– di Antonio Cutillo –
Il vento della politica non soffia sempre nella stessa direzione: lo avevamo già presagito durante il comizio conclusivo della recente campagna elettorale.
Li avevamo ammoniti dal percorrere strade malsane, dalla conclusione di accordi redditizi, dalla violazione delle più elementari regole della democrazia, dalla gestione privatistica e strumentale del potere politico, ma la dose di spregiudicatezza è stata di gran lunga superiore all’umiltà che, ogni amministratore di buon senso, dovrebbe manifestare!
E così, con un formale cambio di etichetta, è continuata la delirante gestione Pagano il quale, in 11 anni, ha “sapientemente” cambiato le sorti personali e familiari… inspiegabilmente!
La politica è stata così forgiata, come un ferro rovente, a proprio uso e consumo; i cittadini, lungi dall’essere fine ultimo dell’azione politica, sono divenuti vittime inconsapevoli di scelte imposte e mai condivise; il territorio di Casaluce, quello ancora libero dall’edificazione, latifondo personale e merce di scambio con gli imprenditori; gli stessi membri della maggioranza ridotti al silenzio e al ruolo di comparse durante i consigli comunali.
Questo il pericoloso scenario creato a Casaluce attraverso una lotta di classe che, nella storia politica del nostro paese, non conosce eguali!!!
Ma è proprio nei momenti più bui che si impone una rinascita che parta da un ridimensionamento dei toni e da un ritorno di ciascuno al proprio ruolo.
La politica, ridotta alla sua più vergognosa accezione, grida giustizia, invocando il proprio valore di arte suprema al servizio del popolo.
E allora viene spontaneo rievocare gli uomini illustri, i “signori della politica” che, nel passato, Casaluce ha avuto il privilegio di conoscere.
È da quello stile che bisogna ripartire, abbandonando all’oblio questo ultimo decennio, fino a cancellarlo materialmente dagli annali del nostro paese!
Quello stile dovrà rammentare a molti neofiti-improvvisati statisti e commentatori (anche del gentil sesso) che sovente essi hanno perso delle buone occasioni per tacere.
Sempre quello stile dovrà insegnare che la politica non è “un affare di famiglia”, non è una condizione perpetua, non è occasione di arricchimento personale ed infine non è un lavoro.
Quello stile dovrà essere lente di ingrandimento per comprendere la reale portata di “uomini piccoli”, incapaci di accettare con dignità una sconfitta e che, da moribondi, ancora gridano alla vendetta nei confronti di coloro che essi stessi, in mala fede, hanno ridotto a “marionette timbranti in consiglio comunale”.
Ancora una volta il confronto politico, la sana dialettica e la naturale alternanza democratica vengono ricondotte, da questo ambiguo personaggio, ad una sfida personale. Sempre costui, di cui preferiamo per un decoro dello scritto sottacere il nome, con una consueta caduta di stile, adultera l’acqua della stessa fonte dalla quale si è sempre dissetato.
Ma lasciamo che il terreno, divenuto ormai paludoso, ingoi definitivamente i frutti malati prodotti dalla politica e riportiamo in auge gli ideali di democrazia, libertà, coerenza, partecipazione, senza temere di emarginare ed “esiliare” chi ha impoverito il nostro territorio e le nostre menti ridicolizzando quanti di noi, da un palco, hanno gridato alla legalità.
Per fortuna, una anticipata primavera, una primula, che in tempo di pandemia è sinonimo di rinascita, è spuntata prematuramente nella nostra piazza Statuto, quella piazza nella quale sono risuonate false promesse e deliri di onnipotenza e che da oggi viene restituita ai legittimi fruitori.
In quella stessa piazza possiamo, finalmente, voltare le spalle materialmente all’Usurpatore dei sogni e dei progetti che Casaluce attende da oltre due lustri!