“GIOVANE E BELLA”: UN’INDAGINE SOCIO-PSICOLOGICA SENZA OSTENTAZIONI

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di Mariantonietta Losanno 

Scandito in quattro stagioni, sulle note di Françoise Hardy, “Giovane e bella” racconta la storia di Isabelle, una studentessa di diciassette anni che, dopo aver perso la verginità durante l’estate, decide di vendere il suo corpo a uomini ricchi e maturi in lussuosi hotel per trecento euro l’ora. La pellicola non esibisce traumi e non dà spiegazioni: Isabelle non spende i suoi guadagni, ma continua -per puro piacere- a trasformarsi in un “prodotto” di classe per clienti di un certo livello. Il regista vuole distaccarsi dal moralismo ipocrita di tanti altri film sulla prostituzione minorile, per condurre un’indagine socio-psicologica sull’evoluzione di una ragazza dall’adolescenza all’età adulta. 

%name “GIOVANE E BELLA”: UN’INDAGINE SOCIO PSICOLOGICA SENZA OSTENTAZIONINon tutti maturiamo allo stesso modo, ognuno di noi intraprendere il percorso di maturazione in modo differente cercando di capire se stesso e il mondo che lo circonda: tutto è finalizzato, nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta, alla ricerca della propria verità. Per conoscersi, esplorarsi e comprendersi, Isabelle si concede; per lei la prostituzione è un mezzo per giustificare un fine, ossia quello di evadere dalla realtà, da quella sensazione di insoddisfazione che attanaglia tanti adolescenti. Non la fa per soldi, né per assecondare una perversione: è una scelta assolutamente libera da condizionamenti. La maggior parte di noi sarebbe subito pronta a giudicare le scelte di Isabelle, a definirle estreme, pericolose, immorali: l’intento di Ozon, però, è quello di seguire la maturazione di Isabelle -una crescita non solo dal punto di vista sessuale, ma anche intima e personale- non offrendo una spiegazione esaustiva ai suoi comportamenti, non giudicando le sue azioni, limitandosi ad osservarle e a raccontarle con profondità e leggerezza allo stesso tempo. Il regista pone al centro della sua indagine cinematografica la crescita di una ragazza, il piacere fisico non c’entra. Forse in lei si manifesta il bisogno di colmare quei vuoti affettivi dell’infanzia (il padre l’ha abbandonata quando era piccola), e l’unico modo confacente sembra essere quello di rivendicare il controllo sugli uomini e sul proprio corpo. 

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Quella di Ozon è un’analisi differente rispetto a tante altre opere sul tema: la pellicola ci trascina in una fase di passaggio cruciale nella vita di una ragazza, tra la quotidianità familiare e le abitudini della sua seconda vita, fatta di camere d’albergo e di vestiti rubati alla madre per nascondere la giovane età. A metà tra “Bella di giorno” e “Lolita”, Ozon sottolinea le emozioni e le fragilità vissute nell’adolescenza, sfruttando le canzoni di Françoise Hardy che ben simboleggiano i pensieri e concorrono a creare un’atmosfera intensa e malinconica.

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“A diciassett’anni non si può esser seri”, ha detto Arthur Rimbaud. E lui andrebbe preso sul serio. Ozon  sembra avere al tempo stesso nessuna e mille motivazioni per raccontare il percorso di Isabelle. Schiva attentamente le banalizzazioni, scartando la ninfomania, perché la ragazza con il tempo acquisisce disinvoltura e sicurezza della propria sessualità, ma non prova praticamente mai piacere; e le ragioni economiche, perché non siamo di fronte ad una ragazzina che ha bisogno di comprarsi un cellulare di ultima generazione o vestiti all’ultima moda. Lo spettatore trova più plausibile giustificare Isabelle (perché non si riesce ad osservare impassibili, si sente il bisogno di trovare una spiegazione logica ai comportamenti della ragazza), pensando che voglia accumulare esperienze, colmare la noia del vivere in una famiglia borghese con tutti gli annessi stereotipi. 

%name “GIOVANE E BELLA”: UN’INDAGINE SOCIO PSICOLOGICA SENZA OSTENTAZIONI“Giovane e bella” racconta un viaggio di scoperta: il punto di arrivo, per Isabelle, sarà la consapevolezza di essere sempre stata quello che è, ovvero una ragazza che rifiuta le etichette che una cultura incapace di “addomesticarla” vorrebbe imporle. L’opera, depurata dal moralismo e dalla morbosità, affronta con coraggio ogni preconcetto, dubbio o contraddizione di un’età complessa come l’adolescenza. Una pellicola delicata, sincera e infinitamente triste.