– di Nicolò Antonio Cuscunà –
Nessuno mette in dubbio il grande calciatore, il suo estro risolutore di azioni uniche e storiche, la normalità con cui il suo corpo e pallone, diventando un tuttuno, elargivano spettacoli ed emozioni. Il più grande o il secondo dopo Pelé non importa, entrambi dal nulla, col dono del calcio, hanno fatto spettacolo entusiasmando gli appassionati di questo sport in tutto il mondo. La prematura morte del campione argentino lascia sgomenti, morte annunciata, morte non accettata. Di Maradona s’è scritto di tutto e di più, del suo essere genio del pallone e sregolatezza nella vita. Amato ed odiato, osannato e biasimato. Eccessi spettacolari nello sport più famoso al mondo, come nella vita senza regole adeguate all’immagine che doveva dare di atleta. Alti e bassi di una vita vissuta e sciupata, elargita senza risparmi al calcio, distrutta all’insegna della peggiore delle degenerazioni umane: “la droga”. Non è stato il primo figlio del popolo, baciato dal dono di primeggiare in uno sport, né sarà l’ultimo. Di esempi da additare al mondo ce ne sono tanti: Gino Bartali, Pelè, Pietro Mennea, ‘O Maè (il maestro) Gianni Maddaloni della palestra Judo Strar di Scampia, Alex Zanardi, Bebe Vio e tanti altri che percorrendo in salita la scala della vita hanno meritato il successo. Tutti rappresentano il “mito”, tutti sono da esempio. Maradona, nominato ambasciatore UNICEF per la gioventù, non ha saputo comprenderne il valore né come elargirlo a beneficio della gioventù del mondo che soffre. Con la sua arte da goleador oltre ad incantare gli sportivi del pianeta, ha stregato la sua seconda Patria: Napoli.
Maradona, la somma di tante contraddizioni.
Le “mani sulla città”, il colera, il terremoto e tutti i guai della città riscattati da Maradona con lo “scudetto dell’86”. Così spiega De Laurentis la indissolubile simbiosi tra i napoletani e il pibe de oro. Maradona al pari con San Gennaro. Miseria e nobiltà. Le miserie di una nobile città, caduta in disgrazia per la “mala-politica, ritornata gloriosa grazie allo scugnizzo argentino capace di convertire miserie in gioia. Se questo significa essere grande, Maradona lo è.
Maradona poteva e doveva fare di più. Fra le tante cose, guidare con l’esempio “positivo” i giovani verso la lealtà dello sport praticato con sacrifici. Non l’ha fatto scegliendo la facile e sbagliata strada che l’ha condotto all’autodistruzione ed alla morte annunciata.
Maradona utilizzato da vivo e da morto.
L’attentato a Roma contro Palmiro Togliatti (1948 – segr. PCI), rischiò la degenerazione dell’ordine pubblico. Gli incidenti vennero stroncati sul nascere dall’appello alla calma lanciato dal leader comunista ferito e dall’inaspettata vittoria di Gino Bartali al Tour de France, gioia esplosa in giubilo popolare per le strade di tutt’Italia. Non è forte azzardare la similitudine della morte di Maradona con la momentanea schermatura dei “guai causati dalla pandemia”. Tutta l’informazione, tralasciando i guai economici del Paese (Recovery Found-MES e Scostamento di bilancio), l’aumento delle infezioni, le centinaia di morti giornalieri, le scuole chiuse, l’aumento del debito pubblico con la diminuzione del lavoro, enfatizza la “disgrazia” della scomparsa del campione argentino. A Napoli ed in Argentina si accantona il distanziamento-sanitario per sprecarlo in cordoglio, commozione e giornate di lutto. Napoli fino a ieri preoccupata (ordine pubblico) per la chiusura delle attività produttive (turismo), prostrata ed avvilita nel “diritto alla salute negato” (ospedali intasati e senza posti letto), si accorpa nel “corale cordoglio” per la dipartita del “Suo figlio migliore”: Maradona. Lumini accesi, mazzi di fiori, idolatria d’immagini, lutto cittadino e intitolazione dello stadio del calcio RISOLUTRICI DELLE ENDEMIE CITTADINE.
Maradona sregolatezze e contraddizioni.
Campionati del mondo d calcio -1986-, Argentina contro Inghilterra, Maradona segna 2 gol. Il primo aiutandosi con la mano (sua ammissione postuma) lo dedica quale rivincita del Suo Paese sconfitto dal Regno Unito nella “guerra delle Falkland” – 1982- (isole Malvinas come le chiamano gli argentini). Maradona, VENERATORE del cubano Fidel Castro e dei para-comunisti venezuelani Hugo Chàvez e Nicolas Maduro (affamatori di quel popolo), RIVENDICA la “guerra delle Malvinas” voluta dal dittatore argentino Leopoldo Galtieri, quello della giunta dei colonnelli macchiatesi di sangue degli “DESAPARECIDO”.
Maradona evasore fiscale in Italia, intervistato da Fabio Fazio, fa “braccino ad ombrello” ai contribuenti italiani. Maradona, padre di 5 figli con 4 diverse madri, non significa nulla ma può dimostrare molto. Intenta 30 anni di cause per vedersi, infine, riconoscere Armando jr. figlio avuto dall’occasionale “fidanzata” conosciuta presso il clan camorristico di Carmine Giuliano. La violenza contro le donne si può esercitare in tanti modi, anche assoggettandole nella veste di “MITO”.
Giusto il riconoscimento, anche in morte, dei “grandi campioni”, senza dimenticare le differenze valoriali tra i campioni sorti dal nulla e diventati esempi da additare ai posteri e campioni che non hanno saputo gestire la notorietà ricevuta dalla fortuna.
Nell’epoca della globalizzazione forzata, della memoria lacunosa, della indistinguibile miscellanea di valori positivi e negativi, risulta facile e conveniente aggrapparsi al ritornello della canzone di Orietta Berti: ” …finché la barca va …lasciala andare…”.
Riposa in pace Maradona.
Spiace non condividere pienamente opinioni altrui; una semplice riflessione: era un genio, essendo tale non soffriva le regole, se le avesse accettate non sarebbe stato tale, tutto qui.
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