– di Nicolò Antonio Cuscunà –
I cambiamenti climatici sono oramai amare costatazioni, cicliche espressioni della natura, condizioni innaturali causate dall’uomo. L’uomo conoscendone l’origine dovrebbe tempestivamente porvi rimedio. L’aumento della temperatura globale, surriscaldamento della crosta terreste e dell’atmosfera, sono causate dal cosiddetto buco nell’ozono – causato dall’uomo-. L’immissione senza limiti di CO2 nell’atmosfera determina lo scioglimento dei ghiacci ai due poli e la conseguenziale elevazione del livello di mari ed oceani. Riduttivo e fuorviante appare l’accordo di Parigi, -specchietto per le allodole-, contratto da quasi TUTTI i Paesi del mondo, circa il contenimento di 2°C della temperatura globale per i prossimi anni. L’uomo non ha voluto sperare nel FUTURO. Nelle nostre latitudini, sempre più frequenti sono i “fenomeni eccezionali” di precipitazioni d’acqua, venti e ghiaccio, causa di disastri a uomini e cose. Bombe d’acqua, diluvi tropicali, bufere di neve e di vento radono al suolo foreste, abbattono case, coltivazioni, ponti, strade e recidono vite umane. Lo studio scientifico, con l’ausilio di nuove tecnologie satellitari, oramai prevede, con largo anticipo, le condizioni atmosferiche e le precipitazioni. Se ciò e vero, perchè si continuano a contare morti e danni ingenti tali dal rendere ridicolo e drammatico il ritornello “bomba d’acqua mette in ginocchio questa o quell’altra città”…? Cos’è che non funziona? Le previsioni o altro?
Gli attuali accadimenti di Krotone, causati da mare alto con torrenti e fiumare in piena, non sono la prima né saranno l’ultimo disastro alluvionale della città calabrese. Krotone è UGUALE a tante altre città d’Italia. Le cause addebitate a “bombe d’acqua” o l’eccezionale furia del vento “grecale, maestrale o di scirocco” sono FUORVIANTI e alibi alle “nefandezze umane”. La Calabria, per l’orografia del territorio, montano a picco sul mare, ha corsi d’acqua stretti e brevi, fiumare e torrenti, come gran parte dell’Italia peninsulare. Le stagionali, periodiche e violente portate d’acqua sono conosciute fin da quando quella regione era abitata da Bruzi, Morgeti, Enotri, Itali, Choni e Siculi, cioè dall’età della pietra. Da quei tempi, l’uomo avrebbe dovuto imparare a non costruire lungo le sponde di fiumare e litorali marini. La quasi totalità dei paesi calabresi e non solo, nel sud e isole, sono edificati senza programmazione urbana ed in barba a leggi e vincoli di inedificabilità (leggi Galasso, galassini e successive modifiche, leggi antisismiche e tutela paesistico-idrogeologica) Analoga situazione nei decantati “canaloni” delle 5 Terre, …quando l’uomo, per ingordigia e stupidità, edifica in spazi non sicuri, si ritrova con le “pacche nell’acqua”. Da Genova al Polesine non c’è luogo d’Italia risparmiato da “disastri ambientali”. Quello che l’uomo -maldestramente- sottrae alla natura, la natura se lo riprende. Quando l’uomo non presta attenzione e non cura la natura, questa si vendica. Col passare dei secoli l’uomo avrebbe dovuto imparare, così non è stato. Guai grossi e piccoli, alluvioni o distruzioni di colture da reddito o da arredo urbano sono a scadenza fissa. Il problema è e resta sempre uguale, “ingordigia e babbeità umana”. L’uomo costruisce dove non dovrebbe sottraendo terra alla natura.
Lo studio dei fenomeni ambientali, l’architettura e l’ingegneria idraulica e paesistica, l’agronomia, i restauratori paesistici, insomma, l’Italia ha competenze, ed è maestra nel mondo, per la cura e il recupero dell’ambiente violentato e fortemente antropizzato. Lo fa altrove, non lo realizza in casa propria. Piantumare alberi e arbusti in una città comporta il preventivo ed indispensabile studio dei microclimi. Strada per strada, piazza per piazza, le differenze climatiche pretendono differenti diversità arboree. Oltre e chiaramente ad altri fattori: conoscere lo sviluppo dell’apparato radicale e aereo, ciclo vegetativo e irriguo, costi benefici per la corretta manutenzione, impianto arboreo e sicurezza pubblica, valore scenografico dell’impianto, unito allo storico e culturale, rispetto al luogo di messa a dimora. La scelta delle specie arboree da allocare in una piazza o pubblica via, non l’effettua il geometra o l’ingegnere dipendente comunale, il dirigente o l’assessore di turno, in base ai propri gusti, consigli amicali ed interessi di bottega. La scelta è il frutto di STUDIO oltre alla corretta ed amorevole gestione della RES PUBLICA”. Questo modello amministrativo non è raro né eccezionale, è solo e semplicemente previsto dalle vigenti leggi dello Stato. Quando un’amministrazione comunale affida ai privati la gestione del verde pubblico per mancanza di risorse economiche, anche se con apposito regolamento, significa che è FALLITA. In un tutt’uno dei piani urbani, si studiano e creano previsioni e scelte. …. – CE 900 -Ordine degli architetti della Provincia di Caserta- Le città ed il territorio …si manifestano come un continuum indifferenziato e complesso…La città di questo secolo vive una condizione negletta, prima che fisica, sociale…lo stato dei luoghi…registra un abbandono che non può essere misconosciuto (oltre); chiama in causa coloro che operano sul territorio, auspicando…la demolizione dell’indifferenza …. -Eurispes -Rapporto Italia 1999- La società del presente, dove tutto si consuma nella quotidianità mediale e dove i contorni del passato, del presente e del futuro si confondono in un unicum informe. (il Pese imbrigliato, un Paese imbozzato-).
Aprire strade in canali di scorrimento acque meteoriche oltre ad essere spregiudicato è criminale e da ignoranti. Continuare a costruire ai limiti dell’esaurito PGR, in assenza di una corretta ed avveduta programmazione urbana, è da “arresti immediati”. Non manutenere il verde, piantumare la specie arborea errata per quel particolare micro-clima, ricorrere al “selvaggio abbattimento” al primo soffio di vento, eccezionale o meno, è da criminali incalliti. La manutenzione del verde urbano dev’essere costante, giornaliera, stagionale, non eccezionale e solo per riparare errori e colpevoli negligenze. Tagliare alberi per l’inadeguatezza dell’apparato radicale, causa d’impraticabilità del cammino pedonale, è da autentici “ignoranti”. Delle due l’una, piantumazione sbagliata a monte, luogo e modalità di gestione-manutentiva inopportune a valle, sono danni a cui non ci sono rimedi.
Il neo assessore regionale campano alla LEGALITA’ (?), voluto dallo sceriffo Vincenzo De Luca, il casertano Mario Morcone (ex superprefetto capo gabinetto ministro interni Marco Minniti, già candidato per il PD a sindaco di Napoli), quale primo atto del suo operato chiede al prefetto di Napoli di “SOSPENDERE GLI ABATTIMENTI DEGLI ABUSI EDILIZI giunti in esecuzione”. Motivo della richiesta: “… la “TENUTA dell’ORDINE SOCIALE” al tempo del Corona virus. Risposta: “…serve un Decreto legge per “parità di trattamento” su tutto il territorio nazionale… Dal M5Stelle ammiccano come fanno sempre quando non conviene, come fatto a BAGHERIA -PA- (comune siciliano amministrato dagli uomini di Di Maio e Cancellieri) congelando l’abbattimento degli abusi edilizi. Nel prossimo DPCM siamo certi apparirà l’emendamento sospensivo degli abusi. Il governo Giallo-Rosso non perderà l’occasione (come hanno sempre fatto tutti) di estorcere soldi e fare cassa, in tempo di ristrettezze, ai danni dell’ambiente.
Le città degne di tale nome, le città capoluogo, le città storiche abbisognano di assessorati organizzati con tecnici preparati e politici avveduti ed onesti. Dipartimenti e professionalità specifiche, congrui finanziamenti, programmi con regole certe puntate al futuro. Vivere alla giornata, tappare i buchi dell’emergenza, serve solo a sopravvivere aumentando danni e invivibilità. Per far vivere la “città verde” al pari della città architettura, insieme alla città abitanti, alla città servizi, alla città cultura, insomma la città DEGNA d’ESSERE VISSUTA si deve puntare ad avere UOMINI NUOVI dalla vista acuta ed intelletto senza confini. Si può se si vuole.