(f.n.) – L’accordo tra Regione Campania e Aiop che prevede il trasferimento di un certo numero di pazienti, da ospedali pubblici a centri accreditati, rappresenta in termini pratici, un trasferimento di denaro dal pubblico al privato ed è quasi obbligatorio seguire da vicino, l’evolversi dell’iniziativa e l’eventuale ricaduta positiva in termini di assistenza e cura, di un tale esborso di denaro…perché si tratta di esborso di denaro “pubblico”, o no? All’articolo 6 del protocollo d’intesa è chiaramente scritto che si vogliono spostare le attività di degenza ordinaria, verso i privati, lasciando al pubblico le rogne dell’emergenza Covid…mentre all’articolo 7 notiamo come un bel po’ di denaro lasci il pubblico per arrivare nelle tasche dei privati, incrementando i profitti degli stessi…Ebbene …si ha l’impressione che si tratti di un affaire…dell’ennesimo affaire camuffato da efficiente programmazione delle cure e dei servizi…ma come funziona? Esiste una piattaforma, sulla quale viene caricata la scheda descrittiva completa di un paziente, che deve essere ricoverato in una delle strutture private, che hanno messo a disposizione i posti letto…quindi, si attende l’indicazione del ricovero…Ma non è esattamente così che funziona, perché si ha la netta sensazione che non tutti i pazienti registrati in piattaforma, perché necessitano di un ricovero, siano velocemente indirizzati nella struttura di accoglienza…Infatti… qualcuno sostiene che dalle case di cura private, siano privilegiati quei pazienti affetti da patologie acute che valorizzano il DRG e necessitano di ricovero relativamente breve, mentre i pazienti con numerose patologie, per i quali si prevede un ricovero prolungato, comporterebbero un aggravio di spesa che provocherebbe un calo sensibile, nel guadagno previsto…Certo non è un bel quadretto, né edificante né corretto ma… qualcuno di voi, per caso, aveva, soltanto per un attimo, immaginato che la situazione, il protocollo d’intesa, l’offerta dei posti letto e tutto il resto, fossero stati ideati all’ombra delle memorie di Madre Teresa di Calcutta…ma davvero? Hasta la vista companeros!
Purtroppo non c’era bisogno dì conferme per capire che questo protocollo di intesa era un “inguacchio” bastava leggerlo.
Quello che purtroppo viene fuori dal suddetto inguacchio, è che il sistema è sbagliato, in quanto, già prima della pandemia, il pubblico non funzionava per inefficienze legate ad una gestione orientata all’acquisizione del consenso e non alla erogazione di servizi efficienti, mentre il privato risultava efficiente ma orientato al profitto, e quindi non disponibile per i pazienti più “rognosi” che anche prima finivano solo nel pubblico.
Ma ciò che è peggio, è che il fiume di danari riversati in Sanità, ob torto collo, per l’emergenza Coronavirus, non vengano usati per migliorare la qualità del servizio pubblico, attraverso l’iniezione di risorse fresche di personale e di attrezzature, ma solo per operazioni di propaganda che alla fine dell’epidemia precipiteranno il SSR in una condizione peggiore di prima.
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