– domande di Francesca Nardi –
Dottore Scorciarini Coppola, abbiamo parlato di farmaci venduti al nero e forse sarebbe opportuno approfondire l’argomento. Quali sono le tecniche contabili e commerciali oltre che le connivenze e la farraginosa burocrazia che non fanno emergere il nero che circola tranquillamente? Come è possibile che non si scopra all’interno dei depositi e negli allevamenti la presenza illegale di tali farmaci?
“Delle risposte sono in qualche modo già contenute nelle domande che lei pone ma prima c’è bisogno di fare alcune premesse.
La prima è che il farmaco al nero, come forse ho già detto in un’altra puntata, può voler dire mancato rispetto delle norme di utilizzo, quindi mancato rispetto del tempo di sospensione in giorni e mesi e sempre che un prodotto non sia addirittura vietato affinché quel principio chimico non sia più riscontrabile nel latte, nelle carni, nelle uova e nei prodotti derivati dalla trasformazione industriale, casearia e salumiera.
La seconda è che si tratta di illegalità perpetrate nell’intero territorio nazionale, quindi non solo al sud o nella solita Campania. Di conseguenza, ogni affermazione che farò andrà intesa ed estesa a ogni latitudine e a ogni specie zootecnica di allevamento.
La terza è che qui, al contrario dell’immaginario comune, non c’è nulla di assimilabile ad altri generi di mercati, non c’è nulla di nascosto, tutti possono vedere perché si agisce alla luce del sole e in totale tranquillità e quel che accade è talmente semplice da risultare, per me impegnativa la ricerca delle parole giuste, come se i pensieri morissero nel momento in cui prendono forma le parole, per far comprendere la questione a chi la ignora; mai immaginando che possano accadere simili cose.
E anche questa volta veniamo al dunque. Cominciamo col dire che alla base della vicenda sta il fatto che, tra i prezzi indicati sulle confezioni dei prodotti e quelli praticati ai depositi che ne facciano acquisto per grandi numeri si può superare la soglia dell’80% di sconto. Questo da la possibilità di distribuire utili ai troppi che, non a caso, difatti partecipano alla vicenda commerciale, posto ancora che i prodotti giungono negli allevamenti con sconti dal 30% se al nero, al 50% se con ricetta e fattura. Ci sono, infatti, allevatori che preferiscono pagare di più i farmaci per lo sconto minore praticato avendoli acquistati al nero, pur di non rischiare di subire i controlli anche se un’assenza di farmaci in un allevamento, dovrebbe destare lo strano sospetto che quegli animali non si ammalino a differenza di altri. Con i farmaci al nero si può poi ricorrere alle terapie fai da te, quelle fatte senza avvalersi di un veterinario una volta fatta l’esperienza di quel tale o qurl tal’altro problema sanitario. Dopodiché può pure accadere che sia proprio il professionista a non voler dichiarare la sua presenza, cioè il suo lavoro in quell’allevamento, della serie niente farmaci = niente lavoro per somministrarli, questo sia per eludere il fisco che magari perché quel lavoro quel professionista non lo potrebbe proprio svolgere per via del fatto che occupa un posto pubblico. Controllori e controllati. Quando il controllore passa in certi momenti dall’altra parte.
Dopodiché, avvenendo tutto, come ho detto, alla luce del sole con auto e furgoncini che si incontrano agli svincoli stradali per fare scambio merce, se non si cerca o si cerca male non è neppure possibile trovare. Siamo di fronte a un classico sistema all’italiana zeppo di norme, leggi e divieti che sulla carta fornisce un’immagine di serietà, severità e efficienza, la sensazione che nessuna scartoffia possa scappare ma che, dato che di scartoffie si parla, si rivela al contrario un fallimento proprio perché le attività da svolgere per verificare ogni aspetto contabile, fiscale e sanitario sarebbero troppe, per giunta con la assurda pretesa di condurle stando seduti in un ufficio. Se non si cerca, se non ci si apposta, se non si pedina, se non si ascoltano telefonate, se non ecc… non si può trovare nulla di quello che ho visto io per anni passarmi sotto gli occhi mentre cercavo di svolgere, onestamente, il mio lavoro di agente di zona, promotore alle vendite e informatore scientifico. Ribadisco non accade nulla di nascosto o similare ad altri traffici. Se si cercasse meglio o meglio, mi si perdoni il giro di parole, se si cercasse, nulla si troverebbe a posto e non credo che da quando ho smesso di lavorare le cose siano di molto cambiate salvo che, con la crisi degli ultimi mesi, si sarà venduto di meno perché meno cura sarà stata posta alla salute degli animali.
Come si sa, gli allevamenti sono moltissimi e di vari generi e specie e la ricerca non andrebbe fatta lì come si fa, verificando le eventuali ricette e le eventuali fatture o curiosando fra stalle e sale mungitura anche se qualche fiala e qualche siringa lasciate qua e là salterebbero di certo fuori né, peggio ancora, facendo prelievi a milioni di animali; un ago in un pagliaio. Poiché i numeri regnano sull’universo, il controllo andrebbe semplificato e fatto partendo dalle industrie farmaceutiche che saranno si e no una decina in quanto il loro numero negli anni è sempre più diminuito per via degli accorpamenti. La grossa azienda ha comprato quella piccola o i prodotti di quella piccola che così è scomparsa. Tutto ciò che una industria farmaceutica produce, nulla è al nero e l’unica responsabilità e connivenza che le industrie hanno è rappresentata dai loro capi area commerciali che sanno benissimo quello che accade anzi lo alimentano premiando in denaro e conservando il ruolo agli agenti di zona che raggiungono i fatturati loro imposti fingendo di non sapere come li abbiano fatti. Pensi che, essendo noto a tutti il mio modo di lavorare, a un certo punto scopersi che non mi arrivavano le provvigioni della merce che un deposito aveva a terra, che vedevo negli scaffali e che andava sul territorio avendo io stesso propagandato i prodotti dei quali mi veniva assicurato l’uso. Era successo che il dirigente commerciale si era accordato col mio collega agente di una regione confinante per far giungere i prodotti che lo stesso collega avrebbe dovuto vendere al nero nella zona sua. Il deposito compiacente avrebbe dovuto tenere i prodotti, diciamo miei, suddivisi dagli altri, pur essendo i medesimi per non confonderli mentre, invece, attingeva sempre dagli altri visto che l’altro soggetto “collaborava”, è questo il termine usato nell’ambiente per darsi importanza, mentre io no. Tornando a prima, sarebbe assurdo solo immaginare il contrario di quanto ho detto precedentemente su ciò che esce dalle industrie per il semplice motivo che, se scoperta, il danno causato da una cosa del genere non avrebbe proporzioni rispetto il presunto vantaggio. Sarebbe la rovina di quella industria e ciò vale per qualsiasi genere di prodotto. Si provi a immaginare di auto, saponi, mobili, elettrodomestici, cucine e così via per qualsiasi genere di merce che dovesse uscire dalle fabbriche al nero. Impensabile. Per ricostruire ogni cosa e fermare quel mercato, basterebbe sapere dalle poche industrie quanti flaconi siano stati venduti quell’anno e quell’altro di ogni prodotto e i nomi dei primi acquirenti. Per farla breve cosa è stato venduto e a chi per verificare molto spesso, ne son certo, di non trovarsi coi numeri già alle prime stazioni. Sarebbe, poi, interessante e proficuo dare magari un’occhiatina, appostati un po’ più in là, ai cofani delle auto degli agenti che ogni mattina vanno a rifornirsi per poi distribuire migliaia di € di prodotti al giorno. Il contrario andrebbe fatto in altri depositi, quelli dove si reperirebbe merce senza che ne risulti l’acquisto.
Per sapere tutto, sempre che, poi, è forse proprio questo il punto, lo si voglia veramente sapere senza turbare il senso e l’immagine della parola vuota degli ultimi anni, le eccellenze, basterebbe applicare questa tecnica che ho definito Metodo Pollicino al contrario. Pollicino voleva tornare dove era partito. Io propongo di ripercorrere dall’inizio la strada di Pollicino. Un lavoretto. Le eccellenze parola vuota ripetuta a mantra da chi non si è mai sporcato di escrementi in un allevamento ma si ritiene un esperto del settore magari perché fa il cuoco. Le eccellenze certamente esistono ma sono meno numerose di quel che si dice; utili per fare i servizi televisivi facendo credere che ogni settore sia nella sua interezza come viene rappresentato.
Di ricette dei veterinari in rapporto ai prodotti venduti, se ne fanno certamente poche e spesso sono accolte dai grossisti con fastidio e improperi, “ma vedi a questo…manda sempre ricette…”. I prodotti acquistati regolarmente vengono ceduti battendo semplici scontrini a fine giornata, avendo avuto cura di annotare le vendite su un quaderno. In tal modo contabilità e utili saranno a posto come l’IVA che il deposito primo acquirente verserà al fisco che così se ne starà buono buono. Quello che mancherà saranno i versamenti delle successive vendite e sopratutto le ricette, le fatture per non dire degli scontrini per le vendite di antibiotici e antiparassitari dei depositi per non parlare del lavoro nero ma poiché il resto si farà in modo di farlo tornare, il deposito primo acquirente starà tranquillo.
Poi c’è il nero. Per far capire i meccanismi, ho definito e diviso i depositi in due categorie: gli “sfacciati” e i “timorosi” e gli aggettivi ben si adddicono anche ai caratteri e ai modi di fare dei titolari; arroganti gli uni, umili gli altri.
Gli sfacciati sono quelli che comprano per grandi numeri, direttamente dalle industrie farmaceutiche ottenendo i massimi sconti sulla merce, i pezzi in omaggio, i premi a fine anno ecc e che vendono con gli scontrini una parte della merce creando il nero che inizia così a girare sempre che non arrivino addirittura a strappare le fatture di acquisto tanto il Metodo Pollicino non si applica.
Poi ci sono i timorosi. Sono quelli che acquistano solo qualcosa ufficialmente e mai in grandi quantità direttamente dalle industrie farmaceutiche, per cui hanno scarsi margini di guadagno solo che in genere si trovano più inseriti nel territorio, nei pressi degli allevamenti e si avvalgono di corrieri. Alle volte si riforniscono dai depositi sfacciati che, come ho detto, battono scontrini e liberano merce che va loro al nero ma con meno sconto, altre dagli agenti di zona delle case farmaceutiche che fungono da corrieri spostando i prodotti da un deposito all’altro.
Un’altra pratica comune è quella delle finte vendite dei timorosi agli sfacciati, per “liberare” prodotti che in realtà non si spostano da dove già si trovano, ma che così circoleranno liberamente. Le finte vendite hanno un costo che i timorosi pagano agli sfacciati, che si saranno caricati di merce che in realtà, lo ripeto, non si è mai spostata da dove si trovava. Aggiungo, infine, che i prodotti leciti venduti al nero si tirano ovviamente appresso quelli illeciti o vietati come gli ormoni e gli antinfiammatori e il vaccino contro la brucellosi extra piano regionale di cui ho detto nella precedente puntata,
Si dice che se uno è sempre cauto non sarà un essere umano e che chi non ha osato non è mai stato giovane, ma nel caso in esame c’entrano la coscienza e la consapevolezza di ciò che si fa e, forse, l’educazione ricevuta dall’infanzia e gli esempi in famiglia, per cui, dal mio canto, ho rotto uno schema smettendo di svolgere questo lavoro circa 11 anni fa, nonostante fossi in quel momento agente per la Campania di una importante casa farmaceutica di Nizza, presente in tutto il Mondo che proponeva un lungo listino di efficaci prodotti per giunta a buon prezzo e ogni anno ne aggiungeva altri, essendo in forte espansione che mi avrebbe garantito cospicui guadagni. Una figura apicale ammirata da tutti in quel settore sarei diventato se mi fossi adattato all’andazzo. Pensi che qualche tempo prima, l’azienda organizzò un’incredibile festa di anniversario, mi pare il trentennale, con oltre mille invitati distribuiti nei vari cortili della fortezza dove, ad ogni cortile corrispondevano menù e musica dal vivo diversi, alla quale invitò tutti i dipendenti diretti e i collaboratori esterni come me provenienti da ogni parte del Globo, nella fortezza sul mare che si trova nel lato est della città. Fummo tutti ospitati in vari alberghi di Nizza e non ho mai visto, né credo mai più vedrò scorrere tanto Moet Chandon del quale in ognuno di quei cortili ce ne era un container frigo interamente pieno. Orbene, in questa situazione apparentemente vantaggiosa, dovetti alla fine abbandonare il lavoro perché sia il dirigente commerciale che mi aveva giocato il tiro, che prima ho raccontato, che l’Agenzia delle Entrate, mi si creda, per nulla interessata al racconto, pretendevano contemporaneamente da me la medesima cosa e cioè che facessi più fatturato, cosa peraltro possibilissima purché mi fossi messo anch’io a fare la stessa cosa dei colleghi, quella di caricare ogni mattina la mia station wagon di prodotti per andarli a distribuire. Rifiutandomi di farlo, smisi di lavorare per dedicarmi a tutt’altro e bene feci ma che nulla c’entra con la laurea, i farmaci e la zootecnia di cui perciò parlo amaramente al passato”.