Con la Legge sulla Trasparenza, la 241/90, il legislatore ha inteso rendere il “palazzo” più trasparente, ha voluto dare al cittadino contribuente un’opportunità in più anche per controllare come i suoi contributi, le sue tasse, venivano utilizzati. Cioè se l’Amministratore della Res Pubblica praticasse effettivamente le regole del “buon padre di famiglia”. Il buon padre di famiglia è una figura storica della società. È quell’uomo considerato di alto rigore, lealtà, onestà, impegno, determinazione, cura e dedizione per la famiglia. Un uomo di alta considerazione e stima sociale. L’espressione “buon padre di famiglia” assume un significato pregnante anche nel mondo giuridico, nell’ambito di svariate norme di legge, così come nella giurisprudenza. Orbene, andiamo a verificare se i nostri soldi destinati per l’assistenza sanitaria (salute bene primario per eccellenza) vengono gestiti come dovrebbe fare un “buon padre di famiglia”. Ahinoi, a quanto pare siamo tutti figli e vittime di “padri degeneri”! Siccome Il Cerusico, ormai è noto a tutti, è un po’ paranoico, questa volta prova a lenire le proprie contorsioni mentali coadiuvato dagli ultimi rapporti dell’ANAC (Agenzia Nazionale Anti Corruzione) e del GIMBE (Associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze). Ebbene cosa dicono le due “istituzioni”? Cominciamo con l’ANAC che certifica il fallimento della Sanità nostrana: “Con oltre 337 milioni di euro e 76mila euro di spesa per contagiato la Campania si colloca al top tra le regioni per la spesa sostenuta per affrontare l’emergenza Covid 19 alla data del 30 aprile. La tabella pubblicata dall’Anac fa clamore. La sanità campana ha speso per ogni contagiato più risorse della Lombardia e del Veneto che sono state tra le zone d’Italia più funestate dalla pandemia. A far lievitare il costo delle barriere alzate per bloccare il virus, è stato l’acquisto dei dispositivi di sicurezza. Possibile che l’amministrazione regionale della Campania, dal 1 marzo al 30 aprile 2020, ha speso ben 76.308 Euro per ogni contagiato (erano solo 4.423)? Una cifra spropositata che ha visto la Campania superare, in termine di spesa, finanche la Lombardia che, nello stesso periodo, registrava 75.732 contagi spendendo appena 5.178 Euro per ogni contagiato. Perché sussiste questo enorme divario così elevato tra la Campania e la regione più colpita dalla pandemia, rientra nei misteri gaudiosi. Quanto alla spesa complessiva sostenuta dalle Regioni anche in questa classifica la Campania è primatista”. Con i suoi oltre 337 milioni al 30 aprile 2020. A fronte della spesa più alta di tutte le regioni, la Campania oggi sta affrontando il dramma di un numero altissimo di contagi. Come si spiega? Che rapporto c’è tra le alte spese sostenute i gli effetti del virus che vanno in direzione opposta?
E questo, solo relativamente ai soldi impegnati per i dispositivi di sicurezza! Senza mettere in conto i soldi sperperati per la realizzazione degli Ospedali Covid modulari (20 milioni!) per i quali si attendono succose novità sia da parte della Procura ordinaria sia da quella della Corte dei Conti.
Ora passiamo a quanto registrato dal GIMBE (07.09.2020). “Il credito del Nord si trasforma in un debito per il Centro-Sud, costretto a pagare le prestazioni sanitarie dei pazienti che decidono di spostarsi fuori regione per ottenere le cure. L’immigrazione sanitaria penalizza le regioni del Mezzogiorno a beneficio di quelle del Nord. Il fiume di denaro scorre prevalentemente da Sud a Nord: 97% del saldo attivo confluisce nelle casse di Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana. L’84% di quello passivo grava su Campania, Calabria, Lazio, Sicilia, Puglia e Abruzzo. A dimostrarlo è l’indice di fuga – l’ammontare del debito che viene generato da una regione nei confronti delle altre per il pagamento dei servizi – più alto in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, tutte con un debito superiore ai 300 milioni di euro. In 4 regioni del Nord, infatti, si registra un attivo 1,34 miliardi, mentre in 6 regioni del Centro-Sud un passivo di 1,44. Le sei regioni, infatti, con maggiore indice di fuga (l’ammontare del debito che viene generato da una regione nei confronti delle altre per il pagamento dei servizi) sono: Lazio (13%), Campania (10,5%) che insieme rappresentano un quarto della mobilità passiva, ma anche Puglia (7,3%), Calabria (6,7%), Sicilia (6,5%)….. se da un lato è difficile quantificare i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti, dall’altro è impossibile effettuare e stimare sia i costi indiretti (assenze dal lavoro di familiari, permessi retribuiti), sia quelli conseguenti alla mancata esigibilità delle prestazioni territoriali e socio-sanitarie, diritti che appartengono alla vita quotidiana delle persone e non alla occasionalità di una prestazione ospedaliera”. E fin qui abbiamo visto anche il Rapporto GIMBE.
Quindi, a quel “buon padre di famiglia”, a questo punto gli viene spontaneo chiedersi: “tra le spese pazze Covid e mobilità passiva quanto ha speso la Regione Campania nel solo 2020?” Sommando: 337 milioni Covid + 300 milioni tassi di fuga = 637 milioni!!! Proviamo a dipanare la matassa dando uno sguardo già solo a quanto succede nella virtuosa Asl di Caserta. Pertanto, aiutati da Il Cerusico (16.12.2019). Cominciamo con il leggere il Bilancio che viene “ratificato” con Delibera N. 477 del 29.11.2019: “Il numero dei ricoveri per gli assistiti dell’ASL Caserta è in continua flessione (anche in riferimento ai ricoveri extra Regione)”. Ahi, ahi, ahi! Già qui i dati sono riferiti solo fino all’anno 2017! Infatti per il 2014 per i cittadini casertani andati a curarsi fuori regione si è speso 63.415.743,33 di Euro; per il 2015, 63.157.761,47 Euro; per il 2016, 65.328.009,81 Euro e per il 2017, 60.729.071,18 Euro. Ora, leggendo la Delibera n. 1619 del 21.12.2018 “Bilancio Preventivo 2019-2021” e se memoria non ci inganna (Il Cerusico, 10.06.2019) troviamo alla Voce B.2.A.7.3) – “Acquisti servizi sanitari per assistenza ospedaliera da pubblico (Extraregione) per il 2019 si prevede una spesa di ben 68.132.00,00 Euro” contro i 62.533.00.00 Euro del 2018, che già era un record nazionale!!! Come si fa ad affermare, oggi (!!!), che “Il numero dei ricoveri per gli assistiti dell’ASL Caserta è in continua flessione (anche in riferimento ai ricoveri estra Regione”?????? Ma non finisce qui, se a pagina 35 è stigmatizzato il dato che “……Da questa quota complessiva vengono sottratti ben euro 143.191.000 euro per compensativa passiva e riequilibrio. Ciò per l’ASL Caserta significa maggiori costi per euro 70.329.000,00 dovuto alla maggiore mobilità passiva extra regione rispetto a quella attiva!!!”. Tanto registrava Il Cerusico nel 2019. Oggi, confrontando il Bilancio Preventivo 2019-2021 (di cui sopra) con la Relazione sulla Performance 2019, Delibera n. 834/2020 pagina 8, 9, 12, evidenziamo quanto affermato, cioè: “L’area della provincia di Caserta è risultata fortemente penalizzata dalla precedente programmazione (…e chi l’ha fatta? n.d.r.), dotata infatti di soli 2,61 posti letto per 1000 abitanti. Ciò determina inevitabilmente grandi ricadute sulla mobilità (?) e grosse criticità nei presidi della rete”. Ora, pur biasimando il tentativo tutto italico dello scaricabarile, ci sembra di capire da questa “pubblica e formale dichiarazione” che il problema dei tassi di fuga “non sarebbe la qualità dell’offerta, bensì la mancanza dei posti letto? Un mero problema di standard alberghiero? “Ma mi faccia il piacere” … direbbe Totò. E, di rimando, al Principe della risata, i nostrani strateghi della “Performance” della nostra Sanità, rispondono: “……ma io “che c’azzecco”?