(f.n.) – Roberta G. ha chiuso le finestre in fretta ieri sera…più presto del solito…le ha chiuse istintivamente, forse per proteggersi dai riverberi accecanti dell’odio, che cavalca spietato e furibondo attraverso l’aria e sale e striscia lungo le pareti fragili della comprensione a singhiozzo e la sommerge…Roberta G. ha inviato una lettera aperta alle candidate al Consiglio Regionale, rivolgendosi in particolare a Lucia Esposito. È stata una sua precisa richiesta questa pubblicazione, che accogliamo con grande partecipazione e comprensione. Vorremmo aggiungere al suo il nostro sconforto, vorremmo unire al suo scetticismo il nostro, al suo disincanto il nostro, assieme alla certezza, la sua e la nostra, che è questo mondo che non vuol cambiare…questo mondo si piace così… vorremmo dirle che anche noi siamo convinte che non succederà mai nulla…ma che abbiamo il dovere di credere che qualcosa possa ancora cambiare…I racconti delle violenze che subiscono quotidianamente gli esseri umani, in questo caso le donne, nella maggior parte dei casi, si traducono in parole taciute, consumate nei diari che non dovranno mai vedere la luce, sono lacrime sperse e cancellate dalla paura, sono racconti che si vorrebbero affiggere come manifesti, sui muri grigi delle città, sono racconti che dovrebbero essere stampati, su milioni di volantini ed oscurare il cielo ogni volta che si riversano sulla distrazione, di chi procede per la propria strada, masticando indifferenza e nutrendosi di abitudine. I racconti della violenza sono brevi allucinanti schizzi di sangue, che restano a dimora nella coscienza collettiva e la soffocheranno prima o poi… Uno di questi racconti si intravede sullo sfondo di un dolore opaco…chiuso dentro l’anima, un dolore che ogni tanto trasuda rabbioso ed impotente, disegnando un’altra illusione. È il racconto di Roberta G.
Lettera aperta a Lucia Esposito e alle candidate al consiglio regionale
“Violenza in famiglia, ne state facendo un cavallo di battaglia. Violenza di genere o in tutti i casi chiamatela come volete, psicologica, materiale, economica, sessuale…sempre vita difficile è. Io l’ho vissuta e la vivo. Voi dove siete? In caserma nemmeno il supporto di uno psicologo o i servizi sociali, hanno attivato. Ora che il giudice, dopo un anno ha revocato il divieto di avvicinamento il carabiniere che me lo ha comunicato, ha detto che loro non potranno fare nulla se lui si staziona sotto casa. E voi candidate dove siete mentre io ho paura? Non ho i soldi per arrivare a fine mese. E voi candidate dove siete? A riempirci la testa che dovrete portare in consiglio regionale le problematiche della violenza in famiglia al tempo del Covid? Quella violenza si consuma nel tempo del Covid come a Natale, a Ferragosto, in settimana o di notte. Non parlate di violenza se non sapete cosa significhi avere un buco in testa perché un uomo vi ha strappato tutti i capelli.”