– di Mariantonietta Losanno – 
“Non dimenticare: due cose non conoscono limiti, la femminilità e i modi di abusarne”, recita Jeanne Moreau in “Nikita”, action movie e ritratto al femminile di Luc Besson. La tossicodipendente Nikita (Anne Parillaud) viene arrestata e condannata all’ergastolo per aver ucciso un poliziotto durante una rapina notturna finita in tragedia. I servizi segreti francesi però fingono la sua morte e la rinchiudono in un centro di addestramento per formare spietati assassini al soldo del governo. Pur di sopravvivere, Nikita accetta la nuova condizione, esercitandosi per diventare una killer professionista.
Besson è un autore che, nel corso degli anni ha saputo creare immagini potenti, attraverso personaggi malinconici, ma al tempo stesso desiderosi di vendicarsi. È evidente il suo amore per i personaggi femminili -che ha sempre trattato con enorme rispetto nelle sue storie- in particolare Nikita, ma anche Mathilda di “Léon” (che ha permesso di scoprire il talento di una giovanissima Natalie Portman). Prima di “Nikita” non c’era niente che somigliasse a questo genere di cinema, dopo è diventato quasi uno standard, sia come ritmo che come tipologia di storia. Nikita è un personaggio complesso: è una donna che non può essere dominata, che alterna momenti di sofferenza e solitudine a scoppi di insana ribellione. Porta con sé il peso di quella gioventù vissuta nella banlieue parigina, la stessa vissuta da Vinz ne “L’odio”, film rivelazione degli anni ‘90. Anche Nikita, come Vinz, punta la pistola contro un poliziotto; lei, però, ha il coraggio di sparare, ma verrà salvata da un destino che non la vuole vittima di odio o violenza. Nikita è un personaggio vero, capace di mostrare il suo bagaglio di disperazione per qualcosa che non ha scelto di fare e il suo tentativo di tenere in equilibrio l’unica cosa che è riuscita a costruire nella sua vita, la relazione con Marco, personaggio interessante e adeguatamente sviluppato.
“Nikita” è una delle opere migliori di Besson, capace di imporsi come noir metropolitano, action movie e film d’autore. Affascinante, poi, l’idea di incentrare l’intera vicenda su un personaggio femminile così enigmatico: probabilmente questo fascino sfuggente di Nikita -anarchica e autoritaria ma al tempo stesso fragile e desiderosa di creare legami- è uno dei motivi di maggiore interesse della pellicola. Nikita riesce a commuoversi nonostante stia per sparare ad una donna solo perché il suo compagno, da fuori la porta, le parla dei suoi sentimenti: si presenta, dunque, come una “brava ragazza ribelle”, un personaggio controverso e affascinante per le sue contraddizioni. L’opera di Besson, in conclusione, si presenta raffinata ma non rinuncia ad una dose di violenza -fisica e psicologica- funzionale alla narrazione.
