LA NOTTE DELLA REPUBBLICA

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vincenzo danna LA NOTTE DELLA REPUBBLICA       –         di Vincenzo D’Anna*         –                       

C’è ancora qualcuno, in questo Paese, che abbia interesse a far tesoro degli insegnamenti che vengono dalla storia e dal vissuto politico della Repubblica? C’è ancora qualcuno che sappia distinguere i pregi ed i difetti del sistema elettorale, le ricadute fauste oppure tragiche delle modalità di voto sulla vita del Parlamento e la bontà delle leggi che questo approva? Certo non saranno moltissimi gli elettori attratti da codeste riflessioni, quelli che ancora concedono un minimo di credito alle istituzioni parlamentari ed alla capacità che la politica possa svoltare. Tuttavia chi ne ha vocazione e facoltà, ha il dovere di parlarne, dimostrando, così, che la buona politica ed il buon governo si possono servire e sostenere anche divulgando le tesi più adeguate. Ora, lo spettacolo triste e scadente al quale abbiamo assistito da quando è nata questa legislatura coi governi di centrodestra (gialloverde) e poi di centrosinistra (giallorosso), entrambi presieduti da Giuseppe Conte, è figlio del sistema elettorale proporzionale. Un “meccanismo” che ha soppiantato quello maggioritario, lungamente criticato ed al quale sono state attribuite denominazioni poco lusinghiere dai suoi stessi ideatori. Quella scatenata contro il sistema maggioritario è stata, infatti, una vera e propria campagna di delegittimazione portata avanti facendo leva sulla scarsa attenzione e la pessima memoria politica degli Italiani. I quali, occorre dirlo, hanno visto cadere nel dimenticatoio le stesse facoltà decisionali che pure quel modello aveva concesso loro, trasformandoli in veri e propri decisori delle sorti del governo determinate dal loro voto senza successive mediazioni da parte degli eletti e dei partiti. Un sistema, il maggioritario, che aveva espropriato la partitocrazia della facoltà che questa aveva di poter fare scelte post elettorali anche in contrasto con gli impegni assunti con in campagna elettorale. Il voto dell’elettorato sceglieva il parlamentare nel collegio uninominale, la coalizione di governo ed il primo ministro identificato nel leader della compagine vincente. Ed ancora: aveva fatto finire il mercato delle vacche e la compravendita dei parlamentari, essendo la maggioranza largamente sufficiente come “onorevoli” grazie al premio di maggioranza. Ed infine alla stabilità ed alla durata dei governi si era aggiunta una perfetta alternanza delle maggiori coalizioni in gara. Un fattore, questo, da non sottovalutare in una Nazione ove per quarant’anni i governi sono stati condizionati dalla geopolitica e dalla guerra fredda, imponendo l’esclusione della sinistra al potere, e la mancanza di alternanza. Nella passata legislatura un patto scellerato tra il Pd di Matteo Renzi, la Lega di Matteo Salvini, il partito di Berlusconi ed il Movimento 5 Stelle ha dato vita alla reintroduzione del sistema proporzionale. In soldoni: ognuno, così facendo, ha voluto tenersi le mani libere, e la coscienza sporca, per il dopo elezioni in barba al voto espresso dagli elettori. Ognuno, insomma, ha voluto tesaurizzare il proprio consenso elettorale nelle successive trattative di palazzo. Tutta questa scelleratezza è stata ammantata da teorie farlocche sulla necessità di consentire a tutte le formazioni politiche di poter eleggere parlamentari in ragione del proprio consenso elettorale. In un primo momento è stata enfatizzata anche la possibilità che l’elettore potesse scegliere il proprio candidato con la preferenza, dimenticando che questa era stata ridotta ad una sola dal referendum popolare. La preferenza fu, infatti, ritenuta un legame tra eletto ed elettore basato sulla compromissione dei favori presenti e futuri. E ancora: era stato detto che le campagne elettorali con le preferenze erano diventate costosissime per i singoli parlamentari interessati ad affermarsi sui concorrenti con il maggior numero di preferenze. Insomma, quello che in passato era stato ritenuto un elenco di corruzione e clientele, come la preferenza, era ora diventato il toccasana per la democrazia. A nulla è valso evidenziare che solo alcuni paesi in via di sviluppo si utilizzava quel sistema elettorale mentre le grandi democrazie europee avevano da sempre adottato il maggioritario. Parliamoci chiaro: è colpa del proporzionale se oggi ci ritroviamo un primo ministro che è stato espressione di partiti che si erano dichiarati alternativi in campagna elettorale. Un premier che ha potuto presiedere due governi di segno politico diametralmente opposto, che si ripropone, senza imbarazzo alcuno, di raccattare voti in Parlamento, per governare con la terza, diversa, maggioranza. Partiti di antica tradizione politica si sono piegati a questa logica di una maggioranza raccogliticcia invocando a giustificazione la precaria composizione delle Camere. Insomma hanno ribaltato sul sistema la responsabilità del caos, immemori che il sistema era stato creato da loro stessi. Ebbene, se questo sistema elettorale non verrà archiviato non ci resterà che assistere inermi al sonno della ragione ed alla notte della Repubblica.

*già parlamentare