Almirante più volte diceva: “Se a rubare è un nostro deve avere l’ergastolo” – ricordi questo, Gianfranco Fini, tu che eri il suo pupillo?
La procura di Napoli sta indagando su nuovi casi di voti venduti in Parlamento, tra il 2010 e il 2011, che avrebbero favorito il Cavaliere. Ieri la prima udienza del processo su un’altra presunta compravendita di voti, che portò alla caduta del governo Prodi. Con Antonio Di Pietro di nuovo in toga da magistrato.
Servizio del 12.02.2014 di Tiziana Stella per La7.it
“Non solo Sergio De Gregorio, ma almeno altri dieci parlamentari sarebbero stati al soldo di Berlusconi premier.
Pronti a voltare gabbana, ad andare contro i propri partiti per sostenere il suo governo ma anche per salvarlo dai processi.
Testimoni a favore, ricompensati da poltrone e denaro. Accadeva negli anni 2010-2011. E’ il nuovo filone della procura di Napoli che indaga sulla compravendita dei senatori. Una seconda inchiesta sui presunti casi di voti venduti da parte di esponenti dell’opposizione a favore di Berlusconi e del suo governo.
L’ipotesi di reato è corruzione ed illecito finanziamento. L’indagine prende il via dalle dichiarazioni di alcuni testimoni – tra loro anche Gianfranco Fini– dopo la confessione di De Gregorio. Sotto la lente dei magistrati il comportamento di 4 esponenti di Futuro e Libertà nel giorno della sfiducia al governo Berlusconi. È il 4 dicembre 2010, al momento di votare la sfiducia al Cavaliere, Catia Polidori, Maria Grazia Siliquini, Giampiero Catone e Silvano Moffa si sfilano dal gruppo e votano a favore del governo. Gli inquirenti stanno indagando sul nesso tra il loro sostegno ed i successivi prestigiosi incarichi. Indagini anche su altri due importanti momenti: Il processo Ruby e quello sui diritti tv. La guardia di finanza ha acquisito l’elenco dei parlamentari che votarono contro il proprio partito per capire se il loro gesto fu frutto di un libero convincimento o mosso da vantaggi personali.
La notizia arriva proprio il giorno del processo per corruzione all’ex premier e a Valter Lavitola per i 3 milioni di euro dati a Sergio De Gregorio per passare al Polo delle libertà facendo cadere il governo Prodi. Nella prima udienza Silvio Berlusconi non c’è e viene dichiarato contumace. A nulla servono le eccezioni sollevate dai difensori Cerabona e Ghedini. Quasi contemporaneo il secondo colpo di scena: a vestire di nuovo la toga è Antonio Di Pietro, stavolta come avvocato dell’Italia dei valori, parte civile nel processo”.