(f.n.) – Come un treno nella notte che ti sfreccia accanto all’improvviso e che potrebbe travolgerti, le memorie accantonate dalla corsa del pensiero, attendono momenti come questi, in cui le pause sono larghi oceani scuri e la sponda dei suoni alla quale vorresti approdare, talmente lontana, da confondersi con il miraggio, per superare il vuoto della distrazione ed affacciarsi con violenza alle soglie della paura, della tua paura irrazionale di proseguire…e le storie degli uomini che hanno attraversato i silenzi, lasciando impronte indelebili nelle pagine scritte dal tempo e dal rito delle stagioni, oggi si offrono alla rilettura per indicare il sentiero che i rami caduti dall’albero delle nostre esistenze hanno occultato. Il dottor Alessandro Scorciarini Coppola, una vera e propria eccellenza nello studio delle Scienze della Produzione Animale ha ripercorso per noi la vita e la storia di suo padre, il dottor Angelo Scorciarini Coppola, brillante Medico Oculista, scomparso prematuramente nel 1979, all’età di 56 nel luogo in cui era nato, Piedimonte Matese. Trascorse gran parte della sua vita a Roma dove visse fino alle soglie della laurea in Medicina, che conseguì a Perugia. Si specializzò quindi in Oculistica a Bologna e nell’Università di quella città diventò assistente alla Clinica Oculistica per poi trasferirsi all’Ospedale di Codigoro (Ferrara) dove ricoprì l’incarico di Reggente fino al 1962, anno in cuidivenne primario all’Ospedale di Caserta, in cui operò fino al 1978, quando vinse il concorso di primario all’Ospedale di La Spezia, dove avrebbe desiderato trasferirsi, se un male incurabile non glielo avesse impedito. Tra le cose dimenticate dalla gente di questa terra, ve ne sono alcune che ridonano splendore alla sua immagine offuscata, da episodi di corruzione e malaffare e malasanità…Tra queste i dodicimila interventi agli occhi, effettuati da Angelo Scorciarini Coppola nelle strutture pubbliche e di questi, neppure uno a pagamento, nelle strutture private. A lui si deve la spinta decisiva alla politica del tempo, affinché fosse realizzato il nuovo Ospedale di Piedimonte Matese, non a caso edificato su un suo terreno, ceduto a prezzo simbolico e forse, come dice suo figlio Alessandro: “neppure quello.” “Era un appassionato di Storia- racconta Alessandro- che studiava con avidità sui molti libri e pubblicazioni che custodisco gelosamente nel mio studio. Come tale, cioè come studioso, previde molte delle vicende che hanno offuscato l’Italia a cominciare dalla corruzione diffusa e dal baratro economico, in cui è precipitata. Tutto ciò che è accaduto da Tangentopoli in poi ed anche prima, non ha destato in me, alcuna meraviglia, perché mio padre me lo aveva predetto in linea di massima, con largo anticipo”.
L’orgoglio si avverte nel sorriso compiaciuto, anche se appena accennato, di un figlio che il cui cuore e la cui mente non hanno voltato pagina, ma la cui coerenza e la cui onestà intellettuale hanno obbligato a leggere i tristi e mesti saggi del dopo e le speranze tradite del prima.
“Mio padre – continua- aveva creduto fortemente negli ideali politici della Democrazia Cristiana, senza peraltro possederne mai la tessera, ma conservando una formazione profondamente anticomunista e liberale, tant’è che non gradì per nulla l’apertura al PCI portata avanti da Aldo Moro di cui non condivideva nulla, politicamente, a differenza della vulgata comune, e del quale, ahimè, previde i rischi personali ai quali si era esposto e come purtroppo andò a finire. Sempre più deluso dalla DC, con me missino con cui intavolava lunghissime discussioni, mentre un tempo adduceva come pretesto, agli evidenti, continui errori commessi dal suo partito “…questo è il prezzo della democrazia…” da un certo punto in poi, cercò soltanto di modificare i progetti per il futuro della famiglia, rappresentati ovviamente e innanzi tutto dal suo trasferimento lavorativo prima a La Spezia e poi a Varese, e non me lo disse più. Quando morì a poco più di 55 anni aveva, infatti, vinto mesi prima il concorso a primario oculista a La Spezia, non potendone più già allora, figuriamoci poi, (in fondo non ha visto nulla), della gestione amministrativa dell’Ospedale di Caserta, ma non riuscì a prendere neppure servizio in quella città, a causa della malattia che in un anno lo portò alla morte. Si era inimicato molti personaggi che allora contavano nella gestione della sanità pubblica, i nomi dei quali non li ricordo, ma so che lui li trattava davanti a tutti con disprezzo, come mi fu raccontato da chi ebbe la possibilità di assistere ad alcuni episodi”. Conforta sapere che nel tempo e nella storia di questa provincia, qualcuno non ha avuto remora alcuna, nel ribellarsi alla cappa plumbea del potere politico imperante e Dio sa, di quanti Angelo Scorciarini Coppola ci sarebbe bisogno per mettere in pari la baracca della Sanità.
“Vorrei ricordare – continua Alessandro – che faceva acquisto a sue spese, di molti dei costosi ferri chirurgici che gli occorrevano in Ospedale dato che, nonostante i solleciti, quella amministrazione, forse per fargli dispetto, non glieli forniva, così come comprò i due televisori per il reparto che dirigeva; uno per quello femminile, l’altro per quello maschile. Poco prima di vincere il concorso per La Spezia, chiuse con rabbia il suo studio privato a Piazza Vanvitelli, vendendo peraltro l’immobile, allorquando il fisco gli fece un accertamento sul numero di visite effettuate, non tenendo conto dei tanti pazienti non paganti per via delle loro modeste condizioni economiche, che si rivolgevano a lui anche perché a lui indirizzati da colleghi e prelati. Tengo a dire, perché so che mio padre ci avrebbe tenuto, che la sua azione filantropica, oltre che ricevere una spinta determinante dalla sua bontà d’animo e dalla educazione ricevuta, appartenendo ad una famiglia di filantropi, era favorita anche dalla appartenenza al Rotary Club di Caserta.”
Angelo Scorciarini Coppola ha pubblicato circa quaranta lavori in gran parte all’Università di Bologna ed uno degli ultimi a Caserta, sulla scoperta della malattia da lui chiamata “Aracnoidite Opto Chiasmatica” e fu tra i primi al mondo ad eseguire il trapianto di cornea. Ha ricoperto inoltre la carica di presidente del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano dal 1963 al 1967, lasciando una impronta indelebile per le sue capacità organizzative, la sua amabilità e le sue doti umane.