Si intitola “come confine quasi certo” il dialogo fra Michelangelo Giovinale, critico d’arte e l’artista romana Giancarla Frare.
Una composizione a quattro mani, un confronto prima scritto e poi raccontato in un singolare video.
Come due musicisti che duettanano sulla stessa corda, -lui casertano lei romana ma di origini venete- si interrogano su ciò che resta della vita. Frammenti di umana esistenza, luoghi e corpi che sono da sempre il pilastro della ricerca artistica della Frare.
Evento, singolare e di grande qualità da qualche giorno presente in rete.
I due, chiusi nelle rispettive “quattro mura”, si scrivono per lungo tempo, in un contraltare di letture incrociate, domande a cui seguono risposte. Conclusa l’esperienza epistolare, i due si continuano a raccontare, ma questa volta attraverso un video.
La corda che suona è la ricerca artistica di Frare, -donna riservata- che stimola le osservazioni di Giovinale a cui l’artista risponde.
Ne viene fuori una prova di dialettica del confronto, inusuale, fuori dai comuni schemi dell’arte, spesso in quella complicata relazione fra l’opera, il pensiero degli artisti e l’interpretazione dei critici.
Usando la scrittura prima e la tecnologia del video dopo, i due si interrogano sul senso della vita, quei frammenti che restano, prima e dopo l’uomo, su quel gigantismo moderno che fagocita le cose “piccole” ma vere della vita.
Io credo – afferma Giovinale- che sia questo il tempo di ridare voce agli artisti, -che la critica debba filtrare meno. Il piu delle volte, queste voci, restano marginali, ovattate, nel recinto sicuro delle mostre”.