di Michele Falcone
CASAGIOVE (CE) – A seguito dell’ultima intervista in cui ho espresso il mio pensiero in merito al decadimento dei valori e alla mancanza di importanti riferimenti ideologici che possano incentivare l’azione propositiva in ambito politico, molti lettori che mi conoscono hanno liberamente condiviso le mie convinzioni facendole proprie. Ovviamente questo riscontro non può che farmi piacere, ma ancor più mi fa piacere che la gente inizi a comprendere che la politica deve poggiare sui pilastri solidi dell’etica e della morale, e che il sindaco si profili come l’architetto dell’Ente Comunale.
Partendo dalla mia analisi resa pubblica, è accaduto che qualche giorno fa qualcuno mi ha trattenuto in strada per soffermarsi con me in un nutrito dibattito, confidandomi che dalla tornata elettorale casagiovese il candidato sindaco vincente sarà Giuseppe Vozza. Non essendo abituato, soprattutto per la mia esperienza politica pregressa a stabilire risultati a priori, ho replicato che se sarà così mi limiterò a fare i miei auguri al “nuovo” primo cittadino. La sicurezza del mio interlocutore però mi incuriosì e facendo leva sulla mia legittima perplessità ho rilanciato chiedendo da dove venisse tanta sicurezza?! L’atteggiamento ostentato in quel momento mi poneva dinanzi ad un quesito che consapevolmente ha generato il sospetto che di non si trattasse di un semplice pronostico pre-elettorale. La riposta del mio interlocutore fu concisa: “Professore lei sa che i componenti della lista “Casagiove nel cuore” sono ragazzi inesperti, mentre dall’altro lato il movimento riconosciuto nella figura di Peppe Vozza esibisce già esperienza in materia di politica comunale.
A quel punto con estrema chiarezza ho asserito che ho sempre creduto categoricamente in una Politica in cui si fa spazio a giovani volenterosi che ambiscono ad imparare, a sperimentarsi e a maturare, piuttosto che affidare la gestione della macchina amministrativa a chi ha già avuto il suo spazio e vissuto il suo tempo. Da qui una mia considerazione che non è far retorica, ma conseguenza diretta del tipo di “politica” a cui il popolo si è abituato. Il cittadino disinteressato a capire fino in fondo i giochi di prestigio che animano gli ambienti politici nostrani si lascia assuefare dai buoni propositi e dagli slogan populisti che, come si è visto attraverso l’ascesa dei grillini, non garantiscono continuità e soprattutto fermezza nei principi conclamati. La condotta immorale della politica degli ultimi anni su ogni livello dal comunale al nazionale, ha navigato nella cloaca più sporca dimostrando senza pudore al cittadino una mancanza di rispetto in virtù dei diritti essenziali e sacrosanti sanciti dalla nostra carta costituzionale. Mi avvilisce constatare che ci si è avviati verso un nichilismo di cui i sistemi politici sono portatori. Perché allora ci meravigliamo se i giovani non sanno più fare una politica? Perché non sentono il desiderio di armarsi di idee e di lottare per una società più equa, sana e per gettare le basi del loro avvenire? Forse perché li abbiamo addomesticati e abituati a pensare che ci sarà un pater familiae che costi quel che costi continuerà a prendersi cura di loro? Allora dove è finito quell’adagio “herrare humanum est” a molti conosciuto? Nell’assenza dello scopo muore il futuro, quello 2.0 fatto dai giovani e i saggi ne sono la causa.Detto ciò consiglio al candidato sindaco Danilo D’Angelo, che mi ricorda il tenace Pericle, che sia che vinca questa tornata elettorale, sia che passi nelle forze di opposizione, è indispensabile che crei intorno a sé un Direttorio composto da due o al massimo tre persone che conoscono bene i gangli della politica, le progettualità e i sistemi con cui si amministra un Comune. Un nucleo di individui senza scheletri nell’armadio, persone integerrime pronte a supervisionare l’operato e ad apportare positivamente un notevole contributo nel dialogo tra le parti.