– di Vincenzo D’Anna * –
I tempi sono quelli che sono, certamente caotici e luttuosi al tempo stesso, per la perdurante falcidie di vite umane causate dal morbo virale. I pensieri arrovellano la mente dei comuni cittadini stretti nella morsa della paura, per il presente, dell’angoscia per il futuro. Sequestrati in casa da oltre un mese, milioni di italiani assistono sgomenti alle continue, improbabili rassicurazioni dei governanti e di quella pletora di scienziati in servizio televisivo permanente effettivo. Scienziati che, dopo aver sbagliato quasi tutte le previsioni, continuano a pontificare nelle trasmissioni sul tema Covid 19, innanzi a giornalisti incompetenti, inginocchiati e compiacenti.
Non c’è nulla di diverso sul versante della politica che, in Italia, si caratterizza comunque per assumere atteggiamenti in pubblico destinati a suscitare solo opinioni favorevoli tra gli ascoltatori, aprendo brecce tra le mura domestiche delle famiglie tremebonde. Non c’è spazio e non c’è tempo per giungere a qualche informazione veritiera di diverso segno, per ascoltare voci dissonanti di scienziati non allineati.
Si sente l’odore acre di un sistema politico e scientifico che sta virando verso il conformismo, accantonando voci e teorie dissenzienti. Un Grande Fratello Orwelliano che realizza, attraverso i provvedimenti d’urgenza, sfornati in continuazione dal Governo Conte, situazioni illiberali se non incostituzionali come afferma il nodo costituzionalista, Sabino Cassese.
Solo versante cosiddetto scientifico, dopo settimane e qualche autopsia, si comincia a venirne a capo con l’eziopatogenesi dei decessi, e si quello politico si impegnano in sussidi un’altra montagna di debiti Statali, che incomberà sulle prossime generazioni, eredi di quelle odierne già angustiate ed indebitate fino al collo. Tuttavia la vita non si ferma. La Storia continua ad insegnare la sua lezione anche se non trova discepoli che vogliano impararla.
Ecco, quindi, che sovviene alla mente una ricorrenza, una data che ha segnato una svolta epocale nella vita degli italiani ed ha affermato stabilmente una collocazione della Nazione in un abito di libertà e di istituzioni democratiche. Parlo del fatidico 18 aprile del 1948, nel quale il popolo italiano si recò alle urne per eleggere democraticamente il primo parlamento della Repubblica. Si fronteggiarono i partiti filo atlantici (collocazione nel blocco americano e della NATO), quello democratico cristiano di Alcide De Gasperi e di Luigi Sturzo, i socialdemocratici di Giuseppe Saragat, i laici e liberali del Partito Repubblicano e del Partito Liberale Italiano, nelle cui fila brillavano uomini d’ingegno come Ugo La Malfa, Giovanni Malagodi e Benedetto Croce.
Sull’opposto versante, il fronte socialcomunista del socialista Pietro Nenni e del comunista Palmiro Togliatti, quest’ultimo rientrato dalla Russia di Giuseppe Stalin, che aveva avviato alla morte migliaia di presunti avversari del marxismo. La coalizione del fronte socialcomunista era ovviamente per la scelta della internazionale socialista e del Patto di Varsavia, egemonizzato dall’Unione Sovietica.
Un clima aspro e di scontro caratterizzò la campagna elettorale. La vittoria della DC, appoggiata anche dei comitati civici del mondo cattolico, fu schiacciante. Al partito di De Gasperi toccò il 48 percento dei consensi. Alla coalizione atlantica, la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi parlamentari. La scelta di libertà del popolo italiano diede vita ad una stagione in cui i diritti civili e le istituzioni plurali furono garantiti e tutelati.
I tempi attuali non sono certo drammatici e risolutivi come quelli del secondo dopoguerra del secolo scorso, ma vi somigliano, a ben vedere. Oggi l’opulenza dei costumi ed il progresso segnano il passo, anche per il dazio che paghiamo ai danni ambientali prodotti. Oggi come allora l’avvenire di queste generazioni è avvolto in un cono d’ombra.
Una pessimistica disaffezione politica pervade gli italiani, vive un’immagine dello Stato fallace e traballante, innanzi agli sterminati interessi economici dettati dal processo di globalizzazione economica. Allora, nel 1948, gli italiani scelsero il versate della libertà e della democrazia. Ora pare siano chiamati a scegliere tra un evento economico di grande interesse per miliardi di persone ed il recupero della sovranità nazionale, della identità e dei valori costitutivi della nazione. Una scelta che può cambiare le prospettive future. Non spaventa il dover affrontare una nuova prova epocale, spaventa invece la mancanza di uomini di solida cultura politica e di grande idealità come quelli del secolo scorso. Non sarà facile scegliere a chi ed a cosa affidarsi. Dove sono gli uomini politici della grandezza di De Gasperi? Purtroppo oggi, su entrambi i versanti della nuova cortina di ferro, si scorgono solo le ombre lunghe di questi nani, quando il sole è basso all’orizzonte.
* ex parlamentare