– di Giulia Bosco –
Dopo il nostro articolo di questa mattina, nel quale davamo ingenuamente per scontato che la storia della lista “Cellole nel Cuore” si fosse fermata definitivamente nelle aule del Tribunale Amministrativo Regionale di Napoli, siamo stati – a questo punto – giustamente rimproverati.
Il rimprovero è giunto da un autorevole “tifoso” della Compasso & friend’s, al quale non sta per nulla bene l’epilogo assegnato dal TAR.
Ed eccoci qua, pronti a ritornare sull’argomento per informare fino in fondo i nostri affezionati lettori cellolesi.
Fatte salve alcune considerazioni espresse nell’articolo precedente, dobbiamo prendere atto della perseveranza di Cristina Compasso, in alcuni momenti definibile come “cocciutaggine”.
Lei infatti, nonostante il pronunciamento del TAR molto ben infarcito di giurisprudenza emessa proprio dall’organo superiore, ha voluto adire nuovamente le aule di giustizia rivolgendosi al Consiglio di Stato.
Per cercare di ribaltare la prima sentenza, molto negativa per se e per la propria lista, ha assoldato quanto di meglio offre il mercato, e di ciò ci congratuliamo con lei. Il patrocinatore del ricorso infatti, come ci viene comunicato dal “tifoso” di cui in apertura, sarà l’Avv. Professor Franco Gaetano Scoca, uno dei massimi amministrativisti italiani…uno di quelli, per intenderci, da quindici-ventimila euro a parcella; ciò dimostra la volontà della Compasso di partecipare a tutti i costi alla sfida elettorale, per la cui partecipazione è disposta a non badare a spese. Il Prof. Scoca è davvero un luminare del diritto amministrativo, l’averlo scelto testimonia la “cocciutaggine” – in questo caso termine calzante – della Compasso a giocarsi la sua opportunità di riprovare a fare il sindaco, o la sindaca come è piaciuto dire a lei.
Certo, mobilitare una “divisione corazzata” come l’Avv. Scoca, con quello che costa, denota si una importante disponibilità economica da parte della Compasso – e di questo ce ne rallegriamo per lei – ma sopratutto lascia riflettere sul perché un gruppo di persone siano disposte a questi importanti “sacrifici economici” e a cruente battaglie legali, per amministrare un paesino come Cellole; concetto espresso senza alcun intento denigratorio verso la “ridente” cittadina popolata da “stimati” cittadini.
Cosa spinge l’uomo, o la donna in questo caso, a cercare di esercitare il “potere” a tutti i costi, anche se si tratta dell’esercizio di un potere minore in un territorio piccolo ed anche moderatamente impoverito dalla crisi occupazionale e dalla carenza di infrastrutture e investimenti?
Una domanda interessante alla quale sarebbe stimolante cercare una risposta unitamente ai cittadini cellolesi che volessero partecipare allo “studio socio-politico” da noi promosso.
Quali saranno le motivazioni, staremo a vedere….intanto non possiamo far altro che attendere la tarda mattinata romana di domani per scoprire quale sarà il pronunciamento del Consiglio di Stato in merito a questa infinita querelle.