– di PepPe Røck SupPa –
Non capirò mai tutti questi problemi sulla privacy, forse perché non me ne frega niente ma anche perché siamo tutti noi i primi a voler mettere tutto in mostra, qualsiasi cazzata la postiamo sui social, ai quali abbiamo regalato già tutti i nostri dati personali. Ma ogni tanto salta fuori qualcosa di preoccupante per la nostra privacy. Come se la CIA o i Servizi Segreti andassero a spiare le foto dei vostri gattini o i selfie che avete scartato perché non si vedono bene le tette, o perché sembrate vecchi o le chat con i vostri amanti o chissà che altro. L’anno scorso, per esempio, ricordo una grande preoccupazione perché una nazione come l’Inghilterra che utilizza il riconoscimento facciale per l’identificazione degli automobilisti sulle autostrade, mamma mia, cosa accadrà ora? E se la cosa si diffonde? Ma fatemi capire, il problema quale sarebbe?
Già se avete un iPhone o qualsiasi altro dispositivo il riconoscimento facciale lo usate ogni giorno. Tieni caro Apple, ecco la mia faccia, sono così contento di poter sbloccare il mio iPhone solo guardandolo. Cosi come Facebook identifica già da solo una qualunque vostra fotografia in cui non siete neppure taggati, grazie proprio al riconoscimento facciale. Tuttavia appena uno Stato applica una misura di identificazione tecnologica si alzano le barricate, si odono lamentele e grida, soprattutto quelli di chi ci vede una versione del mondo orwelliana: aiuto, ci vogliono controllare! Saremo tutti sorvegliati!
Come se poi a essere controllati da Orwell si scivolasse verso Kafka, in un mondo che potrebbe usare quei dati per processarci ingiustamente. Quando caso mai è il contrario. Pensate a quanti innocenti finiscono in carcere senza uno straccio di prova che li scagioni.
Tipo sei accusato di un crimine, ma non hai un alibi. Ebbene, un’identificazione facciale potrebbe salvarti, un’intelligenza artificiale potrebbe dimostrare che tu in quel posto, non c’eri. Un po’ come è successo da quando riusciamo a rilevare il DNA: può condannarti, ma può scagionarti (e molti sono stati scagionati proprio dal Dna).
Identica polemica ora con l’App “Immuni” che il governo consiglia di scaricare, su base volontaria sia chiaro, quindi nemmeno obbligatoria e questi si preoccupano della privacy escludendo che la tecnologia e l’intelligenza artificiale potrebbe salvarci la vita.
Già, salvarci la vita! Per questo farei violare la mia privacy spontaneamente, mica sono scemo, io voglio salvarmi dal Covid-19. Certo, se poi avete intenzione di mettere qualche chilo di tritolo in Parlamento comprendo che possiate essere preoccupati dell’identificazione facciale e della vostra privacy. Ma se non è questo il caso, ritenetevi fortunati a vivere nel 2020 e scaricate l’App tranquillamente che tra l’altro risulterà utile attivando semplicemente il Bluetooth e mai la geogeolocalizzazione: tramite un algoritmo sarà possibile ricevere comunicazione di essere entrato in contatto con un positivo al virus e quindi bisognerà poi rispettare l’isolamento a casa.
Comunque tranquilli, continuate a postare la vostra vita su Instagram, su Facebook, su Tik Tok, ovunque vogliate, e sappiate che non solo alla vostra privacy avete rinunciato già spontaneamente, ma i social dimostrano come il problema maggiore di ognuno di noi sia un altro: che a nessuno freghi niente di noi.