CONSIGLIO COMUNALE SPECCHIO DELLA CITTÀ

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     –      di Nicolò Antonio Cuscunà    –                      

Dopo tre mesi di non convocazione del Consiglio Comunale, tre mesi di quotidiani proclami web “autoreferenziali” del “podestà'” Carlo Marino, tre mesi di determine verticistiche e dirigenziali assunte lontano dalla città, s’è svolto, a porte chiuse, la “farsa autoreferenziale” del vice sceriffo Carlo Marino.

Tre mesi di inascoltate richieste sollevate dalle minoranze, tre mesi di documenti, urgenti per la vita della città, lasciati marcire nei cassetti della scrivania del presidente del Consiglio Michele De Florio. Tre mesi di nulla condito col niente, trascorsi i quali la controfigura dello sceriffo di Salerno, ruota del pavone, petto da corazziere, sciorina i suoi panni autoreferenziali esponendoli alle luci di una sala consiglio “vuota e sorda”. La normalità amministrativa, anche se in epoca pandemica, presentata come “meritorio lavoro dell’uomo solo al comando”. Cronistoria dei giorni del “COVID 19″ sciorinati ed impreziositi con merletti di famiglia. L’io categorico ed assoluto, vendicativo, irruento, provocatorio, non abituato al contraddittorio, non disposto ad avere controvoci …ma solo adorazioni ed adulatori.

Consiglio tenuto a porte chiuse, ad uniche telecamere aperte del raccomandato di turno, con andirivieni di consiglieri ancora resi più anonimi dalle mascherine antivirus. Dopo 2 ore e mezza di monotono soliloquio del podestà Marino, al via gli interventi di soli 5 minuti per ogni consigliere. Tutti, o quasi, svolti per proclamarsi, con qualche leggera differenza personale, sostenitori della PATRIA COLPITA DA PANDEMIA”.  Alla difficoltà di riconoscere fisicamente i consiglieri, si aggiungeva quella d’interpretare il loro dire, argomenti e proposte.  Sala consiliare quasi sempre vuota, senza numero legale, sola nota degna di menzione l’intervento della consigliera Credentino. Preparata, combattiva professionista, il cui impegno onora la carica di rappresentante del popolo. Intervento continuamente interrotto da chi non gradiva critiche incalzanti, sostanziali e formali. Pessima gestione del consesso dovuta ad un presidente apertamente NON SUPERPARTE.  Nell’intero arco della seduta non sono state registrate altre “note” meno sorde e grigie. Tutti, senza distinzione di ruoli, si sono affrettati a salire sulla carretta del podestà-vice sceriffo Carlo Marino. Citatissimi e messi alla gogna i consiglieri Naim e Apperti, rei di avere scelto la strada dell’assenza, per cui gli assenti sono “sempre colpevoli”. L’occasione ha dimostrato il desiderato del podestà Marino, al quale piace tessere le sue magnificenze, non ama l’OPPOSIZIONE, piace circondarsi di soli adulatori e preferisce “vincere” facile.

In mattinata, dopo uno scambio di divergenze verbali surriscaldate, conseguenza di aperte provocazioni del podestà Marino al consigliere del suo stesso partito, il Pd, lo stesso Antonio Ciontoli in aperto e riconfermato contrasto, abbandonava platealmente l’aula.