CORONAVIRUS PENALIZZA GLI ALUNNI DISABILI E LA DIDATTICA A DISTANZA FUNZIONA POCO E MALE

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        –        di Mariarosaria Canzano         –

Secondo “l’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici” in Italia ci sarebbero circa 500mila persone affette dallo spettro autistico e riportando i dati forniti dal ministero della Salute 1 nuovo nato su 100 riceve nel corso della sua vita la diagnosi di autismo, probabilmente un dato sottostimato, perché le famiglie non sempre chiedono la diagnosi. Per il ministero dell’Istruzione, invece, nelle scuole primarie 1 studente su 77 è autistico certificato.

Il presidente della sopracitata associazione, Giovanni Marino ha dichiarato: “Pensiamo alle difficoltà che stiamo vivendo tutti noi in questo periodo di isolamento e quarantena. Figuriamoci come questo possa incidere in bambini e ragazzi con disabilità. Proprio loro, che come e più degli altri alunni, hanno nella scuola il loro punto di riferimento per l’educazione e la socializzazione.
Sappiamo che il Ministero ha fornito delle precise istruzioni per alunni con disabilità per quanto riguarda la didattica a distanza, ma è altrettanto vero che, proprio gli studenti con autismo, sono quelli con maggiore difficoltà di attenzione già in presenza, figuriamoci a distanza. Senza contare il gap tecnologico del nostro Paese per la dotazione tecnologica dedicata proprio ai disabili, che in moltissimi territori penalizza ulteriormente questi studenti e le loro famiglie.

È difficile parlare di didattica a distanza con bambini e ragazzi affetti da autismo. Per un ragazzo autistico è tutto più complicato seguire lezioni a distanza. Senza contare le difficoltà tecnologiche che cambiano da territorio a territorio, per scarsa connessione e strumenti non accessibili a tutti. Si cerca di comprendere le misure restrittive imposte dal Governo, per carità. Ma voi sapete cosa significa avere in casa 24 ore su 24 un ragazzo autistico, abituato ad andare a scuola, che non può uscire? Diventa violento con i genitori e con chi gli sta attorno. Per noi è un sacrificio restare a casa. Per lui è una vera e propria tragedia. Una sofferenza”.

Invece da canto suo, il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, ha previsto solo per gli alunni disabili la scuola in presenza.

A tal proposito ci si interroga cosa penserebbe il genitore di un alunno della scuola primaria se, accompagnando il proprio figlio a scuola, scoprisse che solo il suo bambino sarà presente in classe e cosa penserebbe quel bambino, ritrovandosi circondato solo da banchi vuoti, sedioline ordinate e nessun compagno di classe, se non con l’unico adulto di riferimento presente con lui, il “suo docente di sostegno”. Chissà cosa farebbe l’insegnante designato ad accogliere il bambino scoprendo il silenzio surreale che una scuola vuota “urla” alle sue orecchie. Una scuola senza alunni non è una scuola e a maggior ragione una classe vuota occupata solo da un bambino, è una dimensione illogica ed innaturale della scuola. Più precisamente invece di attivare la didattica a domicilio attraverso le figure preposte o, in sinergia con gli enti locali della Campania, predisporre un piano straordinario con la presa in carico attraverso gli educatori degli alunni disabili, si è scelto di fare altro. L’idea “geniale” partorita dagli esperti che circondano ed ispirano le politiche scolastiche del presidente De Luca, è stata proprio quella di pensare di convocare SOLO gli alunni disabili a scuola, gettando all’aria quarant’anni di riforme a favore dell’inserimento e della inclusione degli alunni diversamente abili, minando il campo già compromesso delle difficili relazioni atipiche e talvolta inesistenti, che vivono questi alunni affetti da autismo.