RIDATECI CAVOUR

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  –         di Vincenzo D’Anna        –                    cavour  scaled RIDATECI CAVOURL’Italia è ancora lontana dall’essere una nazione coesa, convinta della bontà storica di quell’evento che fu il Risorgimento italiano e l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno dei Savoia. Eppure Vittorio Emanuele II aveva pagato un enorme tributo di sangue e di danaro per sostenere ed unificare le regioni del Nord. Il maggior prezzo da sostenere fu quello diplomatico presso Napoleone III, imperatore dei francesi, per il quale occorsero tutte le doti di fine tessitore di Camillo Benso conte di Cavour. Questi utilizzò espedienti non sempre diplomatici per convincere il potente regnante transalpino.
Figure meno note di Cavour, Garibaldi e Mazzini resero possibile la buona riuscita del Risorgimento, come quelle del giovane diplomatico Costantino Nigra, la contessa Virginia di Castiglione ed il napoletano Camillo Boldoni. Nigra preparò, d’intesa con Cavour, il trattato segreto di Plombières con il quale la Francia si impegnava a difendere il Regno sabaudo se attaccato dagli austriaci. La Castiglione, donna di grande bellezza e grazia, riuscì ad avere una relazione sentimentale con Napoleone III e a convincerlo ad aderire alla richiesta italiana. Boldoni andò con il corpo di spedizione guidato da Guglielmo Pepe, inviato da Francesco II a difendere Venezia, e successivamente ritirato. Fu così che Boldoni divenne vice comandante di Garibaldi e dei Cacciatori delle Alpi, inviato nelle regioni del Sud, Lucania e Puglia, per sobillare le popolazioni rurali, già povere e derelitte sotto i Borbone, perché accogliessero i Garibaldini e li sostenessero.
Una storia complessa che esce dagli stereotipi scolastici del Risorgimento, che mette in luce come fin dalla fondazione del Regno d’Italia ci siano stati risvolti ancora sconosciuti alla maggior parte degli italiani, con personaggi decisivi la cui opera è passata in secondo piano. Un popolo, il nostro, sviato dalla conoscenza completa degli eventi, ancora in balia di versioni edulcorate di quella gran maestra di vita che è la storia. Quest’ultima è una meravigliosa insegnante, ma nel Belpaese trova scarsa quantità di scolari. Forse sarà da questo peccato originale di una storia manipolata a piacimento e ignorata dai più che il popolo italiano ha maturato uno scarso interesse per la memoria, finendo per essere un popolo di contemporanei. Se così non fosse, non ci ridurremmo a votare per un referendum che modifica la Costituzione e taglia la rappresentanza del popolo in Parlamento. Un taglio della democrazia e del potere del popolo, presentato come un gesto contro la mala politica e i privilegi della casta, identificata dalla propaganda antipolitica, nelle istituzioni parlamentari.
Il referendum è confermativo, quindi non necessità del raggiungimento del quorum del 50 percento più un voto. Se il sì confermativo della legge in questione, che taglia 300 parlamentari, avrà un solo voto in più, sarà confermata e operativa. Se dovessero vincere i no contrari a quella legge, essa non sarebbe più promulgata e non avrà gli effetti previsti. Dalla parte del sì, ovvero del taglio dei parlamentari, oltre al vantaggio di anni di propaganda e di false notizie contro la presunta casta dei parlamentari, anche la circostanza che di questo Referendum non parla nessuno e molti saranno coloro che non voteranno oppure non esprimeranno il voto. Dalla parte del no, alcun vantaggio della propaganda e l’arduo compito di vincere sui sì.
Purtroppo la scelta non è tra privilegi di casta e abolizione dei medesimi, come molti sono stati portati a credere da anni di martellamento mediatico. I risultati di quelle affermazioni apodittiche e false stanno venendo alla luce dai comportamenti dei nuovi governanti che, dopo aver contestato tutto e tutti, si sono ben adeguati alla situazione ed ai benefit previsti per legge. Benefit e retribuzioni che non sono esagerate per il compito da svolgere in Parlamento, con costi da sostenere come parlamentari costretti a essere presenti in aula e sul territorio nel proprio collegio elettorale. Diminuire il numero dei parlamentari non risolve nessun problema, aumenta solo la distanza tra eletti, elettori ed i territori rappresentati. Non si ottiene alcun risparmio significativo degno di poter essere utilizzato altrove ed in favore di altre categorie di cittadini. Per fare un esempio, i soldi risparmiati, se utilizzati per i pensionati sociali, darebbero a questi un aumento di molto meno di un centesimo al mese!
Ridurre il numero dei parlamentari non modifica le lentezze di un bicameralismo perfetto che si palleggia lungamente le leggi tra Camera e Senato. L’unico a rimetterci è quel popolo sovrano che della propria storia continuerà a conoscere quel che il potere costituito intenderà narrare a suo piacimento. Ridateci Cavour

*ex parlamentare