modo scorretto “era”.
Si noti “normalissimo”.
Giornalista: Okay, tuo papà quando rientra a casa?
Purtroppo il giornalista parla al presente.
Benno: Mio papà non lo so quando rientra a casa perché dopo… poco dopo io sono uscito eee… basta.
Il fatto che Benno fornisca un “perché” senza che gli sia stato richiesto è sensitivo, lo fa infatti per prevenire una eventuale domanda del giornalista.
“dopo” cosa?
“Basta” è un modo per chiudere il topic.
Benno: Eee… sono uscitooo… verso lee… 7 (19.00)
Giornalista: Verso le 7, quindi tu vedi tua mamma a casa tra le dicamo 18 e 30 e le 7, poi esci, poi però ritorni a casa?
Il giornalista continua a riassumere e a parlare al presente mentre avrebbe dovuto semplicemente chiedere a Benno “E poi?”, ma soprattutto mi chiedo il perché non gli abbia chiesto che cosa avesse fatto tra le 19.00 e le 20.00 posto che sua madre Laura fece un ultimo accesso a WhatsApp alle 18.46.
Benno: Sì, ritorno a casa, ritorno a casa per… farmi una doccia e finire di fare due cose per il lavoro che dovevo finire di completare un registro che lavoro a scuola eee… finire di… eee… eee… mettere due eee… voti ai compiti, eccetera, eccetera eee… e niente, mi faccio una doccia e poi, verso le 9 e un quarto, escooo… e ritorno la mattina seguente.
Si noti che Benno parla al presente ma non possiamo trarre conclusioni posto che è stato il giornalista a fargli la domanda al presente.
Benno sente la necessità di spiegare il motivo per il quale tornò a casa nonostante non gli sia stato chiesto. E’ la riprova che sta pensando ad una eventuale domanda del giornalista e lo previene. Un indice di sensitività.
Nel caso dell’intervista della Aldi che ha giustamente posto a Benno le domande al passato, si possono invece analizzare i tempi dei verbi da lui usati.
Non possiamo non notare che Benno, per due volte, fa riferimento alla “doccia”.
“eccetera, eccetera” nasconde informazioni.
“finire di fare due cose per il lavoro che dovevo finire di completare un registro che lavoro a scuola eee… finire di… eee… eee… mettere due eee… voti ai compiti” sono informazioni non necessarie, Benno indugia su questo argomento per smaltire lo stress che gli hanno provocato le domande sugli orari, per apparire un “good guy” e per mostrarsi collaborativo.
Giornalista: Quindi tu stai a casa nella seconda tranche diciamo dalle…
Benno: Otto alle nove circa, otto, nove e un quarto circa.
Giornalista: In questo lasso di tempo in cui tu torni a casa i tuoi genitori ci sono entrambi a casa?
Purtroppo il giornalista continua a parlare al presente.
Benno: No, non ci sono entrambi. Infattii… visto che non li vedo, gli telefono… ehm… mia mamma non risponde e quindi gli mando un messaggio vocale su WhatsApp dicendo cheee… che non li vedo a casa e che gli auguro una buona notte e che ci vediamo domani allora, punto.
Si noti che Benno risponde al presente.
“non ci sono entrambi” suona male ma è il frutto di una contaminazione.
Dire “punto” è un modo per chiudere il topic.
Giornalista: A questo punto è già cominciata la scomparsa in realtà da… da…
Il giornalista continua a riassumere.
Benno: Sì, sì, sì, probabile, probabile, come detto, non escludiamo neanche che abbiano mmm… dormito poi qua normalmente sai, perché, come detto, era una situazione molto difficile con la nonna, mia mamma era molto molto stanca, il papà era molto stressato.
Si noti che, nel tentativo di accreditare l’ipotesi più improbabile, ovvero che i suoi genitori “abbiano dormito” a casa, Benno, per non prendersene la paternità, parla al plurale “non escludiamo”.
Si noti la parola “normalmente”.
Benno, per la seconda volta, riferisce di “una situazione molto difficile” e aggiunge che suo padre “era molto stressato”, che cosa vuol lasciar intendere? Di sicuro ci sta rivelando che in casa c’erano tensioni.
Giornalista: Mi puoi dire come erano vestiti i tuoi genitori quella sera, come ti ricordi che erano vestiti?
Benno: Sì, certo, allora mio padre… no, come erano vestiti, non posso dire come erano vestiti, ti posso dire quello che manca da casa.
Benno mostra di sapere come fosse vestito il padre ma si autocensura e aggiunge “non posso dire come erano vestiti”.
Benno: Son tornato a casa, ho trovato tutto quanto tra virgolette normale, non mi sono accorto di… ehm, che ci fosse… qualche parti… particolare disordine o quello che sia eehm… niente, mi sono… sono andato in bagno, ho fatto colazione, ho preso il cane e poi sono uscito verso le… 8, così. Sono uscito con il cane, sono andato in montagna per poi ritornare verso l’una circa.
Si notino i tempi verbali, tutti corretti.
Si noti l’uso del termine “normale”. E’ la terza volta che Benno fa riferimento alla normalità. Si tratta del “normal factor” in Statement Analysis, la casistica ci rivela che spesso dietro l’uso di questi termini si cela il contrario.
Benno: Mia sorella invece ehm si era già preoccupata di più e poi mi ha telefonato verso le 13 a chiedere se sono a casa o se non sono a casa o come la vedo io la situazione, così. E da là è scaturito poi il tutto, io sono arrivato a casa, ho visto che effettivamente qua non c’è nessuno, abbiamo tele… poi c’erano la telefonato anche la zia, abbiamo un attimo chiesto ai vicini e poi alle 3 eravamo giù già in… ehm… in caserma a far la denuncia.
Si notino i tempi verbali, una zuppa di verbi coniugati al passato e al presente.
Benno riferisce che la “sorella si era già preoccupata di più”, quel “di più” è inaspettato perché sottende una comparazione, eppure Benno non ha mai detto di essersi preoccupato, anzi. Un’incongruenza.
Benno parla per sé e poi inaspettatamente dice “abbiamo tele”, “abbiamo un attimo chiesto ai vicini”, perché parla al plurale? Era solo o è stato raggiunto da qualcuno e non lo ha riferito? A chi “abbiamo tele” e quando?
L’uso del plurale “abbiamo” potrebbe essere rivelatore di un bisogno di nascondersi tra la folla, un bisogno che Benno ha già mostrato di avere durante l’intervista alla Aldi.
Se Benno avesse telefonato a qualcuno in presenza di sua zia, questi fatti non sono stati riferiti nell’ordine temporale corretto, perché non può che essere successo dopo la telefonata ricevuta dalla stessa e dopo essere stato raggiunto a casa da lei.
Benno: Guarda, ti posso dire ancora un dettaglio, una cosa constatata che mancano sono i pattini da pattinare sul ghiaccio. Non ci sono da nessuna parte e i mieiii… vanno a pattinare sul ghiaccio molto spesso. Non ci sono né in macchina, non ci sono nella casa in montagna né ci sono nella casa qua a Bolzano in nessun ripostiglio. I pattini da ghiaccio mancano. Altrimenti c’è tutto, ci son le slitte, ci sono gli sci, c’è tutto quanto, ma i pattini da ghiaccio mancano.
Giornalista: Qua a Bolzano c’è una pista da pattinaggio?
Benno: No, qua a Bolzano non c’è nessuna pista ma eee… i… i laghi attorno sono tutti quanti pattinabili, il lago di Koslovara, il lago di Fiè ee… ce ne sono di laghi pattinabili.
Giornalista: Però, diciamo, se uno vuole andare a pattinare a quell’ora di sera deve andare in un posto che ha l’illuminazione quantomeno, no?
Benno: Ehm ma c’era la luna piena tanto… tanto che volevano andare a pattinare il 31 alla sera con la luna piena eee… così, come detto, non escl… non escludiamo neanche che abbiano dormi… pernottato qua e… e magari poi siano andati a pattinare il giorno dopo, non lo so, quello può essere, però, in ogni modo, mancano ’sti pattini, questo.
Si noti quanto insista Benno su “i pattini da ghiaccio”.
Giornalista: Ma secondo lei sono usciti dopo cena?
Benno: Eeee… dopo cena, no, ma prima di cena per fare una passeggiatina.
Giornalista: Era una cosa che facevano?
Benno: Sì, sì.
Benno mostra di avere bisogno di convincere.
Giornalista: Ma dove andavano? Sul Renon qua?
Benno: Dipende, o in città o al Calvera o qua dietro, facevano vari giri.
Benno: Hanno fatto tutto il possibile (…) Sono arrivati su con i cani da Firenze (…) cerco di essere d’aiuto ai carabinieri e alle forze dell’ordine in questo momento, ma non… non c’hooo… la testa.
E’ inaspettato che un familiare di due soggetti ancora scomparsi dica “Hanno fatto tutto il possibile”.
E’ inaspettato anche che Benno dica “cerco di essere d’aiuto ai carabinieri e alle forze dell’ordine in questo momento” per poi smentire ciò che ha appena detto “ma non… non c’hooo… la testa”. In poche parole sente il bisogno di rivendersi come un “good guy” e poi di giustificarsi per non essere proprio d’aiuto.
Benno: Sì, ma anche questa roba, questa ricerca nel fiume che, capito, nel fiume non è stato trovato n-i-e-n-t-e, sai, se avessero trovato… non lo so, la borsetta di mia madre o un occhiale di mio padre o qualche cosa allora dici, bon, ha senso guardare nel fiume ma, visto che nel fiume non è stato trovato niente, mi pare altamente pro… i… improbabile, che se non li hanno trovati con gli… con gli ecoscandagli che vadano adesso ancoraaa… a perdere energia in quella… in quella direzione… va beh ma comunque (…)
Si noti che Benno stava per dire “probabile”, si è poi autocensurato e corretto.
Con tutta probabilità i corpi dei Neumair sono nell’Adige.
Giornalista: Mi hanno detto della storia della frana che c’è stata sul Renon, è del giorno dopo in realtà.
Benno: No, è del giorno dopo, però non si sa se mancano dalla sera o se mancan dalla mattina, quindi c’è comunque la possibilità che siano là (…) il problema è cheee… che son talmente tante tonnellate di materiale (…) ci sono lastroni ee… tonnellate su tonnellate, se sono sotto nessun cane, anche con i geofoni non li trovano (…) finché non liberano il campo non iniziano a scavare. Qui sarebbe un giro che (è) molto possibile che abbiano fatto se hanno dormito qua di notte.
È difficile credere che non si sappia “se mancano dalla sera o se mancan dalla mattina”, mancano senza dubbio dalla sera del 4 gennaio (intorno alle 19.00).
Si noti la parola “lastroni”.
I lastroni possono essere sia di cemento che di ghiaccio. Nel caso della frana sul Renon, che ha distrutto parte dell’Albergo Ederle, più che lastroni sono visibili enormi sassi e macerie.
“lastroni”, in specie perché fa il paio con “i pattini da ghiaccio”, potrebbe essere “leakage”. Per “leakage” si intende l’utilizzo involontario di termini che stazionano nella mente di chi parla che ci forniscono informazioni utili alla soluzione di un caso.
Sul sito turistico Ritte Renon si legge “Il massimo orgoglio dei cittadini del Renon è l’Anello di Ghiaccio del Renon, la pista all’aperto più veloce del mondo. Anche voi, insieme alle star internazionali di pattinaggio di velocità che vengono a battere i record, potrete cimentarvi godendo della magnifica vista panoramica sulle Dolomiti. Con l’Anello di Ghiaccio, il Palaghiaccio dell’Arena Ritten a Collalbo, il campo di ghiaccio naturale a Soprabolzano e il meraviglioso e idilliaco Lago di Costalovara, l’Altipiano del Renon è un vero paradiso per pattinatori grandi e piccini”.
Personalmente è sulla strada che conduce ad aree di questo tipo che cercherei i corpi dei due coniugi.
CONCLUSIONI
Deception Indicated
*******************
* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari