“THE SOCIAL DILEMMA”: QUANTO SIAMO INCONSAPEVOLMENTE PSICO-PROGRAMMATI?

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           –        di Mariantonietta Losanno      –              the social dilemma 2 “THE SOCIAL DILEMMA”: QUANTO SIAMO INCONSAPEVOLMENTE PSICO PROGRAMMATI?Il documentario investigativo diretto da Jeff Orlowski, distribuito dalla piattaforma Netflix, è nella top ten dei contenuti più visti. I vari esperti di tecnologia, nonché le persone che hanno lavorato per le maggiori corporazioni e piattaforme sociali, ci sottopongono un quesito: quanto ci si deve difendere dal potere persuasivo della tecnologia? L’intento è quello di aprire un dialogo in cerca di una soluzione, mettendo in luce aspetti di una società che -più o meno inconsapevolmente- sta consentendo un controllo sempre più inglobante da parte della tecnologia. L’intelligenza artificiale studia accuratamente le nostre abitudini, riuscendo ad anticipare i nostri comportamenti: in questo meccanismo di “gioco”, in cui si persegue la finalità di generare un potente strumento per “autoalimentare” l’interesse dell’utente -possibilmente senza che lo stesso nemmeno se ne accorga- la lotta è impari. Siamo intrappolati in una sorta di “Truman show” in cui la tecnologia esercita un delirio di onnipotenza nei nostri confronti: impone degli stili di vita, degli standard irrealistici di bellezza; decide quanto e come mettere alla prova l’utente sfruttando gli aspetti della sua personalità e minando la sua autostima. Tutto viene costruito dai programmatori in base a ciò che può creare un pubblico più vasto, in base -naturalmente- a meccanismi economici: le nostre scelte vengono influenzate e pilotate, è come se tutto fosse già predefinito da qualcuno al di sopra di noi.

unnamed “THE SOCIAL DILEMMA”: QUANTO SIAMO INCONSAPEVOLMENTE PSICO PROGRAMMATI?Che impatto ha, tutto questo, sull’informazione? I frequentati di internet credono sempre più spesso a notizie false: quanto è inquinato, dunque, il dibattito politico? E, soprattutto, il giornalismo può combattere le fake news e arginare il rischio di una sempre più dilagante disinformazione? Dato il periodo storico, verrebbe anche da domandarsi, come è possibile gestire un’epidemia globale nell’epoca delle fake news. Il problema è che, le piattaforme sociali che tutti noi oggi utilizziamo, non prevedono delle “regole”: non ci sono limiti reali nel potere esprimere o diffondere un’opinione (verificata o falsa che sia); non ci sono direttive che tutelino la responsabilità morale che possiede chiunque lavori nell’ambito della tecnologia. Si pensi all’aumento nella generazione dei giovanissimi (perché oggi, si è già connessi a partire dai dieci anni) di depressione, ansia, pratiche di autolesionismo, e addirittura, si è registrato un cospicuo incremento anche dei casi di suicidio; c’è persino chi ha voluto ricorrere alla chirurgia plastica per assomigliare ai filtri dei “selfie”.  Lo scopo di “The Social Dilemma” si presenta, quindi, quello di mettere al corrente tutti -non solo gli addetti ai lavori- di quanto oggi la tecnologia sia inganno e raggiro (“una tecnologia sufficientemente sviluppata è indistinguibile dalla magia”): ci sono meccanismi codificati e ormai collaudati che sono in grado di comprare l’attenzione degli utenti, innescare delle abitudini inconsce, sfruttare le vulnerabilità caratteriali per persuadere e atrofizzare le capacità di affrontare le situazioni.

newslaundry 2020 09 2542c5d0 3588 4549 9b7a 034db8930249 The Social Dilemma AI scaled “THE SOCIAL DILEMMA”: QUANTO SIAMO INCONSAPEVOLMENTE PSICO PROGRAMMATI?La tecnologia non fornisce degli strumenti che possono essere utilizzati liberamente: seduce e pretende delle precise risposte a degli altrettanto precisi meccanismi di persuasione. Niente è lasciato al caso: quello che pensiamo ci venga propinato secondo casualità, è in realtà accuratamente pianificato. Tutto quello che si fa online viene osservato, tracciato e misurato, per questo ormai si parla di “capitalismo della sorveglianza”: è il senso della comunicazione ad essere totalmente modificato. Siamo una sorta di cavie di laboratorio al solo scopo di consentire ai programmatori di trarne un beneficio. In questa realtà in cui non sembra esserci alcuna protezione, persino chi è del mestiere può diventare una vittima degli stessi marchingegni realizzati dalle loro menti: siamo tutti vulnerabili all’approvazione e alla reciprocità sociale. Il bisogno di appartenere, di essere approvati o apprezzati è tra le più alte motivazioni umani; inoltre, ci sentiamo spesso in dovere di ricambiare i gesti che abbiamo ricevuto (attraverso i “like”, i commenti). Nel periodo storico attuale, però, l’approvazione e la reciprocità sociale sono nelle mani delle aziende tecnologiche che riescono ad operare una manipolazione dei nostri bisogni individuali. Gli utenti sono esposti a rischi concreti per il proprio benessere psicofisico; è la loro fragilità emotiva ad essere esibita e sfruttata dalle potenzialità persuasive della tecnologia ai fini puramente economici. Bisognerebbe trovare un Clipboard k3vE U32101258336132voG 656x492@Corriere Web Sezioni “THE SOCIAL DILEMMA”: QUANTO SIAMO INCONSAPEVOLMENTE PSICO PROGRAMMATI?freno, realizzando una “tecnologia morale”, che tenga dunque conto dei limiti: ad esempio, si potrebbero disabilitare alcuni servizi qualora si sia raggiunto un tempo di utilizzo elevato (dopo un uso continuativo o dopo orari specifici); o riducendo l’uso dei “filtri” che distorcono gli ideali normali di bellezza (quelli in cui, si accettano anche le imperfezioni, perché sono normali, appunto); o controllando i contenuti in base ad un target di età, difendendo maggiormente alcuni utenti rispetto ad altri. È auspicabile -e si spera anche realizzabile- l’ipotesi di un vincolo morale. “The Social Dilemma”, tra le varie possibili soluzioni, consiglia di adottare delle piccole ma considerevoli abitudini: disattivare o limitare le notifiche, informarsi in modo più attivo e sicuro, prendendosi il tempo per filtrare le notizie e scegliendo quali fonti consultare, ricominciare a scegliere cosa vedere, cosa comprare e da cosa essere attratti, sciogliere questo incantesimo che ci porta ad essere alla stregua di burattini in balia dei programmatori. Pensare, scegliere, selezionare: è ancora possibile riscrivere le regole?