XVIII secolo, Inghilterra. Le protagoniste sono tre donne: la regina Anna, fragile, capricciosa e viziata; la consigliera e amica intima della regina, Sarah Churchill, detta Lady Marlborough, che approfitta della sua posizione per favorire la carriera militare del marito; Abigail Masham, cugina di Sarah, determinata a tornare nella cerchia dei nobili dopo che il padre l’ha ceduta per ripagare i propri debiti. La regina è dunque contesa fra due donne, entrambe ostinate, che metteranno in campo tutta la loro astuzia per arrivare al potere diventando “la favorita”.
Siamo -fortunatamente- lontani dal genere di provocazioni che Lanthimos aveva messo in scena ne “Il sacrificio del cervo sacro”: basato su fatti storici realmente accaduti, “La favorita” racconta un triangolo intriso di passione e malvagità. Il cinico regista di “The Lobster” racconta un gioco di manipolazioni che regge grazie alle tre interpretazioni straordinarie: “La favorita” parla di Amore e di tutte le sue assurdità, di bramosia di Potere, di stratagemmi studiati con ingegno. Lanthimos non può, però, rinunciare a dare sfogo al suo lato più eccentrico: le musiche disturbanti e le scene che possono sconvolgere i più bigotti, dimostrano quanto lo stile di questo regista sia sempre in qualche modo sopra le righe. “La favorita” è attraente, cattura lo sguardo dello spettatore che è sempre più affascinato dal vortice di seduzione, vendetta e desiderio che mettono in moto le tre donne. Attenzione però, a non abbassare mai la guardia: dobbiamo aspettarci colpi passi non solo dalle protagoniste ma anche da Lanthimos stesso (che ci pugnala alle spalle ma sempre sorridendoci cordialmente).
“La favorita” punta in alto, il modello di riferimento è palesemente Stanley Kubrick e la sua opera “Barry Lyndon”: un riferimento che non è solo concettuale perché Lanthimos ha scelto di girare in 35 millimetri, eliminando ogni forma di illuminazione artificiale. A tal proposito, in un’intervista Kubrick disse: “Ho preferito l’illuminazione naturale, perché è così che vediamo le cose. Ho sempre cercato d’illuminare i miei film in modo da simulare la luce, usando di giorno le finestre per illuminare realmente il set, e nelle scene notturne usando quelle fonti luminose che si vedono nella scena stessa”.
La storia de “La favorita”, infine, pur essendo ambientata trecento anni fa, è terribilmente moderna. Il racconto di Lanthimos è una metafora attuale (mostrandosi comunque come un omaggio al passato), che porta a riflettere sui sentimenti e su come si possa agire con un cinismo sadico e compiaciuto, non mostrando mai debolezze.
Mariantonietta Losanno