– di Ursula Franco * –
LA LETTERA DI LIDIA
“Ti volevo dire, amore mio, che fuori oggi c’è una pioggierellina fredda, fredda, e che stamattina sono stata a lungo a guardare il cielo grigio grigio sperando che un po’ di grigiore entrasse in me, che una nebbiolina fitta si posasse dentro di me per nascondermi questo cuore. Ma dimmi perché sorridi, perché il tuo sguardo è così dolce, luminoso e reale, perché sollevi gli occhi al cielo e perché io non posso che arrendermi alla realtà, non posso che riconoscere che tu ci sei. Questo mistero sai mi sgomenta e mi ferisce, ed io oggi meno che mai riesco a fare progetti sul nostro futuro, e non so se ci sarà un futuro insieme per noi e non so nemmeno perché continuo a gridare che tutto sia sempre più grande, grande, grandissimo, immenso così al di là delle nostre piccole immaginazioni e dei nostri strani sillogismi. E perché questa vita è sempre più (?) e cambiamento, ma chi ha mai parlato di tranquillità cristiana? chi è quello stupido mentitore? voglio sapere dove si scova questo quieto vivere perché qui è tutto e sempre di più un (gran) dolore che mi toglie il respiro, che mi soffoca mentre grido e tutto mi colpisce sempre più nella radice dell’anima e la mia vita si dilata con una velocità impressionante e non riesco a trattenere per me stessa niente di accomodante. Perché questo desiderio smisurato di te, Signore, in ogni cosa? Ma vai a tormentare qualcuno più disponibile e più bravo di me. Ma prenditi qualcun altro! Qualcun altro? Ma come qualcun altro se sei così già dentro di noi? Amen”.
ANALISI
– Lo stralcio “stamattina sono stata a lungo a guardare il cielo grigio grigio sperando che un po’ di grigiore entrasse in me, che una nebbiolina fitta si posasse dentro di me per nascondermi questo cuore” fa ritenere che Lidia desiderasse che la nebbia le nascondesse il cuore perché il cuore, inteso volgarmente come organo che ha a che fare con le pulsioni umane, la destabilizzava.
– “ma dimmi perché sorridi, perché il tuo sguardo è così dolce, luminoso e reale, perché sollevi gli occhi al cielo” è una descrizione di un’immagine di Cristo:
1) L’aggettivo “luminoso” è un attributo della divinità;
2) se Lidia avesse scritto ad un uomo in carne ed ossa non avrebbe descritto il suo sguardo come “reale”, non potendo essere diversamente;
3) in molte immagini Cristo non solo sorride ma “solleva gli occhi al cielo”, un modo per incontrare virtualmente il Creatore. Il discepolo Giovanni così descrive Gesù durante l’Ultima Cena: “Così parlò Gesù. Poi, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora: glorifica il Figlio tuo, perchè il Figlio glorifichi te. (…) Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli…” (Gv 17,1-18,1) e durante la risurrezione di Lazzaro: “Gesù allora alzò gli occhi e disse: Padre ti rendo grazie perché mi hai ascoltato” (Gv 11,41).
– “perché io non posso che arrendermi alla realtà” è una sorta di confessione.
– “Questo mistero, sai, mi sgomenta e mi ferisce”, Lidia con la parola “mistero”non può che riferirsi al mistero della fede.
– La Macchi scrive “ed io oggi meno che mai, riesco a fare progetti sul nostro futuro e non so se ci sarà un futuro insieme per noi” perché sente di essere incapace di mantenere le promesse. Lidia è giovane ed è mossa da fisiologiche pulsioni, molto probabilmente è questo il motivo per il quale non vede un futuro con Cristo.
– in questa sequenza “Signore, lasciami in pace: vai a tormentare qualcuno più disponibile e più bravo di me”, Lidia si rivolge esplicitamente al “Signore”dicendogli di non tormentarla, di cercare qualcuno più disponibile e bravo di lei, evidentemente la Macchi ritiene di non essere stata abbastanza “disponibile” e “brava”.
– Si può escludere senza ombra di dubbio che Lidia intendesse rivolgersi ad altri se non a Cristo con l’espressione “Signore”, in caso contrario sarebbe stata blasfema.
– Infine, si può ragionevolmente escludere che Lidia abbia potuto concludere una lettera indirizzata ad un uomo in carne ed ossa con un “Amen”. “Amen” è infatti una parola ebraica, “אמן”, che significa “in verità”, “così sia” e viene utilizzata di norma come formula conclusiva delle preghiere ebraiche, cristiane e islamiche.
CONCLUSIONI
Il mittente della cosiddetta “lettera d’amore” ritrovata nella borsa di Lidia Macchi non è un amore impossibile ma Gesù Cristo, pertanto non si tratta di una “lettera d’amore” ma di una sorta di preghiera/confessione.