ALBERTO PALLOTTI (A.I.F.V.S. ONLUS): “STRAORDINARIO LAVORO DEL GUP STURZO, PER UNA VOLTA HANNO VINTO LE ISTITUZIONI”
ROMA – Condanna a 8 anni di reclusione. È quanto dovrà scontare in carcere Pietro Genovese, figlio del regista di “Perfetti sconosciuti”, Paolo Genovese, per l’omicidio stradale plurimo di Gaia Von Freyemann e Camilla Romagnoli avvenuto nel dicembre del 2019 in corso Francia, a Roma. A pronunciare la sentenza è stato il GUP Gaspare Sturzo, nel corso dell’ultima udienza tenutasi presso il tribunale di Roma nella giornata di sabato 19 dicembre 2020.
L’INCIDENTE – Era la notte tra il 21 ed il 22 dicembre del 2019 quando il 21enne Pietro Genovese investì ed uccise sul colpo, in corso Francia a Roma, Gaia Von Freyemann e Camilla Romagnoli. Il giovane procedeva ad una velocità di 90 km/h e presentava, nel sangue, un tasso alcolemico pari 1.4. Durante il rito abbreviato, il PM Roberto Felici ha richiesto la condanna a 5 anni di reclusione per “omicidio stradale plurimo” e l’azzeramento dei punti sulla patente per Genovese, già noto alle forze dell’ordine per aver infranto, in diverse occasioni, il Codice della Strada. “Non ho visto le ragazze, ricordo di essere partito col semaforo verde. Non volevo uccidere nessuno e non volevo scappare”, disse il 21enne in assise pubblica. Lo scorso ottobre hanno relazionato il primo difensore, avv. Gianluca Tognozzi, il secondo, Avv. Franco Coppi, sostenendo un presunto “concorso di colpa” per le vittime, che avrebbero attraversato la strada, di notte, con la pioggia ed evitando le striscia. L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, rappresentata legalmente dall’avvocato Walter Rapattoni, ha sostenuto, per tutto il processo, la totale colpevolezza di Genovese, essendosi messo messo alla guida sotto effetto di alcolici e di droghe. L’associazione ha, altresì, sottolineato l’utilizzo, da parte dell’imputato, del cellulare mentre era al volante.
“Siamo largamente soddisfatti per il verdetto finale – ha affermato il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e vittime della Strada Onlus, Alberto Pallotti -. Il GUP ha svolto un lavoro davvero straordinario, aumentando la richiesta della procura e, notevolmente, la pena. È andato contro la Procura e, soprattutto, contro la ricostruzione fantasiosa della difesa. Il giudice Sturzo ha confermato quanto buono fatto nelle precedenti udienze, in particolare in quella in cui volle riascoltare tutte le parti in causa per avere un quadro chiaro. Per una volta, la giustizia è stata giustizia, tenendo conto che si è trattato un rito abbreviato e che Genovese sconterà praticamente una pena piena. Non ci dimentichiamo che due ragazze di 16 anni, Gaia e Camilla, sono state tolte alla loro vita da uno sconsiderato che si è messo alla guida ubriaco, ma oggi la nostra fiducia nello Stato è maggiore. Per una volta, vincono le istituzioni. Questa è l’ennesima dimostrazione che la presenza delle associazioni di categoria nei processi come parte civile, non solo aiuta le famiglie, ma aiuta le istituzioni ad applicare le leggi in modo più giusto”.
Grande la gioia dell’avvocato Walter Rapattoni, legale rappresentante dell’A.I.F.V.S. Onlus: “Siamo contentissimi per l’esito del processo di Roma. Non è stato un procedimento semplice, ma, sin dall’inizio, ci abbiamo creduto, dando il nostro supporto alle famiglie straziate dal dolore. Il GUP Sturzo ha voluto vedere oltre, favorendo un’integrazione dell’istruttoria che si è rivelata fondamentale per l’aumenta di 3 anni della pena richiesta dal Pubblico Ministero. Siamo di fronte ad un verdetto esemplare che vale da monito per chi si rende protagonista di una guida irresponsabile”.