– di Nicolò Antonio Cuscunà –
Come la “tela di Penelope” veniva tessuta di giorno e smantellata di notte dalla stessa tessitrice, i telai-scuola sono in funzione, tessono tela di giorno, poi arriva la “quotidiana circolare ministeriale” e smantella tutto. Al tempo del “coronavirus” tutte le scuole di ogni ordine e grado, grandi e piccine, ricche, moderne, “appuzzuttate” e povere si sono attrezzate per garantire la “didattica a distanza”. Da casa i docenti di ruolo, i precari storici ed annuali, aggiornati o non del tutto alla moderna tecnologia, si sono adeguati a svolgere le “LEZIONI DA CASA”. Ad ascoltare i proclami del governo Conte, la scuola non sembra subirà danni dalla prolungata interruzione causata dalla pandemia. Tutto scorre liscio come l’olio, anche le scuole non organizzate, né adeguate alla “famosa BUONA SCUOLA, introdotta con la 107/2015 a firma del governo Renzi, prevedeva l’adeguamento delle scuole a 2.0”. A conti fatti, non è chiaro come il Ministero della P.I. abbia risolto la fornitura di costosissima attrezzatura con la media di spesa di 1.000 euro a scuola. Vogliamo continuare a credere in queste fandonie, per amore della Patria in pericolo, vogliamo crederci e vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, vogliamo crederci anche perché la speranza dev’essere l’ultima a morire, ma è difficile. Ottenere e far funzionare l’avanguardia digitale non è cosa semplice e non lo è per tutti. Non è solo problema d’attrezzatura adeguata, è principalmente problema di competenze. Quando entrambi coincidono, pur nella diversità di scuola reale e virtuale, tutto funziona, ma basta l’incompetenza di un “governo virtuale, con un ministro meno che virtuale a rovinare tutto. …SPIEGHIAMO… L’Italia è una penisola divisa in almeno tre realtà storicamente differenti, cronicizzate, conosciute e lamentate: nord, centro e sud. Dovremmo anche aggiungere zone interne montuose, collinari e insulari dove i collegamenti in rete non sono idonei né sono a fibre ottiche e, addirittura, antiquate o inesistenti. A questo si aggiunga il disagio socio-economico di vaste fasce sociali di meno ambienti e di alunni sprovvisti di tablet o schede dati, ecc. Le lezioni virtuali, inoltre, per gli alunni deboli, non certificati dalla burocrazia scolastica, risultano inadeguate. Insomma i “burocrati ministeriali”, anche in questa drammatica circostanza, più che aiutare la scuola la stanno danneggiando. …VEDIAMO COME E PERCHE’.
” …. L’anno scolastico è salvo per tutti indipendentemente dalla partecipazione alle lezioni virtuali…”. Con questa dichiarazione la ministra della Pubblica Istruzione in un solo colpo ha “reso vani i sacrifici: delle scuole per attrezzarsi, degli alunni a seguire, dei professori ad aggiornarsi, anche con soldi propri – i precari non ricevono il bonus-scuola-. E non finisce qui. Le continue incertezze del “governo” sulla ripresa delle lezioni o sul perdurare la chiusura delle scuole, le continue contrastanti dichiarazioni circa i metodi di valutazione dell’anno scolastico e degli esami di terza media e di maturità, si sono palesate come un vero scompiglio rispetto al “grande lavoro in atto tra: dirigenti, docenti e discenti. La perdita d’entusiasmo negli alunni deboli, i deboli sono gli invisibili non certificati, aumenta con l’aumentare delle notizie ondivaghe e discordanti provenienti dal ministero della scuola. Il Ministero impartisce disposizioni senza sapere né conoscere le realtà periferiche della scuola. La didattica a distanza non si concretizza solo organizzando il “registro elettronico”, attraverso le piattaforme gratuite di Google Education . Create le “classi virtuali”, con la fornitura di tablet, personal computer, si dovranno creare i presupposti per passare alle lezioni. Le lezioni virtuali, di classi virtuali, con video interrogazioni, condivisioni di materiali didattico, verifiche differenziate per tipologia non è semplice anche perché questo sistema crea la “solitudine virtuale” in larghe fasce di alunni. Svolgere lezioni frontali in un’aula reale (ne conosco la gioia d’averle svolte per 40 anni n.d.r) è diverso dal tenerle senza rapporto costante visivo ed acustico. Il virtuale dal reale è differente come il giorno dalla notte. Il Ministero annunciando, con forti perplessità e largo anticipo, il modello di valutazione didattica di fine anno, ha commesso un errore madornale, dimostrativo di come non conosce la realtà della “scuola italiana” Il nostro Paese, anche se componente del G7, non è al passo col resto d’Europa, a maggior ragione nel comparto Scuola e Università, basta vedere i risultati delle prove INVALSI. Le differenze, in ambito nazionale, aumentano in modo abnorme tra regioni del nord e del sud-. La didattica europea del linguaggio digitale in Italia è ancora embrionale, i motivi sono innumerevoli e conosciuti dai signori di Viale Trastevere. Lo sviluppo del sistema scuola, negli anni, non è avanzato di pari passo su tutto il territorio nazionale, ci sono ancora scuole ospitate in strutture non idonee, non adeguate alla didattica, con false agibilità strutturali, prive delle strutture minime educative degne di tale nome. Quindi di cosa parlano con i signori del governo? Incertezze e precarietà, in aggiunta alle carenze strutturali, anche nel pieno delle libertà dell’esercizio d’insegnamento, con la nuova programmazione adeguata alla didattica a distanza non saranno sufficienti alla “salvezza dell’anno scolastico e del pianeta scuola”. Passare dalle lezioni frontali, sistema paritario d’apprendimento, all’apprendimento a distanza anche se con l’ausilio di Joutube e Pawerpoint non è la stessa cosa. L’anno scolastico oramai è andato alla deriva. Maturandi tutti ammessi, rientro prima o dopo il 18 di maggio per stabilire il sistema di prove valutative, non sono sufficienti neanche a sistemare le cosiddette carte ministeriali e registri scolastici. la scuola è altra cosa ed il Covid 19 ha reso evidente e con crudeltà le condizioni in cui è stata ridotta “dal pensiero unico non criticabile”. Il Covid 19 verrà ricordato come la pandemia che ha ulteriormente reso visibili i “nervi sensibili e dolenti” del Nostro Paese. La sanità pubblica è importante e certamente salva il corpo, l’industria è indispensabile e garantisce produzioni e ricchezze, scuola e università, se svolte con severità e autorevolezza, GARANTISCONO ENTRAMBI . Continuando a disfare la “tela della scuola” il nostro futuro sarà ancora più triste ed incerto… dipende solo da NOI.
Complimenti. Rapporto lucido e fruibile alla lettura per tutti:operatori e discenti
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