– di Mariantonietta Losanno – Portare McGrath sullo schermo? Follia, di nome ma non di fatto: Mackenzie non delude, spalancando la visione dell’amor fou, che confonde, annienta e affascina. Cinema e follia sono un connubio pericoloso che non sempre funziona; indagare la mente umana vuol dire anche avere il coraggio di andare a fondo, sondando un terreno complesso. La curiosità perversa di scoprire come un individuo possa subire una deviazione tanto aberrante è comprensibile, ma nel momento in cui si spinge oltre bisogna stare attenti a non farsi sopraffare dal fascino del Male, perché c’è il rischio di rimanerne invischiati. Stella è la moglie di uno psichiatra ambizioso, promosso vicedirettore in un grande manicomio di Londra. Costretta dalle convenzioni sociali ad apparire come una brava moglie, Stella trova in Edgar, un paziente del manicomio colpevole di aver sfregiato ed ucciso sua moglie a causa di una gelosia psicotica, la sua ribellione. Stella rifiuta le prescrizioni della morale perbenista, vivendo una passione che supera i confini della rispettabilità. Quella di Stella è un’ossessione che sconvolge e distrugge, che rompe i fragili equilibri e le convenzioni borghesi. Un viaggio all’interno di un’anima tormentata, in cui ogni atteggiamento apparentemente normale o abitudinario nasconde un meccanismo inconscio alla base che è talmente radicato da non poter essere soppresso o, a maggior ragione, compreso. Come si può attribuire un significato alla Follia? Sarebbe un controsenso, una ricerca ossessiva per spiegare qualcosa che non può essere spiegato. Allora, chi vuole entrare in questo mondo, dovrebbe soltanto lasciarsi invadere da tutta questa violenza, perversione e pericolosa attrazione senza perdere di vista la realtà, mantenendosi lucido. Siamo realmente consapevoli di noi stessi, dei nostri sentimenti? L’approccio clinico ci mostra a quanti e quali meccanismi di rimozione, censura e illusione è sottoposta (a volte inconsapevolmente) la nostra mente.
Non è solo l’amore (amore che è caratterizzato solo da mancanze, e non da sentimenti) ad essere folle, travolgente e distruttivo; la Follia è ovunque, si presenta sotto altre forme e con altre modalità, ma permea ogni aspetto. Non è una semplice distinzione quella tra giusto e sbagliato, lecito ed illecito, morale ed immorale. La scelta di liberarsi dalle catene di una vita infelice significa anche rinunciare ad ogni ragionamento sensato, e in questo caso, neanche l’amore più forte (come quello di una madre verso il proprio figlio) può dissuadere dal raggiungimento del proprio obiettivo. Il regista (come d’altronde McGrath) non intende fornire una spiegazione: lo spettatore (consapevole e preparato) sceglie di dare un senso personale a quello che immagina. Una pellicola perturbante, soffocante ma incredibilmente intrigante che ribalta ogni concezione di Amore e di Follia, permette di riflettere e di porsi domande illuminanti.