CASERTA, DA CITTÀ MILITARE A… NÉ CARNE NÉ PESCE NÉ VERDURA

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     –     di Nicolò Antonio Cuscunà     –              

caserta cuscunà scaled CASERTA, DA CITTÀ MILITARE A... NÉ CARNE NÉ PESCE NÉ VERDURASenza affondare nella storia antica, possiamo dire che quest’angolo della pianura campana, prima e dopo la Reggia, ha acquartierato soldati. Questa vitale presenza si legge in ogni dove dell’attuale città, sono le cosiddette servitù militari ad indicarcele. Dirute, sigillate, barriere attive, dismesse o in uso, sono state e ancora rappresentano condizionamenti alla città che, oramai, non è da ritenersi più ad ” economia derivata dalla presenza di militari”.

C’era una volta la STMC, scuola truppe meccanizzate e corazzate, la Caserma Ferrari Orsi, con la caserma Amico, oggi Timavo, rappresentavano il punto di forza per presenza militare in città. Entrambe ospitavano, a ciclo continuo, i “contingenti di leva obbligatoria”, truppa e allievi ufficiali di complemento. La scuola di Polizia di Stato nell’ex vaccheria borbonica, oltre alla Scuola Allievi Sottufficiali dell’A.M. Queste enormi strutture militari dal “limite invalicabile” cingevano la città a soffocante difesa. Presenza umana dal grande valore culturale e sociale, oltre che economico. L’apporto culturale è ancora sentito e radicato, quello economico oramai non è più.  La prevalente economia derivata dalla presenza militare era già venuta meno, ancor prima dell’abolizione della “leva obbligatoria”. La modifica di norme e leggi, per l’approvvigionamento di derrate alimentari, vestiario e quant’altro, obbligavano bandi di gara internazionali e non locali. Ed eccoci alla chiusura delle “manifatture militari” (Panzera e Bove, Olivieri ectc-) con la perdita di commesse e di maestranze. Fonte d’economia per la città restava la presenza dei soldati di leva in libera uscita, sicuramente valida ma non sufficiente. Anni floridi per la economia cittadina collegata a questa manna facile da raccogliere. Alberghi, ristoranti, pizzerie, sale cinematografiche, bar e negozi di ogni genere, la sera venivano pacificamente invasi da ordinate, allegre schiere di giovani in divisa. Provenivano da ogni angolo d’Italia e, la scuola Sottufficiali dell’A.M. per un certo periodo, prima dell’indipendenza del Congo dal Belgio, ospitava la formazione di aviatori di colore che esibivano cucito, sulla manica della divisa azzurra, lo scudetto ” CONGO-BELGA”. La città faceva il “tutto pieno” nell’occasione del cosiddetto giuramento. La visita parenti ai “coscritti” era una vera manna per albergatori, ristoratori e negozianti. La città s’accorgeva dell’assenza dei soldati durante le festività di Natale e Pasqua, scontenti i commercianti, contenti i casertani di riappropriarsi di strade, sale cinematografiche e pizzerie. L’abolizione della “leva obbligatoria”, i moderni sistemi di “difesa” dopo il crollo del Muro di Berlino, la fine della guerra fredda, l’avanzare del terrorismo, e le nuove esigenze di un “esercito di professionisti” hanno fatto il resto.  Le caserme che prima ospitavano fino a 8/9 mila soldati, oggi ne ospitano appena 2.200, Garibaldi + Timavo.. Questa presenza non determina più forti ricadute economiche, in quanto i soldati, in addestramento o di stanza, vivono in maggioranza fuori presidio e fuori regione.

Continuare e considerare lo sviluppo della città in funzione d’economia derivata dalla presenza dei militari è riduttivo, fuorviante e dannoso.

Le servitù militari continuano a rappresentare vere barriere insormontabili all’armonica pianificazione della città futura. Le periodiche querelle sulla destinazione di parte di queste, l’uso ed il consumo, in assenza di un “superato” PGR e di un “sottratto PUC” sono e restano la “disgrazia” di questa e delle future amministrazioni comunali.  Il Macrico, l’ex villa Maria Carolina con l’attigua zona “SARTORI”, in ordine di tempo, sono le ultime “nefandezze” che si vorrebbero porre in essere. Gli addetti ai lavori dimostrano di non avere a cuore le sorti presenti e future della città. Erroneamente ricorrere a “nostalgismi manichei” rispetto alla tradizione di Caserta città militare è volerne il male. Nessuno mette in discussione le tradizioni con cui ogni casertano è legato col cuore e col sangue alla presenza delle FF.AA. Continuare a fare perno su questi sentimenti senza guardare avanti ed al futuro significa calpestare Caserta, i casertani e la cultura militare di cui si è pregni.

Il PUC redatto in fase d’arrivo è stato sottratto. deve ricomparire. completare il suo iter ed essere restituito alla Città. Non è sufficiente parlarne di tanto in tanto, né c’è bisogno di acculturati e professionisti, professori e insegnanti che indichino cosa fare. Tecnici che mortificano loro stessi tacendo in attesa dell’obolo compensativo ripagante il silenzio. Tecnici speranzosi del cambiamento calato dall’alto. Partiti con responsabilità di governo locale, movimenti, gruppi o lobby tutti taciturni, distratti, attendisti. Il sindaco Marino, la sua amministrazione attiva e l’intera compagine di minoranza servono, anche se a diverso titolo, immediatamente restituire il Puc alla Città.  Scrivere, discettare di “piani di commercio”, grande distribuzione, consumo del suolo, destinazione d’uso ora di questa servitù militare e domani di un’altra è “babbeità” per chi l’effettua e per chi ci crede.

Caserta ha la naturale “vocazione turistica” derivatale dalla fortunosa presenza, sul suo territorio, di attrattori di grandissimo valore. La Reggia, il Belvedere, il Borgo medievale, ecc. Metterli a frutto è compito dei suoi amministratori, tenuto conto dell’adesione della città al “Distretto turistico dell’Appia Antica”. Non sfruttare le leggi nazionali e regionali, in materia d’economia derivata da turismo, è da criminali. Queste norme consentono l’accesso a finanziamenti molti dei quali a fondo perduto. L’Ente comune dev’essere capofila trainante per altri Enti e per le Imprese. I Distretti Turistici dispongono di un “comitato scientifico” preposto alla pianificazione e presentazione di progetti mirati, Caserta finge di non saperlo. La colpevolezza di tali irresponsabili comportamenti sono pari all’incuria prestata dai partiti di riferimento del sindaco: il PD unitamente alla Direzione della Reggia, della Camera di Commercio, Unione degli industriali e tutti gli organismi datoriali. Quest’argomento deve rappresentare la discussione su cui palesemente presentare le intenzioni di candidatura alla guida della città.  I casertani saranno chiamati a scegliere nella consapevolezza che il loro presente e futuro dipende dal governo locale. Servizi, qualità della vita e lavoro dipendono dalla loro capacità di scegliere, non facendosi babbiare.

Compito dell’informazione libera, senza paletti e senza peli sulla lingua è ” sollevare il dibattito” indicando argomenti, di più non si può né si deve.

Compito dei singoli cittadini, raggruppati, associati, appartenenti o svincolati è di “non restare a guardare” né delegare con cervello disattivato.