MONDRAGONE – L’Associazione Mondragone Bene Comune invia un comunicato stampa: “No, non è cattivismo. Se non facciamo luce sul passato e non ci affranchiamo da esso non riusciremo a tirare fuori dalle sabbie mobili questo comune. Senza un’operazione verità sul ventennio (e più) che va da Conte a Pacifico continueremo a stare nella cattiva amministrazione che ci ha portati al default e ad avere una città in crisi e sottosviluppata (in termini di bellezza, risorse, infrastrutture, verde, welfare, cultura ecc). Anche perché questo ventennio è andato avanti senza soluzione di continuità! Bisogno avere il coraggio di ritornare sul project financing per il nuovo Cimitero e sui servizi cimiteriali, sullo scandalo impunito della Cantarella, sul Palazzo Tarcagnota e su tutti i fondi comunitari spesi in questi anni, sulla tolleranza rispetto ad abusi, evasione e appropriazioni, sulle opere pubbliche tuttora incompiute, su ciò che è successo negli anni sui rifiuti, sulle imprese- sempre le stesse– che da anni “mangiano” sul comune ecc., per cercare di capire, individuare le responsabilità e voltare finalmente pagina. Prendiamo, per esempio, i famosi derivati di Conte. Sui derivati (swap), due sottoscritti nel 2005 e un terzo nel 2007 (sempre Amministrazione Conte) l’AMBC è già intervenuta “in solitaria”. Si tratta di contratti che facevano riferimento ad un debito sottostante per mutui a tasso fisso del 6% e del 5,5%, stipulati per un nozionale complessivo di € 12.416.802,64 risultante da € 1.387.185,52 (scadenza 30/06/2030) e € 5.942.215,71 (scadenza 30/06/2032) per i due swap sottoscritti nel 2005 ed € 5.087.401,41 per lo swap del 2007 (scadenza 31/12/2026). E l’AMBC è ritornata anche sulla denuncia della Corte dei Conti: per il mancato coinvolgimento nella decisione del Consiglio comunale; per la mancata gara nella scelta dell’istituto bancario; per l’inefficacia copertura dei tre swap; per la coincidenza tra la figura di advisor e l’Istituto bancario contraente; per la previsione di una figura sostanzialmente assimilabile alla delegazione di pagamento, in violazione dell’art. 206 del T.U.E.L., che non ne prevede l’utilizzo per i contratti di finanza derivata; per la mancata indicazione del mark to market nei contratti all’atto della sottoscrizione; per l’impossibilità di valutare l’esistenza di eventuali costi impliciti a carico dell’Ente; per i mark to market negativi per tutti e tre gli swap ecc.. L’AMBC aveva anche proposto di istituire una Commissione consiliare d’inchiesta sul debito per fare luce su questo scandalo, anche sulla base della sentenza 9680/2019 della Cassazione. Ri-leggere qui: https://www.v-news.it/mondragone-lambc-il-fallimento-del-bilancio-di-oggi-ha-origini-e-responsabilita-ben-precise/. Dopo la nefasta esperienza dell’Amministrazione Conte– responsabile di questo grave pasticcio (uno dei tanti)– arrivò, al netto di una parentesi commissariale, l’Amministrazione Cennami, notoriamente di centrosinistra e con assessori di primissimo piano, tuttora in prima linea e con “politici” in qualche caso addirittura assurti a “padroni” incontrastati di liste. E dopo quell’esperienza e un commissariamento, arrivò l’Amministrazione Schiappa e, infine, l’attuale Amministrazione Pacifico, che è di fatto una sintesi del “meglio” delle esperienze delle precedenti amministrazioni. Ma nessuno di questi “campioni” ha avuto il coraggio di riaprire il capitolo swap. L’inerzia di Zannini (su questa come su altre questioni) ha le sue “giustificazioni”: non è direttamente responsabile di tutto ciò (all’epoca era in tutt’altre faccende affaccendato) e poi molti dei responsabili diretti o indiretti di quel disastro sono attualmente suoi alleati e prossimamente dovranno “galoppare” per farlo rieleggere. Ma un leader è tale se riesce ad anteporre gli interessi generali ai suoi e se contribuisce a cambiare le cose. Sui derivati ora è intervenuta anche la Cassazione. Per le Sezioni unite civili, sentenza n. 8770 del 12 Maggio 2020 (calda calda) sono nulli i tre contratti di Interest rate swap stipulati (tra il maggio 2003 e l’ottobre del 2004) dal Comune di Cattolica con la Banca Nazionale del Lavoro, in quanto nonostante la presenza di clausole “upfront” non avevano ricevuto l’approvazione del consiglio comunale, sempre necessaria per le operazioni di indebitamento: http://www.diritto24.ilsole24ore.com/_Allegati/Free/8770_2020.pdf. Anche a Mondragone il Consiglio comunale- come già sottolineato dalla Corte dei Conti– all’epoca non fu coinvolto e siamo, quindi, nell’identica situazione oggetto della condanna della Cassazione. Consigliere Zannini, vogliamo recarci insieme alla Procura della Corte dei Conti?