CASERTA – «Quello delle donne è un tema enorme. E come tutte le questioni di genere è ostaggio di stereotipi, pregiudizi, discriminazioni, violenze, che impediscono la piena affermazione della parità», dichiara Lucia Esposito, candidata al Consiglio Regionale della Campania. «Milito in un partito, il Partito democratico – aggiunge –, che ha istituito una Conferenza nazionale delle donne, presieduta da Cecilia De Lia, che lotta contro ogni forma di violenza e di prevaricazione, sociale, fisica e psicologica; una sensibilità che non mi pare molto diffusa, né all’interno delle altre forze politiche, né tantomeno nelle liste civiche». Per Esposito, la sfida si vince con l’educazione, in famiglia e a scuola, con la sensibilizzazione, promuovendo modelli virtuosi, e con le spinte che la politica può imprimere in ogni ambito, perché la parità uomo-donna non è solo un diritto umano fondamentale. «Anzi, considerarla tale – argomenta –, lo dico con un accetto provocatorio, la eleva a questione etica e la rende quasi inafferrabile. Garantire alle ragazze e alle donne l’accesso all’istruzione, a un lavoro e a una paga dignitosi, alle cure mediche, così come la rappresentanza nei luoghi dove si decide, è una condizione necessaria per una società che ambisce alla prosperità economica e alla pace. Spesso – prosegue Esposito –, mi sono trovata ad affrontare dibattiti sulle cosiddette quote rosa, nelle istituzioni, nei consigli di amministrazione, nelle assemblee. Sono forzature dell’ordinamento giuridico, escamotage legislativi che una parte delle donne considera ghettizzanti e inadeguate; lo capisco! La stessa doppia preferenza alle elezioni suscita ancora qualche mugugno. Per quanto le ritenga misure transitorie, tuttavia, trovo siano da difendere, da applicare e da estendere a tanti altri settori, almeno fin quando le percentuali di donne ai vertici dello Stato e delle aziende non saranno significative ed esprimeranno il segno di un cambiamento stabile. In Regione – assicura Esposito – mi impegnerò per affermare un principio che si riverbera su aspetti pratici, concreti, della vita di ognuna: la libertà di scegliere. Faccio un esempio, altrimenti rischio di essere inafferrabile anch’io. Tutte le politiche che supportano la maternità senza favorire la scelta della madre di continuare a lavorare e senza promuovere una cultura che dia valore al coinvolgimento dei mariti sono ancorate a una visione novecentesca, che vede la donna-madre casalinga e l’uomo lavoratore. Personalmente, sono per un modello flessibile, che tenga conto di ogni singola esigenza; donne e uomini dovranno avere le stesse possibilità di decidere se e come investire il tempo e le energie per il proprio impiego e per la famiglia. La ripresa del Paese – conclude Esposito –, in un momento così delicato, dipende anche da una corretta politica di genere».