SECONDA PUNTATA
– di Francesco Aliperti Bigliardo * –
– disegni di Daniele Bogliardo ** –
“Troppo traffico.” In quel commento c’era tutto il suo malessere. Per la verità al traffico Gregorio c’era abituato, non gli faceva paura, lo riteneva anzi addirittura necessario, come l’amicizia con quei tipi scorbutici che ti forma il carattere e ti insegna a stabilire le giuste distanze. “’O traffico te ‘mpar’a campà!” diceva con l’aria dello sciamano che conosce i segreti del mondo.
Il problema dunque, era tutto nel “troppo”. Troppo traffico voleva dire infatti: “…non ce la faccio a consegnare tutta la merce… non ce la faccio a rientrare prima delle nove… non riuscirò a giocare con la mia bambina, nemmeno stasera…”
Un centinaio di adolescenti si erano intanto raccolti lungo il perimetro di piazza Plebiscito. Avevano di fronte il nuovo palazzo del sindaco ed attendevano che insieme agli altri, giungessero quelli che avevano organizzato tutto. “e guagliuni da ferrovia sono in ritardo!”. In quel perimetro si erano dati appuntamento i ragazzi cresciuti all’ombra dell’inceneritore di Via Diaz. Erano quelli i figli di una generazione che aveva smarrito tutto, in primo luogo il senso delle proprie battaglie. Una generazione che aveva perso certo, ma che inconsapevolmente, covava in seno i più autentici semi della rivoluzione. Quella marmaglia di ragazze e ragazzi era infatti marcata a fuoco dai presidi di Chiaiano, Quarto, Giugliano. Batteri generati tra i cumuli di munnezza di Materdei, della Stella, del Pallonetto. Scorie impazzite, fuori controllo, fluttuanti. Venute fuori dai roghi che a migliaia erano divampati in quell’ assurdo ventennio di tumori e diossina. Loro erano i discendenti diretti dell’emergenza rifiuti!
Quegli adolescenti, avvicendavano nei propositi, nei principi e da stasera, anche nelle azioni, i propri genitori distrutti ed amareggiati, fiaccati da anni di batoste politiche ed istituzionali. Adulti che avevano abdicato alla loro missione di civiltà, lasciando al tempo ed alla storia, il compito di trovare il migliore finale possibile alle loro sciagurate vicende. Così Enrica a jatta morta, a secco di nuove barzellette, nell’illustrare per l’ennesima volta i dettagli di quella che doveva passare alla storia come “la notte del risveglio”, raccoglieva l’eredità di un’intera generazione, e si faceva carico di dare un senso a tutte le notti che la stessa aveva trascorso insonne, a parlà e rivoluzione! Precisò meglio il percorso da seguire, le zone da colpire, le scenografie da allestire, il numero e la qualità degli obiettivi da centrare. Un flash mob come non se ne erano mai visti sotto alla bocca del Vesuvio. Un evento organizzato con il metodo dei loro educatori, con l’antico e mai accantonato stratagemma del passaparola. Di gran lunga più sicuro, economico ed efficace di quelli organizzati in una rete sempre più imbavagliata e distorta.
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** Daniele Bogliardo, talentuoso fumettista della Bonelli Editore. Disegnatore di Dylan Dog e Art Director della serie dedicata al Commissario Ricciardi
* Francesco Aliperti Bigliardo (FAB) napoletano, classe 1967, scrittore per passione e metalmeccanico presso lo stabilimento Avio Aero (ex Alfa Romeo Avio) di Pomigliano D’Arco per necessità “perché non si vive di sole parole…” afferma.
Ha pubblicato nel 2009 per Edizioni Mayhem “La grande combustione” una commedia in due atti di ispirazione ambientalista andata in scena al teatro Gloria di Pomigliano d’Arco nel dicembre del 2014.
Altre pubblicazioni minori sono contenute nell’antologia “Assurdotempo e l’esatta logica” di Edizione Corsare e nella raccolta del 2012 per nuovi autori campani di Caracò Editore “Terra mia”.
Prossima uscita a settembre 2020 “Lo strano caso di Domenico Cuomo e del casale Sgambizzo”
Breve sinossi
Domenico Cuomo, meglio conosciuto come padre Robin, è un parroco della periferia partenopea che, come il leggendario arciere a cui si ispira, ha deciso di votare la propria esistenza alla protezione dei più deboli. Molto amato dalla comunità parrocchiale, è invece assai temuto dai suoi superiori e dalle istituzioni, che vedono in lui un elemento scomodo. Ma padre Robin va dritto per la sua strada, perché ha un obiettivo ben preciso: recuperare il casale Sgambizzo, antica residenza nobiliare abbandonata, e farne un centro di formazione per quei giovani che vivono tra disagio e criminalità. Quando i permessi tardano ad arrivare, a padre Robin non resta che affrontare di petto la questione.