– di Mariantonietta Losanno – New York. Michiel Huisman interpreta Dylan, un metodico controllore di volo, convinto che esistano dei precisi schemi che si ripetono, e che applicandoli nel lavoro, e nella vita, permettono di trovare ordine nel caos. Questi modelli cominciano però a diventare ossessivi e in un momento di distrazione Dylan rischia di provocare un incidente fra due aerei. Messo in congedo disciplinare Dylan vede la sua vita svolgersi in una routine che prevede il ripetersi di tanti piccoli eventi, identici, che culminano quotidianamente alle 2:22 alla stazione centrale dei treni. L’incontro con la gallerista Sarah, e i successivi collegamenti con un assassinio di due fidanzati avvenuto trent’anni prima, rivelano strani e inesplicabili intrecci del destino che Dylan dovrà evitare si ripetano.
La trama, e il trailer, suscitano grande curiosità nel pubblico. È un peccato, però, che la visione del film non soddisfi le aspettative. La pellicola si muove su una serie di coincidenze, piccoli e apparentemente senza senso eventi che si ripetono quotidianamente sempre allo stesso orario, che però non trovano un riscontro concreto nella narrazione. “2:22 – Il destino è già scritto” si perde in alcune prolissità che portano solo ad annoiare. Il tema in sé, affrontato diversamente, sarebbe stato sicuramente più apprezzato. Se il regista avesse voluto esplorare l’affascinante idea che esistano realmente degli schemi prestabiliti che si susseguono ogni giorno e determinano le nostre esistenze, il film avrebbe avuto tutta un’altra riuscita. Soffermandosi invece su una storia d’amore, nata in pochi giorni e improvvisamente sfociata in un triangolo di odio e morte, il film perde di credibilità e diventa facilmente banale.
La logica del film poi si basa su regole del tutto arbitrarie e prive di significato, alimentando ancora di più l’idea che l’aspetto fantastico e thriller servano solo a rendere la storia d’amore tra Dylan e Sarah meno scialba. Il rapporto con la percezione del tempo andava affrontato a dovere, come in “Ricomincio da capo”, con Bill Murray, e in “Inception” (con i suoi paradossi fisico-temporali), di Christopher Nolan. “2:22 – Il destino è già scritto” è un film con poche idee, ma soprattutto confuse, e in cui manca una risoluzione finale inattesa: è una pellicola che “si adagia”, e che inevitabilmente appare banale e poco convincente.