– di PepPe Røck SupPa –
Non sarò mica l’unico Homo Sapiens sfigato in amore, mi domando di fronte ad ogni mio amore non corrisposto, ormai ne ho una collezione, quasi come se mi ci mettessi apposta per sceglierli tra i più impossibili, tutte donne sulle quali una persona normale come me non può fare presa a priori: Dolcenera (quando ero più giovane sia io che lei), Arisa (ma solo per le sue tette) e più recentemente Sasha Grey, fino alla mia ultima attualissima delusione, Ornella Muti. Solo Sasha, per la verità, mi ha ricambiato, ma solo su You Porn.
Comunque per consolarmi, appena mi sento un po’ giù, vado a rileggermi gli amori falliti delle persone passate, per capire se c’è da capire qualcosa: Pavese e Constance Dowling, Leopardi e Fanny Tozzetti. Così appena ho visto la biografia di Liane De Pougy mi ci sono buttato a capofitto, me lo sentivo che li c’era acqua per dissetarmi. Perché Liane De Pougy, nome d’arte di Anne-Marie Chassaigne, era la regina del demi-monde parigino della Belle Epoque, era attrice ma soprattutto era la cortigiana più ambita, una femme fatale che ebbe molti uomini tra i più ricchi e potenti, e perfino autrice di romanzi erotici come l’ldylle saphique. Una che andava a cena da Maxim’s ma aveva il coraggio di risponderti: «Tutti vendono qualcosa, io vendo il mio culo. Solo voi non vendete niente, perché siete dei cretini».
Perfino in quel fin de siècle ho scoperto che la storia è sempre la stessa. Insomma, una che faceva innamorare tutti gli uomini dell’epoca, ha dato il due di picche non a uno qualunque ma a Gabriele D’annunzio, il vate, l’immaginifico.
Le cose andarono cosi: era il primo maggio del 1902, siamo a Firenze, è la festa delle rose.
Il vate manda a prendere Liane, la porta alla Capoccina, la sua villa, e per incantarla le parla con la sua dialettica dannunziana, e lei lo ascolta. Poi tanti saluti, arrivederci e grazie. Lei, la «grande orizzontale», resta verticale con il vate.
II quale tre giorni dopo ci riprova, e lei invia in risposta un messaggio tramite l’anziana cameriera, Adèle, su cui è scritto testuale: «Ciò che non è fatto resta dunque da fare…un giorno, senza dubbio, perché no? Occorre tempo per
abituarsi a una tale felicità».
Insomma D’Annunzio rosica come pochi, come io con Ornella perché non mi ha risposto su Instagram e so che non potrò mai averla, ma il paraculo Gabriele non si arrende e le scrive ancora:«Sapete accendere i ceri da lontano come da vicino. Fate attenzione». Molto simile al messaggio che ho mandato io a Ornella e quindi mi fa supporre che anche Gabriele, come me, avrebbe usato i social per i rapporti più intimi.
Comunque, voglio dire: io non credo che Liane avesse mai letto qualcosa di D’Annunzio, quindi non poteva essere affascinata da D’annunzio, perché era una donna figa, famosa e bella, è proprio questo il punto. In compenso l’aveva guardato bene fisicamente, e non avra avuto la gobba di Leopardi ma per Liane era «un orribile gnomo con le palpebre senza ciglia, bordate di rosso, senza capelli, con i denti verdastri e l’alito cattivo».
E dopo aver scaricato il vate mica è finita li, Liane De Pougy ha la fortuna di conoscere niente di meno che Marcel Proust, per intenderci, il mio Scrittore preferito e credete che si innamori di Proust? Macché, si innamora di Reynaldo Hahn, l’amante di Proust.
Le cose andarono cosi: il 16 dicembre del 1902 Liane è alla rappresentazione di Le Carmelité di Reynaldo all’Opéra-Comique e scrive: «Ero li, emozionata…Reynaldo, con i nervi a fior di pelle, emozionato anche lui, ebbe il pensiero gentile di mandarmi tra un atto e l’altro Marcel Proust che per questa circostanza, aveva derogato alle sue abitudini per darmi sue notizie, raccogliere le mie, conoscere il mio pensiero, le mie impressioni, e quelle del mio entourage. Proust portava biglietti con un sorriso
buono (secondo me finto), e riportava con gioia (secondo me finta) le parole».
Cioè, Liane incontra Prouste e cosa ci fa? Ci parla della vita, della morte, del tempo perduto? No, lo usa come un postino. E Proust che ci fa? Si dice gli abbia ispirato addirittura Odette de Crécy (che consiglio di leggere).
Il resto della vita di Liane è di una noia mortale, andrà a vivere con un ricchissimo principe rumeno e prenderà i voti diventando una suora domenicana, Anne-Marie della Penitenza,
per intenderci tipo la nostra Claudia Koll più di un ventennio anni fa, guarda caso anche lei un mio vecchissimo amore impossibile, e infine morirà triste e sola nel 1950, e io penso che ben le sta.