MONDRAGONE – Comunicato stampa da parte dell’Associazione Mondragone Bene Comune sulle riaperture dei negozi: “Dal 4 Maggio in città alcune attività hanno riaperto i battenti e altre prossimamente potrebbero riprendere. Ma le riaperture stanno avvenendo in sicurezza? Vale la pensa ripassarsi un po’ il documento tecnico dell’INAIL che contiene indicazioni sulle misure di contenimento del contagio da nuovo Coronavirus nei luoghi di lavoro nella fase di riapertura delle attività produttive. La pandemia ha messo definitivamente a nudo la pochezza dell’Amministrazione Pacifico. Per colpa di questo sindaco- e di chi lo segue e lo guida– tutto resta fermo, nonostante le decine di proposte fatte in questi 2 mesi dall’AMBC per aiutare le famiglie e le imprese, le 9 “mozioni” della minoranza di Schiappa e le sollecitazioni di Marcello Buonodono. Abbiamo segnalato che il comune di Formia, come l’AMBC propone da oltre un mese, ha stanziato 1 milione di euro “piegando” il bilancio 2020 all’emergenza Covid-2019. E da tempo l’AMBC propone di ripensare la mobilità e gli orari della città, iniziando a pedonalizzare piazze e strade per permettere ai negozi di “allargarsi per distanziare” e ai cittadini di vivere di più all’aperto. E mentre Pacifico resta immobile, Antonio Decaro fa esattamente ciò che l’AMBC propone: “Come sindaco di Bari ho firmato un’ordinanza per dare la possibilità- ha dichiarato il presidente dell’ANCI– a chi ha già l’autorizzazione di aumentare del 50%, appena si potrà riaprire, i tavoli all’esterno. Tutto senza costi e senza burocrazia. Dobbiamo dare la possibilità a tutti di riaprire in sicurezza, aumentando gratuitamente l’occupazione del suolo pubblico o facendo delle pedonalizzazioni in modo da permettere a bar e ristoranti di occupare più spazio con lo stesso numero di tavolini”. Da noi, invece, il presidente del Consiglio comunale è ancora agli annunci che è tutto pronto per la videoconferenza, quando non ha neppure emesso il decreto (quello del sindaco è “appezzottato” e illegittimo, laddove regolamenta appunto il Consiglio, non di sua competenza!). Con il rischio di “bucare” scadenze fondamentali, a partire dalla rinegoziazione dei mutui. Ciò che invece non si “lascia”, anzi -con la scusa dell’emergenza- addirittura si “raddoppia”, è la pratica dell’affidamento discrezionale di lavori e servizi, fregandosene dell’obbligo del ricorso alla rotazione. Sono anni che denunciamo che per i servizi di vigilanza non armata, l’illuminazione, i parcheggi, i servizi legali, i lavori di manutenzione di ogni tipo, la fornitura di manifesti o di altri materiali (e chi più ne ha più ne metta), sono quasi sempre gli stessi ad essere discrezionalmente incaricati. Nel welfare, poi, il “faccio come mi pare” regna sovrano e non si pensa né a co-programmare (art. 55, comma 2, del CTS) né a lavorare con una programmazione pluriennale degli acquisti (art. 21 del d.lgs. n. 50/2016 e ss. mm., recante il c.d. codice dei contratti pubblici – CCP). Di recente c’è stata un’ennesima sentenza del Consiglio di Stato sul “principio di rotazione” di cui all’articolo 36, comma 1 del Codice dei contratti Consiglio di Stato, sez. III, 25.04.2020 n. 2654. Il principio di rotazione evita le rendite di posizione, determina l’effettiva concorrenza, consente all’amministrazione di cambiare per cercare di migliorare ed evita che l’operatore uscente si avvantaggi delle informazioni acquisite durante il pregresso affidamento o peggio ancora diventi il depositario delle conoscenze in grado di adempiere a quell’incarico. La discrezionalità è il “lievito madre” del perverso intreccio tra la politica e i “portatori di interessi”, che in alcuni casi arrivano addirittura a dare corpo a candidature finalizzate ad ottenere nomine, incarichi ed affidamenti, minando in questo modo la democrazia ed alterando il consenso. La giurisprudenza si ammonticchia, l’AMBC continua a segnalare ma le Autorità di controllo e vigilanza continuano –purtroppo– a non intervenire per ripristinare legalità e corretto funzionamento. Pacifico, dal canto suo, resta –come al solito– inerte sul tanto che c’è da fare per aiutare famiglie e imprese in questa grave crisi. Gli unici a muoversi sono sempre i “soliti” che continuano ad “attovagliarsi” alla “tavola comunale”, imbandita- come sempre– in barba a leggi e sentenze. Terminiamo con un ricordo di Ibrahim Gokcek, il giovane bassista del Grup Yorum morto dopo uno sciopero della fame durato 323 giorni contro gli arresti e la repressione scatenati da Erdogan contro la popolare band musicale.