UN GIURISTA PER LA RINASCITA SOCIALE-EMANUELE GIANTURCO

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                –          di Michele Falcone         –      unnamed 4 UN GIURISTA PER LA RINASCITA SOCIALE EMANUELE GIANTURCO

                     Nacque ad Avigliano nel 1857 e morì nel 1907 a Napoli. Nel 1889 scrisse: “Ebbi umili natali, avversa la fortuna, e questa vinsi e quelli nobilitai con la sola perseverante virtù del lavoro”. Dovette combattere ogni giorno con le ristrettezze economiche, alle quali sopperiva con guizzi di volontà e inventiva oggi difficilmente immaginabili.

Figlio di calzolaio, viveva in una modesta stanzetta nel cuore di Napoli, dividendo le spese dell’affitto con un compagno di studi. Spesso per risparmiare qualche soldo e andare avanti senza chiedere aiuto al padre, non comprava la candela destinata ad illuminare il locale e egiant2 UN GIURISTA PER LA RINASCITA SOCIALE EMANUELE GIANTURCOscendeva a studiare in strada, sotto la luce fioca dei lampioni. Alla fine, comunque, riuscì a farcela, arrotondando le magre entrate con lezioni impartite a studenti più giovani. Diceva: “Lo Stato non deve tollerare che l’economia sia soltanto una scienza naturale, a glorificazione dei più forti, sibbene una scienza etica, non dimentica dei fattori umani e sociali, né delle sorti dei più umili”. E, ancora: “Non che io sogni la perfetta uguaglianza di fatto, che nessuna legge e tanto meno alcuna voce di professore potrà mai stabilire nel mondo: nasciamo, viviamo e moriamo disuguali di ingegno, di fortuna, di amicizie, e chi sognasse il contrario distruggerebbe nel letto di Procuste ogni varietà di vita, di arti, di libertà e di attitudini individuali…il popolo non sa che farsi di una falsa libertà politica, che si traduce nella più stridente tirannia economica”.Emanuele Gianturco UN GIURISTA PER LA RINASCITA SOCIALE EMANUELE GIANTURCO

Fu anche ministro della pubblica istruzione e disse: “È la scuola elementare l’anima civitatis, che bisogna rinvigorire e nobilitare, è la scuola che bisogna rifare secondo il genio italiano, poiché in essa, più e meglio che nelle piazze d’armi, si preparano i destini delle nazioni”.