AL TEMPO DEL COVID, SCRIVERE CIÒ CHE SI PENSA…NON È POLITICAMENTE CORRETTO…

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      –         di Nicolò Antonio Cuscunà         –           

Si fa un gran dire di come l’uomo cambierà dopo la pandemia e se trarrà insegnamenti rispetto alla tutela della Terra e di sé stesso che la occupa. C’è da crederci? C’è da sperare? Vincerà l’ottimismo? Il bicchiere continuerà ad aumentare nel contenuto o sarà svuotato? Preoccupazioni e paure sono largamente presenti, non si immagina se permarranno a lungo peggiorando le “umane povertà”! L’attenta lettura di ciò che accade, al di fuori dell’ipocrisia dilagante, induce a pensare l’aumento di distanze sociali e lacerazioni dei rapporti uomo – uomo. La pandemia appare per quel che è: “moderno conflitto combattuto senza armi convenzionali”. Vecchie strategie e tatticismi per nuove, rinnovate o tradite alleanze.  Il covid 19 utile a nuovi equilibri geopolitici: “MORS TUA VITA MEA“.  Il fallimento di uno per il successo di un altro.  Quanto accade nel mondo e dalle nostre parti? Il Covid 19, da nemico-comune diventa arma letale. Arma strategica utile per combattere vecchi nemici, alleati veri o falsi. Ed a meno di non essere ebeti, questa pandemia non cambierà l’uomo, al contrario, lo classificherà tra i peggiori esseri viventi.

Lettura dei fatti accaduti ed in svolgimento.

Non c’è differenza tra strategie di leader mondiali o mezze calzette locali, delle super potenze economiche o dei loro garzoni sparsi per il mondo. Le regole sono sempre uguali: “le LORO”!  Quelle dell’economia di mercato. La salute e salvezza dell’uomo contano se non intaccano portafogli, borse e accumuli di potere. La facciata è l’apparire, salvare la prima utilizzando la seconda. Nessuno si sottrae a queste ferree leggi, il web, la comunicazione planetaria è l’unico collante. Gli imbonitori si sprecano, gli urlatori lo stesso, come i babbei convinti dei miracoli, promesse di nuovi messia, sciacalli diventati agnellini.

Le regole sempre uguali, cambia l’abito, la sigla, la circostanza e, l’occasione diventa buona anche per “buoni esempi”. Tifo da stadio, proposte a rialzo, a chi la spara più grande. Come vorremmo sbagliarci, come speriamo d’essere smentiti, come confidiamo di riscrivere questa pagina felici di chiedere scusa per la crudezza con cui l’abbiamo presagita.  Nessuno ha compreso quanto stesse per accadere. Tutti a distinguersi distanziandosi. Tutti bravi in casa altrui, tutti scienziati, tutti economisti, tutti santi altruisti votati ai miracoli. Errori sostituiti con altri, conti che non tornano, eroi e vittime utilizzati all’occorrenza, all’abbisogna. Amici oggi, avversari domani, ritornati amici se strategicamente utili, con un unico obiettivo: “RESISTERE NON MOLLARE”. Lo scoramento è grande e, tentare di eluderlo, sviarlo, nasconderlo è ancora più grave del dichiararlo. Fai o non fai, agisci o non produci nulla, sensibilizzi o te ne resti a guardare è la stessa cosa. Per nascondere responsabilità inadempienze, incapacità s’inventano di tutto. Appelli strappalacrime del cantante o del calciatore del cuore; scienziati utilizzati da imbonitori, financo l’inno nazionale spolverato all’occorrenza col tricolore. Più che quello di Mameli dovremmo intonare la “barchetta dell’Orietta nazionale”. La salvaguardia della “RES PUBLICA” con la “pietas divina” indirizzata a svolgere il proprio dovere nei confronti dello Stato e del suo principale nucleo la famiglia. Ed ecco i richiami all’amor patrio, al dovere di figli, alla famiglia, al lavoro, ai ricchi, ai poveri, ai fortunati ed ai meno fortunati. Reddito di cittadinanza, d’inclusione, della quarantena, universale, planetario…e chi più ne ha …più ne metta.  Così si esorcizza la morte. Disgrazia, tristezza, morte e miserie non consigliano nuove regole per voltare pagina, si tappano le falle con i buoni pasto dai dubbi criteri di ripartizione. Tutti scienziati, tutti virologi, tutti politici, tutti economisti, tutti strateghi. Si sa bene: “quando tutto si è, nulla si ottiene“. Decreti presidenziali, Decreti legislativi, ordinanze, direttive, determine. Si passa da palazzo Chigi ai palazzi dei comuni d’Italia, tutto in delega, tutto in deficit, tutto in promessa, tutto in pagherò. SPERO, PROMITTO e IURO REGGONO -vogliono-l ‘INFINITO FUTURO. Speranze, promesse e giuramenti diverranno obiettivi da raggiungere e certezze da difendere. Saremo protagonisti del nostro futuro, oppure “galleggeremo” aspettando le soluzioni calate dall’alto? Per confondere ed eludere responsabilità precise e dirette, si allargano i fronti coinvolgendo quanto più possibile, di tutto, di più. Sorgono nuove sigle, si sperimentano aggregazioni, come per le matrioske russe o le scatole cinesi, chi più ne ha , più ne metta. Eurobond, coronabond, l’Italia aumenta il proprio debito senza sapere dove e come troverà le risorse per onorarlo. Si ostina a non comprendere l’INESISTENZA dell’EUROPA SOLIDALE PATRIA DELLE PATRIE. Nasce il C.O.C. – centro operativo comunale -Dipartimento Protezione Civile, per definire la catena di comando, flusso di comunicazioni e procedure d’attivare a seguito dell’emergenza Covid 19- per coordinare il volontariato con la “NUOVA CROCE ROSSA PRIVATIZZATA”. L’assistenza al Covid 19, sotto il controllo rigido e ligio del PRIMO CITTADINO, viene delegata al comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana. Storico ente pubblico trasformato in associazione privata (D.Lgs. 178 del 29 settembre 2012 e modifiche ed integrazioni, compreso ricorsi e sentenze costituzionali). Si badi, la nuova CROCE ROSSA ITALIANA di fatto è privata, di principio resta ed è PUBBLICA finanziata con risorse economiche STATALI. La privatizzazione doveva sottrarla alle grinfie della lottizzazione politica dei partiti “PRIMA REPUBBLICA”; nella realtà continua il percorso di controllo e di indirizzo convenzionato con più Ministeri: Sanità, Difesa e Giustizia.  La C.R.I.  -fondata nel 1864-  passa dal controllo politico diretto, nomine calate dall’alto, all’indiretto e sempre in odore di politica, pur se le scelte dei comitati provinciali, da statuto, sono determinate dai volontari e dai soci partecipanti. Anticipazioni miliardarie dello Stato per far fronte alle nuove e vecchie miserie dei meno ambienti, spartizione e moltiplicazione di pani e di pesci. Miserie materiali e miserie morali divenute oggetto di scontro e di patteggiamenti. Chi, come e quando? Coperta intera, logora, utile, inutile, momentanei tappabuchi di future voragini.  Spero, prometto e giuro necessitano della declinazione futura, ma in questo caso non si tratta di “azzeccare” o sbagliare il tempo del predicato verbale. Le umane povertà, i quotidiani bisogni, e non solo di silenziare lo stomaco, non si risolvono col “VOLONTARIATO” che consegna una tantum la spesa di generi di prima necessità.  L’assistenza non può né deve durare in eterno, dall’assistenza si dovrà -prometto- passare all’autodeterminazione del “DIRITTO AL LAVORO” -iuro-. Siamo portati a vederla male, a non vedere un futuro roseo, a non credere nel miracolo del riempimento del bicchiere se nessuno si produce per il liquido da metterci. Il dopo “corona virus”, prima o dopo arriverà, con tanti, tantissimi e non accettabili morti, lascerà ferite profonde e profondissime in chi ha perso i propri cari. Lascerà insegnamenti, indicazioni, proponimenti, non è dato saperlo. Produrrà distinguo, prese di distanza, nuovi avvicinamenti.  O meglio, se tanto mi da tanto e la storia insegna, non lascerà nulla, anzi, il dopo sarà peggio del prima e dell’attuale.

Al punto di non ritorno in cui viviamo non è il caso riproporre la “speranza ” continuando a delegarla ad altri. La SPERANZA è la fiducia d’ottenimento di un bene…, più si desidera, più si spera più genera timore e paure derivate dalla mancata realizzazione.  La speranza non si delega, la speranza si costruisce con le proprie forze, superando paure e timori, consapevole che chi di speranza – delegata ad altri- disperato soccombe.

Gaetano Cellini umanita contro il male 02 AL TEMPO DEL COVID, SCRIVERE CIÒ CHE SI PENSA…NON È POLITICAMENTE CORRETTO…
“L’umanità contro il male” di Gaetano Cellini