ROMA – Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani apprende con sgomento che diversi esponenti politici spingono incessantemente a favore di una riapertura indiscriminata delle scuole il 7 di gennaio, come si trattasse meramente di una faccenda di puntiglio / campagna elettorale e non di una tragica questione di salute pubblica.
Ci chiediamo con estrema preoccupazione come si possa affermare con assoluta certezza che si sarà in grado di garantire il benessere psico – fisico dell’intero comparto scuola (genitori, docenti, dirigenti, studenti, ata) fin da ora, senza avere la possibilità ancora di valutare su media gittata (2 / 3 settimane) gli effetti delle riunioni famigliari, che in molti casi non verranno a mancare e gli assembramenti registrati negli aeroporti italiani e le stazioni ferroviarie durante il pre-lockdown.
La Gran Bretagna intanto lancia un nuovo allarme: il Covid 19 sarebbe mutato in termini di contagiosità, causando la chiusura immediata delle frontiere da parte di molti Paesi dell’Ue.
Siamo sempre stati contrari ad una visione aziendalistica della scuola, in quanto nella scuola si cresce culturalmente sulla base dei principi umanitari che inneggiano alla tutela della persona.
Siamo dell’idea che occorra realmente intervenire con investimenti appropriati sulle infrastrutture e sull’edilizia scolastica, nonché sul numero di studenti per classe. Diversamente sarà solo retorica. Come quando si sostiene la linea della frequenza scolastica fino all’inizio di luglio quasi sottintendendo che i docenti, nell’arco di questi mesi, non abbiano lavorato o in presenza o in DaD. Espletare il servizio in DaD ha comportato grandi sacrifici da parte degli insegnanti, che spesso di tasca propria hanno provveduto ad implementare la rete informatica domestica e hanno impiegato molte ore per apprendere i nuovi contenuti digitali e proporre soluzioni didattiche innovative, senza che tali attività venissero riconosciute o regolamentate nel CCNL. In altri termini, ove non fosse ancora chiaro, i docenti hanno impiegato risorse patrimoniali personali (beni strumentali, approvvigionamento energetico e di telecomunicazione) e autorizzato all’uso della propria immagine online, al fine di espletare correttamente un servizio che si è mostrato comunque efficace.
È notorio che non è provato, ad oggi, alcun gap di apprendimento tale da ingenerare una proposta come quella recentemente avanzata. Fortunatamente, gli atti delle scuole sono ufficiali e dagli stessi risulta manifesto che, ad oggi, gli unici interventi che hanno determinato degli scompensi sono quelli che hanno tentato di imporre il ritorno alla didattica in presenza (si veda il caso del Decreto monocratico n. 01506/2020 del TAR Catanzaro che disponendo il rientro in classe in presenza, ha determinato un’interruzione de facto del servizio pubblico, a causa di un assenteismo diffuso e un arresto della didattica sia in presenza sia a distanza, essendo quest’ultima non più attivabile nel caso di mera assenza degli alunni).
Sono state rese note al nostro coordinamento motivazioni distinte dalla semplice affermazione del diritto all’istruzione che sarebbe alla base di taluni movimenti tesi al rientro in classe ed al prolungamento delle attività didattiche. Riteniamo che vi sia uno sviamento di potere latente finalizzato al perseguimento di altri interessi che si traducono in uno svilimento della classe docente e in un pregiudizio alla dignità di una professione che non riesce a trovare adeguata tutela in seno alle normali sedi sindacali.
A tal proposito, invitiamo tutti i sindacati a non intraprendere alcuna iniziativa negoziale in merito al rientro e al prolungamento delle attività didattiche senza aver prima avviato una seria consultazione tra i propri rappresentanti, in quanto, in base ai dati in nostro possesso, è fatto notorio che i docenti attualmente in servizio ritengano di aver lavorato con dedizione e prestato servizio anche oltrepassando i limiti propri delle obbligazioni previste dai contratti collettivi. Sarebbe indecoroso e offensivo pretendere un’esposizione al pericolo senza le dovute cautele, così come pretendere un ulteriore servizio da coloro che hanno lavorato nell’attuale situazione emergenziale. Invitiamo, infine, i docenti tutti e i rappresentanti sindacali tutti a scriverci all’indirizzo mail coordinamentodirittiumani@gmail.com; a chiedere ai propri sindacati di non negoziare il rientro entro il 7 gennaio ovvero il termine delle attività didattiche oltre le date originariamente previste utilizzando il seguente fac-simile (link: https://docs.google.com/document/d/120SkE73ELqG1epU7qeWkq-EyQVrNOIIjIaKfFbKuKLo/edit); e, ove possibile, a compilare il modulo seguente (link: https://form.jotform.com/203545010151337 ) per manifestare la propria posizione.