– di Ursula Franco * –
“Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un’autorità su come far pensare la gente”. Charles Foster Kane, protagonista di Citizen Kane (Quarto Potere), 1941.
Intorno alle ore 16.00 di giovedì 15 giugno 2000, Enrico Forti, detto Chico, un ex campione italiano di windsurf, è stato condannato al carcere a vita per l’omicidio di Dale Pike, 43 anni, figlio di Anthony Pike, proprietario del famoso Pike Hotel di Ibiza, che Chico stava cercando di acquisire.
Dale Pike è stato ucciso il 15 febbraio 1998, poco dopo il suo arrivo a Miami, con due colpi di cal. 22 alla testa, il secondo colpo fu esploso a distanza ravvicinata.
Un surfista, David Suchinsky, ritrovò il cadavere di Dale su una spiaggia di Key Biscayne, Sewer Beach (Virginia Beach), verso le 18.00 del 16 febbraio 1998. Il corpo di Dale era stato denudato per spostare l’attenzione su una pista omosessuale (staging). E’ escluso che Sewer Beach fosse un luogo d’incontro di omosessuali.
Il 19 febbraio 1998, Chico Forti, interrogato come persona informata sui fatti, nonostante avesse fissato un appuntamento con Dale Pike in Aeroporto per il pomeriggio del 15 febbraio, riferì a chi indagava di essere andato in Aeroporto, ma di non aver incontrato Dale.
Il 20 febbraio, messo di fronte all’evidenza (Chico, il 15 febbraio, giorno dell’omicidio, alle 19.16, aveva telefonato a sua moglie da Key Biscayne) Forti ritrattò e disse di aver raccolto Pike in Aeroporto alle 18.15 e di averlo lasciato 25 minuti dopo nel parcheggio del Rusty Pelican, un locale non distante da Sewer Beach, luogo dove fu poi ritrovato il suo cadavere.
Enrico Forti riferì che Dale aveva effettuato una telefonata da una stazione di servizio, che lo stesso sarebbe dovuto andare ad un party e che erano rimasti d’accordo che si sarebbero incontrati tre giorni dopo, all’arrivo di suo padre, Anthony Pike.
Chico Forti aggiunse inoltre di aver telefonato alla moglie non appena lasciato Dale Pike nel parcheggio del Rusty Pelican e, seppure in ritardo per l’appuntamento delle 19.00 con il suocero, di essersi diretto verso Fort Lauderdale per raccoglierlo in aeroporto.
In un’intervista televisiva, uno dei detective della polizia di Miami, che si occupò del caso, ha riferito che Enrico Forti fornì un’altra versione, ovvero disse che se avesse detto la verità alla polizia, un tedesco, già condannato per truffa, con cui era in affari, tale Thomas Heinz Knott, si sarebbe vendicato colpendo la sua famiglia, aggiungendo che Knott gli aveva detto che avrebbero dovuto sistemare Dale e che per il bene della sua famiglia, Chico lo avrebbe dovuto prelevare in aeroporto per portarglielo. Forti riferì di aver seguito le indicazioni di Knott non sapendo però che cosa Thomas avesse pianificato (Power Privilege And Justice ISLAND OBSESSION – Enrico “Chico” Forti Story).
1) Enrico Forti sostiene di aver mentito inizialmente agli investigatori per paura, in quanto non solo era venuto a conoscenza della morte di Dale ma i detective gli avevano riferito, mentendo, che pure il padre di Dale, Anthony Pike, era stato ucciso. Questa sua giustificazione non regge, egli infatti, già nella telefonata intercorsa tra lui e la moglie alle 19:16 della sera dell’omicidio, telefonata che agganciò una cella vicina a Sewer Beach, luogo in cui fu ritrovato il cadavere di Pike, riferì alla donna di non aver incontrato Dale Pike in aeroporto ed in seguito, prima di raccontare questa stessa menzogna agli inquirenti, la raccontò al suo avvocato, a Thomas Knott e ad Anthony Pike, padre di Dale.
La circostanza che, già alle 19:16 del 15 febbraio 1998, Chico Forti negasse con la moglie di aver incontrato Dale Pike in Aeroporto ci permette di inferire senza ombra di dubbio che già a quell’ora Chico aveva ucciso Dale.
2) L’aereo con a bordo Dale Pike arrivò a Miami alle 16.30, con un ritardo di mezz’ora rispetto all’orario previsto per l’atterraggio (lo riferì Forti agli investigatori nel suo primo interrogatorio, pag. 54).
Chico, a suo dire, prelevò Dale all’aeroporto di Miami intorno alle 18.15 e impiegò circa 25 minuti per raggiungere Sewer Beach (Key Biscayne), alle 19.16 chiamò sua moglie da Key Biscayne, come risulta dai tabulati, pertanto ebbe circa mezzora per uccidere Dale e alterare la scena del crimine simulando un omicidio in ambito omosessuale(staging).
Riguardo allo staging, sia chiaro che solo un conoscente della vittima non omosessuale avrebbe avuto interesse a far passare l’omicidio di Dale per un delitto maturato in un contesto omosessuale, non un sicario né un assassino occasionale.
3) Dale Pike fu ucciso con una pistola cal. 22.
Qualche tempo prima dell’omicidio, Thomas Knott e Chico Forti avevano comprato una pistola dello stesso calibro, quella pistola, che Chico aveva pagato con la sua carta di credito e che aveva fatto intestare a Knott, non è mai stata ritrovata.
4) Della fantomatica telefonata che, secondo Forti Forti, Pike fece da una stazione di servizio, non vi è traccia. Viene da chiedersi il perché, avendo fretta di andare a Fort Lauderdale a prendere il suocero che doveva arrivare alle 19.00, Enrico non avesse prestato il proprio cellulare a Dale. La risposta è semplice: Dale, che doveva pernottare da Forti, non doveva fare e non fece nessuna telefonata. Ed è anche chiaro che Chico non sarebbe andato a prendere Dale Pike in aeroporto se Dale avesse avuto intenzione di passare la notte da qualcun altro.
5) Enrico Forti uccise personalmente Dale Pike e alterò lui stesso la scena del crimine. Se avesse avuto dei complici non sarebbe arrivato in ritardo all’aeroporto di Fort Lauderdale dove aveva appuntamento con il suocero, né avrebbe consentito ai sicari di usare un’arma dello stesso calibro della sua.
Forti non fece i nomi di eventuali complici in cambio di una condanna più benevola proprio perché complici non ve ne erano.
6) Una scheda telefonica è stata ritrovata accanto al cadavere di Dale Pike, quella scheda era stata usata per fare tre telefonate, due ad un numero simile a quello di Chico e la terza al suo numero esatto (alla chiamata Chico Forti non aveva risposto). E’ facile inferire che la scheda appartenesse a Dale e che lo stesso avesse tentato di contattare Enrico Forti una volta atterrato a Miami, le telefonate infatti risultarono fatte intorno alle 17.15, ovvero 45 minuti dopo l’atterraggio dell’aereo di Pike (La vera storia di Enrico Chico Forti di Claudio Giusti). Da notare che su quella scheda telefonica non vi è traccia di telefonate ad altri numeri se non a quello di Chico, tantomeno della fantomatica telefonata che, secondo Enrico Forti, Dale avrebbe fatto da una stazione di servizio. Chi difende Chico Forti sostiene che il killer di Dale Pike lasciò vicino al cadavere materiale utile ad incastrare Forti. In questo caso, che senso avrebbe avuto spogliare il cadavere di Dale per simulare un omicidio sessuale posto che Forti non è gay? Solo Chico Forti, che aveva prelevato la vittima in aereoporto, aveva interesse ad allontanare i sospetti da sé simulando un omicidio in ambito omosessuale, non certo un soggetto sconosciuto.
7) Prima di ritrattare, Forti chiese alla moglie di far lavare l’auto con la quale aveva prelevato Dale Pike in aeroporto. E’ Enrico Forti a riferirlo in un’intervista rilasciata dopo la sua condanna: “La macchina… la mia macchina veniva lavata ogni settimana. Circa a metà della settimana. Non fu lavata il giorno dopo, fu lavata… credo tre o quattro giorni dopo… era la domenica e credo che venne lavata o il mercoledì o il giovedì. Ma si trattò di un lavaggio che era un lavaggio di routine, che facevamo ogni settimana. Fu mia moglie che la portò a lavare perché era sempre lei che la portava a lavare”.
Chico Forti uccise Dale Pike domenica 15 febbraio 1998; nei giorni di mercoledì 18 e giovedì 19 febbraio, fu sentito dai detective della polizia di Miami come persona informata sui fatti.
8) Sewer Beach, la spiaggia dove venne trovato il cadavere di Pike, non solo era poco fruibile a chi sarebbe dovuto uscire in windsurf perché la strada d’accesso era chiusa a causa dei danni di un recente uragano, ma quel giorno la direzione del vento non era ideale per uscire con la tavola a vela da quello spot, e un esperto di windsurf, un abitué, come Chico, sapeva che difficilmente vi avrebbe incontrato qualcuno, in specie dopo le 18.30.
9) Non è vero che Chico Forti si rifiutò di collaborare con i detectives di Miami riguardo alla posizione dell’amico Thomas Knott, Chico, già dal primo interrogatorio, cercò di spostare l’attenzione su Knott, ma nulla permise di collegarlo all’omicidio di Dale perché evidentemente Thomas Knott era estraneo ai fatti.
10) Questo caso è una matrioska: truffe tra truffatori. Chi difende Chico Forti sostiene che non è vero che stesse cercando di appropriarsi del Pike Hotel di Ibiza attraverso una truffa e che invece Anthony Pike e Thomas Knott stavano cercando di truffare Chico rifilandogli un hotel senza valore. Se fosse vero che Pike e Knott stavano cercando di appropriarsi del denaro di Forti, nessuno dei due avrebbe avuto ragione di uccidere Dale per far attribuirne a Chico Forti il suo omicidio.
11) Non è vero che Chico Forti è stato assolto dall’accusa di truffa nei confronti di Anthony Pike; nel caso Forti è stata semplicemente applicata la Felony Murder Rule che prevede la sospensione di un capo di imputazione, in questo caso la truffa, perché movente dell’omicidio (La vera storia di Enrico Chico Forti di Claudio Giusti).
12) Coloro che difendono Chico Forti, in specie l’amico Roberto Fodde, un avvocato che vive a Miami, sostengono che la polizia di Miami lo abbia “incastrato” per il servizio da lui realizzato sulla morte di Andrew Philip Cunanan, una specie di documentario nel quale Enrico Forti metteva in dubbio la versione della polizia di Miami Beach riguardo al suicidio di Cunanan; se davvero questi signori credono a ciò che sostengono, non è paradossale che nessuno di loro tema di venir “incastrato” per aver accusato la polizia di Miami Beach di aver “suicidato” Cunanan e quella di Miami di aver “incastrato” Chico Forti? Tra l’altro, il documentario di Enrico Forti non è mai stato diffuso in America ma solo in Italia ed in Francia, pertanto non ha danneggiato l’onore dei detective di Miami in nessun modo.
Riguardo al suicidio dello spree killer Andrew Philip Cunanan, all’epoca uno degli uomini più ricercati d’America, è difficile credere alle dietrologie sulla sua morte, il suicidio, messo in atto dopo aver portato a termine una serie di omicidi programmati, è un classico tra gli spree killer e la pistola con cui Cunanan si suicidò e che la polizia gli trovò in mano è la stessa Taurus cal. 40 che aveva colpito a morte Gianni Versace.
13) Di seguito un’analisi di uno stralcio di un’intervista tratta da Il caso Forti:
Intervistatore: (Chico) come mai non sei riuscito ad allontanare questa persona (Thomas Knott) che hai descritto come un parassita e che approfittava in questo modo?
Chico Forti: Perché questa persona era eccezionale… io credo che avesse truffato oltre trenta miliardi di lire… all’epoca… in Germania (…).
Chico Forti: Ebbene, dal momento che io e Tony Pike tagliammo Tom Knott fuori dal business, in quel momento, Tom Knott si trasforma in una vipera che è stata calpestata, la persona che è tagliata fuori dalla gallina dalle uova d’oro (…).
Durante l’intervista Chico Forti ha mostrato di stimare Tom Knott per le sue capacità e ha definito Tony Pike una “gallina dalle uova d’oro”. Affermazioni particolarmente utili per delineare la personalità dell’ex campione di windsurf. Non è solo la mancanza di disprezzo per le attività illegali di Knott a colpire, ma anche l’assenza di rabbia nei suoi confronti. Chico Forti non ce l’ha con Knott, perché evidentemente mente quando sostiene di credere che sia stato lui ad incastrarlo. Il fatto che abbia definito Tony Pike una “gallina dalle uova d’oro”, ci conferma che era Chico a voler truffare Pike.
Altri stralci provenienti da un’intervista rilasciata da Enrico Forti il 4 novembre 2004 dal carcere (Everglades Correctional Institution, Miami, FL):
Chico Forti: Tutte le persone che… mi hanno dimostrato che credono nella mia innocenza, il fatto che… credo, meglio di chiunque altro, so che sono innocente, il fatto che, in fondo in fondo, credo che ci sia un fine all’ingiustizia.
Dirsi innocente non equivale a negare l’azione omicidiaria, peraltro Forti indebolisce la sua affermazione facendo precedere “so che” a “sono innocente”.
Chico Forti: Le prove create. La sabbia è una finzione. La mia macchina è stata smontata letteralmente in se… oltre settecento pezzi, è stata tenuta nel deposito della polizia, analizzata da esperti in ogni millimetro, in ogni area, dalla parte sottostante dell’interno alla parte esterna, le gomme, gli ammortizzatori, non hanno trovato nessun tipo di connessione con la spiaggia del morto, due o tre mesi dopo, il giorno prima che devono rilasciarmi la macchina decidono di prendere e guidare la mia macchina… su una spiaggia identica, di composizione identica alla spiaggia dove è stato trovato il morto, smontare dalla macchina e decidere, di punto in bianco, di guardare all’interno del gancio di traino, tolgono l’interno del gancio di traino e trovano tracce solamente della spiaggia del morto, non delle altre spiagge dove io ho guidato con la macchina dopo… il… il 15 di febbraio.
Per due volte Enrico Forti, riferendosi a Dale Pike, evita di chiamarlo per nome, lo definisce semplicemente “il morto”, lo fa per prenderne le distanze. Perché dovrebbe prendere le distanze da Dale se non fosse stato lui ad ucciderlo?
Non solo Chico prende le distanze dalla vittima ma anche dai fatti evitando ogni riferimento all’omicidio. Enrico Forti evita di dire “il ragazzo ucciso” o “il ragazzo assassinato” o “il ragazzo ammazzato”, ma dice semplicemente “il morto”, Chico non dice né “ucciso”, né “assassinato”, né “ammazzato” per evitare lo stress che gli produrrebbe l’uso di termini tanto evocativi.
Da notare l’ultima frase di Forti, Chico dice “non delle altre spiagge dove io ho guidato con la macchina dopo… il… il 15 di febbraio”, “dopo” è una parola chiave, è con quel “dopo” che Chico si tradisce e ci rivela di essere stato a Sewer Beach il giorno dell’omicidio, una pietra tombale.
Chico avrebbe semplicemente potuto dire di non essere stato a Sewer Beach il giorno dell’omicidio di Dale Pike ed invece, per non mentire, si è incartato in una lunga tirata oratoria durante la quale ci ha rivelato di esserci stato proprio quel giorno.
Giornalista: Hai ucciso tu Dale Pike?
Ci aspettiamo da Chico Forti che neghi in modo credibile e che dica che sta dicendo la verità.
Chico Forti: Assolutamente no.
Aggiungendo “Assolutamente” a “no”, Forti mostra di aver bisogno di enfatizzare la negazione.
Giornalista: Hai mai considerato la possibilità dell’omicidio?
Chico Forti: Assolutamente no. Non c’era motivo per me di togliere la vita al figlio di una persona che consideravo un amico.
Chico è incapace di rispondere con un semplice “No” e mostra di avere bisogno di convincere. Forti non possiede la protezione del cosiddetto del “muro della verità”, un’impenetrabile barriera psicologica che induce i soggetti che dicono il vero a limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno.
Ci saremmo aspettati che durante l’intervista Chico dicesse “Io non ho ucciso Dale Pike” e che lo dicesse liberamente.
13) Durante le indagini riguardanti l’omicidio di Dale Pike, un informatore della polizia ha riferito a chi indagava che, poco tempo prima, Chico aveva provato ad assoldare un killer per uccidere un avvocato, ciò che colpì gli investigatori furono le indicazioni fornite da Forti al potenziale killer, indicazioni che ricordavano da vicino le circostanze in cui era avvenuto l’omicidio di Pike (Power Privilege And Justice ISLAND OBSESSION – Enrico “Chico” Forti Story).
CONCLUSIONI:
Enrico Forti è un truffatore e un assassino che, finché non è stato inchiodato alle sue responsabilità, ha ritenuto di essere parecchio furbo, un passato di “successi” nel campo della manipolazione del suo prossimo lo ha portato a credere di potersela cavare dopo aver ucciso Dale Pike ed invece si è dovuto confrontare con gente più furba di lui: i detectives e il prosecutor che hanno indagato sull’omicidio.
– Enrico Forti uccise personalmente Dale Pike, se lo avesse consegnato a uno o più complici non sarebbe arrivato in ritardo all’aeroporto di Fort Lauderdale dove aveva appuntamento con il suocero.
– Solo Chico Forti, che aveva prelevato la vittima in Aeroporto, aveva interesse a simulare un omicidio in ambito omosessuale per allontanare i sospetti da sé, non certo un soggetto sconosciuto alla vittima.
– Chico, già alle 19.16, mostrò di sapere che Dale era morto in quanto cominciò a prendere le distanze da lui dicendo a sua moglie che non lo aveva trovato in aeroporto. Forti sapeva che Dale Pike era morto perché era stato lui ad ucciderlo poco prima.
– E’ stato Chico a rivelare durante l’intervista rilasciata dal carcere di Everglades il 4 novembre 2004 di essere stato a Sewer Beach il giorno dell’omicidio di Dale.
– Enrico Forti non fece i nomi di eventuali complici in cambio di una condanna più benevola proprio perché complici non ve ne erano. Forti, già dal primo interrogatorio, cercò invece di spostare l’attenzione su Thomas Knott ma nulla permise di collegarlo all’omicidio di Dale perché evidentemente Knott era estraneo ai fatti.
– Dale fu ucciso con una pistola cal. 22, Forti possedeva una cal. 22 che scomparve dopo l’omicidio; se Chico avesse chiesto a qualcuno di uccidere Pike, si sarebbe assicurato che non venisse ucciso proprio con una cal. 22., quantomeno non con la sua cal. 22 che, per essere scagionato dalle accuse, avrebbe avuto la premura di consegnare agli investigatori.
– Gli oggetti ritrovati intorno al cadavere di Dale, che riconducevano a Chico Forti, caddero dalle tasche di Dale durante il denudamento del cadavere da parte di Chico, un denudamento che fu messo in atto in un momento in cui c’era pochissima luce. E’ da scartare l’ipotesi che l’assassino avesse apparecchiato la scena con gli effetti personali della vittima per incastrare Forti, in tal caso infatti non si spiegherebbe il denudamento del cadavere allo scopo di simulare un omicidio in ambito omosessuale posto che Forti non è gay.
* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari
BIBLIOGRAFIA
chicoforti official site
Chico forti wikipedia
Power Privilege And Justice ISLAND OBSESSION – Enrico “Chico” Forti Story (con interviste ai detectives di Miami che si occuparono del caso)
L’incredibile storia di Chico Forti di Roberto Fodde
Il grande imbroglio di Chico Forti di Claudio Giusti
La vera storia di Chico Forti di Claudio Giusti
Felony Murder Rule wikipedia
Delitto Versace- il sorriso della medusa documentario
Andrew Cunanan wikipedia
Andrew Cunanan – The Versace Killer (Serial Killer Documentary)