“L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE”: UNA FAVOLA COLORATISSIMA SCEVRA DA RIFERIMENTI IDEOLOGICI, POLITICI E SOCIALI

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di Mariantonietta Losanno 

Da Sydney Sibilia, regista della smagliante trilogia “Smetto quando voglio”, era lecito aspettarsi un prodotto solido, motivato e brillante: questa volta l’impresa -seppure si presenti simile a quella dei lavori precedenti e, dunque, valida ed interessante- sembra non sia riuscita completamente. Il suo quarto lungometraggio, disponibile su Netflix dal 9 dicembre, racconta l’assurda storia di una persona che fonda uno stato indipendente su una piattaforma -da lui costruita- nelle acque internazionali. La storia prende spunto da un fatto reale: l’impresa ingegneristica realizzata da Giorgio Rosa, che, nel 1968, ha costruito una piattaforma nel Mare Adriatico, in acque internazionali, ribattezzata, appunto, Isola delle Rose. 

%name “L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE”: UNA FAVOLA COLORATISSIMA SCEVRA DA RIFERIMENTI IDEOLOGICI, POLITICI E SOCIALISydney Sibilia incentra nuovamente la vicenda sui “supereroi” con la facoltà, l’ingegno e l’acume di realizzare imprese che nessun altro potrebbe concretizzare: menti geniali e potenti caratterizzate da un “entusiasmo infantile” che consente di andare oltre le problematiche e le difficoltà di fronte alle quali la gente comune desisterebbe. Si tratta di personaggi eccentrici, “fuori dai canoni”, ingenuamente ed eccessivamente fiduciosi. Che cosa rappresenta l’Isola delle Rose, dunque, per questi incontrastabili “nerd”? Un posto dove chiunque può sentirsi se stesso, una meta per persone in cerca di un luogo dove non essere raggiunti, una “realtà a sé stante” in cui è possibile far valere i propri ideali senza che vadano necessariamente in contrasto con quelli degli altri. C’è di più: Sydney Sibilia sceglie di raccontare il tempo delle contestazioni in un modo totalmente nuovo, che si discosta da tutte le opere precedenti. Distaccandosi dall’idea di cinema “canonico” sul ‘68, il regista salernitano mette in scena -con un po’ di superficialità- la formazione di una coscienza civile e politica in un uomo (Giorgio Rosa, interpretato da Elio Germano), che sapeva solo di possedere un forte desiderio di essere libero di cambiare, inventare e creare tutto da sé. Il racconto, dunque, si svincola dalla politica in senso stretto, restituendo un “nuovo senso” del ‘68, mostrando come i grandi ideali abbiano preso forma nella testa e nella vita di ognuno. 

%name “L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE”: UNA FAVOLA COLORATISSIMA SCEVRA DA RIFERIMENTI IDEOLOGICI, POLITICI E SOCIALINonostante questo, la pellicola assume eccessivamente le sembianze di una “commedia balnear-giovanilista” (la locandina ricorda quel genere di cinema, per lo più adolescenziale, che viene distribuito nel periodo estivo), e finisce col far distogliere l’attenzione dagli intenti storici e di informazione. Già l’idea di partenza è lontanissima dagli standard del cinema italiano, l’attuazione, poi, è ancora più complessa: tutto quello che si vede è effettivamente girato su una piattaforma costruita da zero e realizzata per il film. Poi riprese in Valle D’Aosta per le scene a Strasburgo, a Roma per le parti in cui sono coinvolti i membri del governo e a Bologna; il resto, è stato fatto al computer. Sostanzialmente è stata messa in pratica, per poter consentire la realizzazione dell’opera, la stessa impresa che racconta il film. È lo spirito di quel tempo a non emergere: nella vera storia di Giorgio Rosa, il ‘68 -e la conseguente limitazione di libertà- si scontra con il desiderio di una persona di poter dare libero sfogo alla propria voglia di costruire e fare tutto da sé, addirittura anche uno stato. È anche vero, però, che quando la prima opera di un regista è un successo tale da ispirare una trilogia, le curiosità e le aspettative nei confronti di quelle successive sono più forti: Sydney Sibilia sembra gestire il peso di queste responsabilità con leggerezza, affiancato e protetto dal suo amico Matteo Rovere. Il Giorgio Rosa originale è un infelice cronico, un uomo condannato dalla sua incapacità di vivere in una società con delle regole troppo strette per le sue idee. Quello di Sydney Sibilia, invece, è un ragazzo testardo ed infantile, che finisce per dare vita a una “discoteca” piuttosto che a un’isola in cui vige un’importante ideologia di libertà: la storia assume le tinte di una fiaba in cui ci sono persino degli aspetti comici, scevra da schieramenti politici. Il Giorgio di Sydney Sibilia sembra non prendersi troppo sul serio e risulta poco credibile: proprio perché la trama si discosta eccessivamente dall’originale, sembra che Giorgio sia ignaro della portata di quello che sta facendo. “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” si trasforma, allora, in un “carosello colorato” nel catalogo Netflix, una favola in cui c’è persino il lieto fine. 

%name “L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE”: UNA FAVOLA COLORATISSIMA SCEVRA DA RIFERIMENTI IDEOLOGICI, POLITICI E SOCIALIUn progetto (troppo) ambizioso sviluppato senza tener conto del concetto di utopia libertaria: una vicenda del genere esige un’analisi politica e un’attenta ricostruzione della complicatissima trafila burocratica e giudiziaria. Sembra che Sydney Sibilia voglia divertire e incuriosire attraverso un intrattenimento intelligente, ma senza una ricerca ideologica o sociale. Sarebbe opportuno, dunque, approfondire autonomamente la reale vicenda di Giorgio Rosa e la sua isola, Stato sovrano al largo di Rimini per soli 55 giorni nel 1968.