ROMA – Nel pomeriggio di lunedì 14 dicembre, si è tenuta l’audizione informale (in videoconferenza) dell’Associazione Italiana familiari e Vittime della Strada Onlus da parte della “IX commissione dei trasporti, poste e telecomunicazioni”, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti “modifiche al codice della strada”.
Ad intervenire, al cospetto del vice presidente della commissione, l’onorevole Paolo Ficara, il presidente dell’A.I.F.V.S. Onlus, Alberto Pallotti, che ha sottolineato come “seppur siano innegabili gli sforzi governativi, sfociati nell’adeguamento del codice penale con la fattispecie dell’omicidio stradale, sulle nostre strade si continua a morire. La strage non accenna a fermarsi”. La riflessione del veronese scaturisce da una serie di molteplici ragioni che si conducono a “mancanze di utenti e di gestori, di certezza della pena e di rieducazione completa del colpevole”.
“Il codice della strada – sottolinea Pallotti – è obsoleto; la nostra speranza è che il nuovo governo voglia procedere per colmare questa evidente lacuna. Prendiamo atto che il progetto ‘Icaro’, operativo da ormai 19 anni, ha ottenuto importanti risultati in quanto ad informazione e partecipazione nelle scuole secondarie. Tuttavia, dobbiamo purtroppo constatare che, tra i soggetti coinvolti, le vittime della strada risultano escluse, se non nelle varie realtà locali. Tale carenza è lo specchio dell’assenza delle vittime e delle associazioni nazionali in tutte le decisioni che vengono prese centralmente dalle istituzioni. Le associazioni, in alcuni casi, non ricoprono alcun tipo di ruolo. Senza la partecipazione di chi ci è già passato, non è possibile comprendere a pieno la strage stradale. Non comprendere significa non riuscire a combattere il fenomeno. Non inserire le associazioni significa non dare loro la possibilità di rafforzarsi, come avviene per altre tematiche, che vanno dagli infortuni sul lavoro, al lavoro e ad ogni categoria di lavoratori con i sindacati. Nelle principali problematiche che attanagliano l’Italia, le associazioni hanno occupato un ruolo di primo piano sia nella fase di redazione legge, che nel processo legislativo e governativo. Ciò non è quasi mai avvenuto con le vittime della strada. Si sono visti dei primi passi con la legge dell’omicidio stradale ed ora con queste audizioni e con il nuovo codice della strada. Le vittime vanno coinvolte perché possano fungere da fattore aggiuntivo decisivo ed utile. Serve l’inserimento delle associazioni di categoria negli enti che vigilano, sulle autostrade, sulle strade e negli enti di vigilanza sulle assicurazioni per i risarcimenti. E’ un passo fondamentale che mi sento di proporre oggi al nuovo parlamento, che ha davanti a sé ancora 3 anni di governo”.
Il leader dell’A.I.F.V.S. Onlus torna sugli aspetti del progetto “Icaro”: “L’apertura alle università è un importante passo avanti. Per troppo tempo si é pensato che l’educazione fosse possibile solo con bambini piccoli o adolescenti. La realtà dei fatti dimostra che i soggetti più a rischio sono proprio i ragazzi in fascia universitaria. E’ proprio per tutelare loro che è doverosa la revisione del codice della strada”. Pallotti pone l’accento su quanto l’associazione da lui presieduta abbia portato proposte concrete in sede parlamentare: “Alla luce della nostra richiesta, è stato ipotizzato l’inserimento delle cinture di sicurezza nei bus. Dati i gravi fatti di Milano, in cui è morta una signora per lo scontro tra un pullman e un camion, urge adeguare i mezzi, soprattutto quelli del trasporto pubblico, così come i privati. I nostri scuolabus sono pericolosissimi, è una vera e propria follia pensare che possano circolare senza cinture di sicurezza. E’ un modo per non insegnare ai più piccoli l’uso dei sistemi di ritenzione che salvano la vita. Va, inoltre, impedita la circolazione, nel nostro stato, di bus esteri sprovvisti dei minimi requisiti oppure manomessi in patria grazie a leggi più permissive, come nel caso della strage del bus ungherese. Imploro il parlamento di porre fine a questo scempio sulle nostre strade, anche intervenendo in sede europea”.
Per il progetto di legge a.c. 682, l’A.I.F.V.S. Onlus ha chiesto al parlamento “di inserire l’obbligatorietà di affiancare, nelle scuole di ogni ordine e grado, le associazioni di vittime ai progetti di educazione stradale per quanto concerne le convenzioni relative al traporto alternativo a prezzi agevolati. Le associazioni di vittime, di solito, sono presenti in questi casi, ma la norma va modificata perché tutto è lasciato alla libera disponibilità locale e, a volte, abbiamo visto correnti politiche escludere realtà a favore di altre solo per motivi legati a differenti visioni di partito. La strage stradale non può essere oggetto di divisione politica; va creata una norma precisa che dia garanzie di standard. Le informazioni legate al fondo contro l’incidentalità notturna sono praticamente sconosciute ai più. È molto difficile reperire i bilanci ufficiali per la rendicontazione delle spese. In assenza di parti sociali forti, l’utilizzo del denaro viene cambiato rispetto agli scopi originariamente prefissati. Ciò lo constatiamo già quotidianamente negli enti locali, che hanno l’obbligo di reinvestire i proventi delle multe nella sicurezza stradale ma non lo fanno. Mi permetto di ribadire che se ci fossero le vittime a vigilare, la situazione sarebbe ben diversa”.
Il capitolo controlli sulle strada vede la ferrea posizione del presidente Pallotti: “Il nostro popolo è soggetto all’uso di alcool. Questo malcostume va disincentivato e rappresenta una piaga sociale davvero profonda, come testimonia il numero di contravvenzioni ancora elevato. Il limite deve essere 0. Il messaggio è chiaro: se devi guidare, non devi bere. Gli interessi dei locali hanno un valore minore rispetto alla vita umana. Gli etilometri vanno revisionati e, più in generale, le forze dell’ordine vanno sostenute in ogni modo poiché fanno un lavoro difficile, sono costantemente sotto organico e hanno mezzi in dotazione non sempre all’altezza. L’istituzione di un fondo per offerta di trasporto alternativo convenzionato, col fine ultimo di contrastare l’incidentalità notturna, rappresenta un’ importante svolta, ma chiediamo espressamente che le associazioni di vittime siano obbligatoriamente coinvolte, a livello locale ma anche a livello centrale, per controllare come vengono formate le risorse ed in che modo sono utilizzate. Immaginate un mondo dove le pattuglie effettuano controlli con il costante supporto delle vittime della strada, così da far capire ai giovani ed ai non giovani che sulla strada si muore. A Modena, il nostro responsabile di sede, Franco Piacentini, un faro nella lotta alla strage stradale, da anni affianca le forze dell’ordine così come avviene a Brescia, dove il nostro responsabile, Roberto Merli, fa lo stesso. Sono azioni sporadiche e dovute più al caso che ad una strategica programmazione. E’ ora di cambiare”.
Di seguito le modifiche proposte dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada ONLUS: Adeguamento dispositivi luminosi per i velocipedi in ore notturne; Sensori di parcheggio “Salvabimbi”; modifica Art. 142 comma 1; Rendere più agevole e più efficace il controllo della velocità alle forze dell’ordine; Installazione dispositivo Isa per la limitazione automatica della velocità; Dispositivi rilevazione tasso alcolemico; Esclusione dell’art. 186 dal fatto di lieve entità penale; Il trasporto scolastico – Modifica dell’art. 172 comma 4; Adeguamento articolo 172 comma 10 del cds; Modifica dell’art. 142 comma 12 ter, in termine di investimenti dei proventi dalle sanzioni relative all’eccesso di velocità; Modifica dell’ art. 142 comma 12 quater per la rendicontazione; Modifica art. 171 del cds – Il casco obbligatorio; Aumento delle sanzioni per le violazioni dell’art. 188 sosta dei veicoli riservati alle persone diversamente abili; Modifica articolo 195 2 bis e art. 6-ter della legge 160/2007; Art. 211 cds . Il ripristino dello stato dei luoghi; Educazione stradale. Art. 230 cds; art. 173 comma 3 bis – L’uso dello smartphone; Divieto di sosta 158.
Il documento sottoscritto da Pallotti termina con quattro considerazioni di carattere generale: “è necessario incentivare la produzione ed installazione di guard rail o altri sistemi per proteggere i motociclisti. Non si può più negare il fatto che i vecchi sistemi siano pericolosissimi per i veicoli a motore a due ruote. Esistono numerosi sistemi efficaci, basta avere la volontà di usarli. Si potrebbe procedere gradualmente per le nuove istallazioni e per la sistemazione di quelle che devono essere sostituite, per poi arrivare ad adeguare tutto; E’ necessario aver ben presente il concetto di responsabilità dei gestori delle strade. E’ evidente che il traporto stradale rappresenta un business enorme. Chi gestisce le strade può contare su profitti elevati e ne deve rispondere direttamente in termini di sicurezza e di gestione trasparente. I casi degli ultimi anni, dalla tragedia del cavalcavia dell’A16 allo schianto del bus ungherese a Verona, passando per il crollo del ponte di Genova, mettono in luce una realtà evidente. Va normata la responsabilità del gestore e vanno fissati dei limiti precisi per definire le responsabilità; è necessario creare un organo di controllo generale, una commissione permanente, una tavola rotonda con tutti gli enti, a livello centrale e non periferico, come oggi accade con scarsi risultati. Urge, altresì, inserire membri delle associazioni o della società civile. Chiediamo l’istituzione di una commissione della sicurezza dei trasporti con la presenza di associazioni o di membri della società civile; Il sistema delle statistiche deve essere aggiornato. Abbiamo dei casi gravissimi dove i feriti muoiono dopo diversi mesi dall’incidente stradale, ma non sono conteggiati. Ciò altera indubbiamente i risultati. Pensiamo di includere, in qualche modo, i casi di suicido derivanti dalla morte di un familiare strettissimo, come la mamma di Alex di Stefano, conteggiata nei decessi da suicidio, ma in realtà vittima dello stesso incidente stradale dove è scomparso il figlio. Esiste un reato di istigazione al suicidio; quando ammazzano un figlio drogato, ubriaco ed in guida contromano, un genitore può non reggere e “decidere” di togliersi la vita. Sembra un gesto volontario ma non lo è. Pensiamo anche ai casi nei quali sopraggiungono morti o gravi conseguenze di salute ai familiari che vengono raggiunti dalla notizia del decesso di un loro congiunto. Anche in questo caso sfuggono alla percezione. Qui si parla di statistiche che rappresentano un fenomeno e ne vanno a determinare provvedimenti speciali, oltre a sentenze nei tribunali. La nostra associazione conta 3200 morti in più delle statistiche ufficiali. Va creato un organo per la raccolta dei dati oppure deve essere inserito nell’istante un rappresentante delle associazioni in grado di portare all’attenzione i casi più rilevanti”.