CASERTA – Luigi Gaudiosi, presidente di AssoAPI, scrive un comunicato stampa con cui chiede di evitare troppe burocratizzazioni: “In questa emergenza sanitaria, sociale ed economica, il Governo e le istituzioni dovrebbero avere il compito di salvaguardare la salute di tutti, e guardare alle esigenze delle famiglie più povere, delle imprese, dei commercianti, dei cassieri, dei dipendenti pubblici che sono costretti di stare “al fronte”, pur avendo magari un contratto a tempo determinato o a progetto o a tempo parziale. E per continuare ad assicurare l’erogazione di servizi, alla stregua di medici, infermieri e personale sanitario sono esposti al contagio da Covid-19, e con essi le loro famiglie. Molti uffici pubblici scelgono come inderogabili ed indifferibili servizi che non lo sono, mettendo a rischio il proprio personale e che possono essere fruiti attraverso forme alternative quali digitale, webcam, spedizioni ecc. Se si sceglie di adottare lo smart working non vedo perché c’è l’obbligo di rientro in ufficio soprattutto per servizi che possono essere fruiti con metodi alternativi. E credo che le casse integrazioni integrative e straordinarie non siano sufficienti, è un evento straordinario sì ma ha paralizzato l’economia globale, penalizzando molto l’Italia ed alcune sue aree, occorre una modalità più flessibile e smart al passo coi tempi e con la particolare situazione in cui versiamo. Evitiamo assolutamente burocratizzazioni eccessive. La Regione Campania ha previsto il riconoscimento di trattamenti di cassa integrazione salariale in deroga ma occorre l’accreditamento sul portale dedicato e la procedura telematica con tanto di firma digitale e attestare di non poter usufruire delle tutele previste in materia di ammortizzatori sociali dal d.lgs 148/2015 e altre norme, e i datori di lavoro fino a cinque dipendenti sono esonerati dalla condivisione con le organizzazioni sindacali… Ma un povero coltivatore diretto con partita iva e con impresa regolarmente scritta nel Registro Imprese, semmai di vecchio stampo senza studi, può mai capire tutte queste sigle e cavilli? Dovrà rivolgersi ad un intermediario. E le scadenze? E la folla che si creerà eludendo la distanza sociale? Le domande devono passare attraverso i commercialisti, gli studi, i CAF, i Patronati e per chi non ha la firma digitale per firmare la documentazione ed il proprio commercialista non la eroga, deve recarsi agli sportelli e se le Camere di Commercio o altri enti non hanno attivato il riconoscimento da remoto?… non si rispetterebbe più il famoso #iorestoacasa e cadrebbe tutta la quarantena, si innescano file e lungaggini burocratiche ad ogni dove che dovrebbero essere assolutamente evitate, soprattutto in questo momento. Si dovrebbero potenziare le strutture telematiche degli enti destinati a ricevere le domande di ammortizzatori sociali e tutte le altre scadenze dovrebbero essere automaticamente prorogate altrimenti si crea una confusione unica che finirà solo per complicare le dinamiche a tutti i livelli. L’economia è bloccata e alle micro, piccole e medie imprese che costituiscono il tessuto economico irpino, urge liquidità perché allora non dirottare i finanziamenti stanziati dalla Camera di Commercio per il Vinitaly, evento a cui la maggior parte delle imprese della provincia di Avellino solitamente partecipa con grande successo e che vadano a coprire le spese di affitto, e lo sconto sulle utenze per quanto riguarda imprese, unità locali e negozietti? Tutto l’iter burocratico e di autorizzazione dovrebbe essere evitato anche in questo caso. Il Presidente Conte ha stanziato 400 milioni per i Comuni e la ripartizione è determinata dalla densità abitativa e dal reddito medio dei residenti. Per la Campania sono stanziati 50,7 milioni di euro di cui all’Irpinia circa 3 milioni così ripartiti: 309 mila ad Avellino, 191 mila di Ariano, 185 mila a Montoro, a seguire i Comuni con 30-40mila euro. Ora a questo punto i Sindaci devono passare all’azione e distribuirli equamente e coscienziosamente, secondo il vero fabbisogno delle varie realtà locali che conoscono bene, senza però guardare ai colori politici. Le risorse ora ci sono ma devono essere usate scrupolosamente per far fronte soprattutto alle esigenze di tutte quelle famiglie che per il blocco delle attività economiche hanno problemi a garantire anche il pane sulle tavole ai loro cari. Resto fermamente dell’idea che è di assoluta importanza per il tessuto sociale ed economico del Paese non bloccare il settore agro-alimentare e che il Governo dovrebbe agire senza trattare con i sindacati, d’altronde non è una scissione d’azienda ma si tratta di una calamità mondiale.