ULTIMO ATTO DIRITTO E GIUSTIZIALISMO – (parte seconda)

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                   –            di Ciro Esposito              –                                  racconto caserta ciro esposito scaled ULTIMO ATTO DIRITTO E GIUSTIZIALISMO   (parte seconda)Per capire le cose c’è bisogno di leggerle attentamente ma se c’è chi spiega, questi, deve saper porgere al lettore o all’ascoltatore la notizia in modo chiaro. Dissi che avrei analizzato il papello in tutte le sue parti, lo ispezionerò, lo rivolterò come un guanto e farò capire i fatti e la nefandezza di certe istituzioni…poi giudicherete senza dover pensare: se non è tanto, sarà quanto, perché sarebbe un errore di valutazione e di superficialità. Il primo e l’ultimo paragrafo del papello li conoscete per averli letti nel numero precedente e mi sono state anche chieste spiegazioni e precisazioni circa la procedura che adottarono per colpirmi. Ho risposto nel modo seguente: Un ladro, un assassino, un delinquente abituale commettono violazione di legge e devono essere perseguiti. Vengono prelevati, interrogati, accusati e se ritenuti colpevoli incarcerati in attesa di giudizio; poi si celebra il processo e il giudice se è giusto e onesto, vaglia le prove, condanna o assolve l’accusato per quanto ha letto e soprattutto per le prove inconfutabili fornitegli…Nel mio caso tutto questo non è mai avvenuto; nessuno mi ha mai contestato nulla; nessuno mi ha interrogato o accusato di alcunché : Solo che, un giorno un “tale” scrive sul mio conto una serie di falsità mentendo sapendo di mentire, mi colloca tra il Padrino e Luky Luciano, tra Gengis Can e Attila e alla fine del suo dossier di menzogne scrive: NON HO LE PROVE e dopo il giudizio pretese ed ottenne la mia condanna …mi riferirono che il suo capo , pare abbia detto al magistrato giudicante : se non condanniamo Esposito dobbiamo chiudere bottega…intendendo per bottega il luogo ove lui lavorava ….Il tutto perché mi ribellavo alle schifezze e alle ingiustizie perpetrate ai miei danni…perché osavo difendermi!

L’ANALISI METODICA: Scrisse, sempre quel funzionario statale, chissà se sarà trapassato anche lui, che io, unitamente a una banda di sette delinquenti (non ho capito perché sette e non cinque o dieci…) estorcevo ai commercianti casertani del danaro…tangenti oscillanti da un milione fino a dieci milioni (sono stato assessore al commercio per una decina di anni…avrei accumulato danaro come Paperon dei Paperoni…invece vivo di pensione). Dei cosiddetti “delinquenti ne conoscevo due soltanto: un commerciante di tessuti e un salumiere. Il Pannazzaro, molto noto a Caserta, non era un mio elettore né un mio simpatizzante, mentre il salumiere era mio amico ed aveva una pletora di figli (…non conosceva il preservativo?). Guidava senza patente…tre volte acchiappato e schedato come delinquente abituale e pregiudicato. Per rifornire il suo punto vendita del mercato di Caserta, guidava senza patente…i figli dovevano pur mangiare! Cosa avrebbe fatto un padre di famiglia per i figli? doveva andare a rubare? Non lo faceva e si beccò il titolo di pregiudicato…non poteva essere diversamente perché era mio amico. Ma vi era un altro nome che non si poteva dimenticare …un certo Liberato, quasi come il manzoniano Carneade…mai sentito, mai visto, mai conosciuto, però dopo una decina di anni, al tempo del sindaco Falco, mentre mi intrattenevo nella sede del partito al Rione Vanvitelli mi fu presentato un giovanotto che voleva dare, anche lui una mano a Falco come stavo facendo io, su interessamento del senatore De Santis. Il giovanotto si presentò solo col suo nome: Liberato…mi si drizzarono le orecchie e pensai: questo nome non mi è nuovo, domandai e seppi… finalmente conoscevo un altro elemento della mia banda. La seconda pagina è infarcita di altre stronzate; vi è l’elenco dei fascicoli istruiti contro di me, undici per l’esattezza in una decina di anni, fascicoli creati per denunzie anonime o menzogne. Dicono che sono stato denunciato per aver commesso dei reati, anche gravi ma non dicono che fine hanno fatto le denunce; se ho avuto qualche processo e perché non sono stato mai arrestato (io dico: se un amministratore capace, uno che opera, non riceve per il suo lavoro, in 10 anni, almeno 100 denunzie, non ha fatto l’amministratore: ha dormito!) …di quei fascicoli ne ricordo due: uno riguardava l’episodio che vi ho raccontato…il funzionario comunale che sfruttava il venditore di banane. Quel signore che redarguito da me mi denunziò per minacce a pubblico ufficiale (portava la divisa) ma mi difesero due Vigili Urbani. L’altro rasentava il ridicolo: fui denunziato per peculato dai comunisti perché avevo convocato la Commissione per il Commercio con il telegramma anziché con la lettera raccomandata…dimostrai che con le raccomandate il Comune avrebbe speso di più…sia per le spese postali che per l’impiego del personale …quale cazzo di peculato che è il reato che si commette quando si ruba dalle casse pubbliche!! Infine la dimostrazione della massima ignoranza: È scritto, ancora, che sono impiegato presso l’IACP e presso la Regione Campania (due impieghi, in Italia si possono avere?) e che guadagno circa un milione al mese ma omettono di scrivere che la cifra da loro ipotizzata è lontana anche da quello che percepisco soltanto per le trasferte e il lavoro straordinario; valutano, poi, esagerando, i mobili della mia casa. (bastava chiedere le fatture per dire il vero) dicono che ho tre auto di proprietà e non è vero (bastava rivolgersi al P.R.A. per sapere) contano le mie bottiglie di vino e di liquore e alla terza pagina scrivono che vivo benissimo con le tangenti che estorco ai commercianti, una parte delle quali concedo alla associazione camorristica di cui faccio parte…quella del pirata Barbanera?

E il papello termina così: trattandosi di persona che senza remore continua nella sua attività criminosa…ero sempre più una chiavica… se ne chiede l’arresto immediato, il confino di polizia, il sequestro dei beni…dimenticano la pena a 10 anni di culo forzato perché sapevano che non era di mio gradimento…e non è finita qui perché il bello, anzi il brutto, per me, doveva ancora venire.