Sono al momento quasi 60 mila i firmatari della petizione online lanciata nei giorni scorsi dal Wwf per chiedere al presidente della Provincia Autonoma di Trento di ritirare l’ordinanza sull’orso “ricercato” in Trentino per aver attaccato padre e figlio a Torosi il 22 giugno.
Oltre alla raccolta firme su change.org, il Wwf Italia ha anche inviato una “diffida formale al presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, chiedendo la revoca dell’ordinanza “intervento di monitoraggio, identificazione e rimozione di un orso pericoloso per l’incolumità e la sicurezza pubblica del 24/06/2020”.
La sentenza di morte è scattata subito dopo l’incidente che ha visto padre e figlio feriti dall’animale nei boschi del monte Peller. Spiega il Wwf: “le cause dell’accaduto non siano ancora del tutto chiare e le informazioni attualmente in possesso delle Autorità non possano ritenersi sufficienti a motivare (dopo il suo riconoscimento e identificazione) l’abbattimento dell’orso, la misura di gestione più estrema prevista dal Pacobace (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali)”.
Nella diffida l’associazione ribadisce che, “per intraprendere eventuali azioni di gestione, è necessario ricostruire la realtà dei fatti e valutare attentamente le ipotesi previste dallo stesso Pacobace, che distingue il caso di attacco di un orso che difende i piccoli o fonti alimentari dal caso di un attacco senza una preventiva provocazione da parte dell’uomo, oltre a prevedere criteri di proporzionalità tra il comportamento dell’orso e le azioni di gestione messe in campo. L’ordinanza della Pat invece considera direttamente e unicamente l’opzione abbattimento”.